Toro-Juve '85 e un gol dell'ex Serena

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Non è semplice parlare di derby a chi non è di Torino o non ha vissuto la realtà torinese per qualche periodo della propria vita, basterebbe forse la frase dello scrittore Giovanni Arpino per spiegare il profondo solco che si è venuto a creare tra i due club nel corso della storia: «La Juventus è universale, il Torino è un dialetto. La Madama è un 'esperanto' anche calcistico, il Torino è un gergo». Talmente universale la Juve che il derby potrà contare qualcosa solo in caso malaugurato di sconfitta, e talmente dialetto il Toro che per loro, non può non essere la partita della vita, quella da vincere a tutti i costi, quella contro il potere, contro chi ha i soldi, contro quel destino da sempre inviso al Toro, anche se la sua unica colpa in realtà è quella di averli fatti nascere nella stessa città di chi s’illumina grazie al bagliore di tre stelle. Ma proviamo per un momento a capirli, questi cugini: l’Italia pallonara si divide da sempre tra chi ama la maglia bianconera e chi la odia, e considerate che tra chi la odia c’è sempre qualcuno che per qualche motivo ha un altro avversario con cui scontrarsi; per loro no, per loro c’è solo la Juve da odiare, da guardare con assoluto disprezzo.
 
E se poi un giocatore passa da una sponda all’altra del Po non può non essere considerato come il peggiore dei traditori. La cosa è successa nel passato con Serena, Jarni, Pessotto, con un loro capitano (Fusi), con un torinese cresciuto nel settore giovanile (Balzaretti); ma mai era accaduto che un giocatore, salito dal vivaio a capitano della prima squadra, passasse poi alla tanto odiata Juve, come nel caso di Ogbonna; difficilmente scenderà in campo, ma non è da escludere che i tifosi faranno in modo di non far mancare la loro accoglienza a chi fino a pochi mesi fa costituiva il perno del loro pacchetto arretrato.
 
Il derby del 13 ottobre 1985, proprio come quest’anno, oltre a cadere alla sesta giornata, presentava, tra i bianconeri, un grande ex di turno: Aldo Serena. La squadra di Trapattoni arrivava alla stracittadina nelle migliori condizioni possibili: cinque vittorie nelle prime cinque partite di campionato contro Avellino, Como, Pisa, Verona e Atalanta. Nonostante la Juve avesse cambiato molto in sede di campagna acquisti, Trapattoni non aveva impiegato molto a trovare la giusta quadratura, motivato anche e soprattutto dalla necessità di arrivare alla finale di Coppa Intercontinentale di dicembre, contro l’Argentinos Juniors, nelle migliori condizioni possibili. Erano sì andati via mostri sacri come Rossi, Tardelli e Boniek, ma erano stati sostituiti da Serena, Laudrup, Manfredonia e Mauro, che andarono ad affiancarsi ad altre colonne come Cabrini, Scirea e Platini. Il Torino di Radice aveva invece faticato più del previsto in quel primo scorcio di stagione, raccogliendo due vittorie, due pareggi e una sconfitta nella giornata precedente contro la Roma: il derby veniva quindi a delinearsi come la migliore occasione di riscatto possibile puntando sulla classe di Junior, sulla grinta di Zaccarelli e Dossena  e sperando nella vena realizzativa di Schachner.
 
Dopo l’ingresso in campo delle due squadre, caratterizzato dalla solita scenografia fatta di bandiere, striscioni e coriandoli, rigorosamente divisi tra una parte e l’altra dello stadio, il derby della Mole poteva partire. Neanche il tempo di cominciare a scandire “Aldo segna per noi, Aldo segna per noi”  che Serena prese subito in parola i tifosi della Curva Filadelfia: dopo soli quattro minuti il numero nove bianconero fu davvero fortunato a trovarsi sulla traiettoria di una punizione calciata da Cabrini e a mandare la palla in rete con una deviazione di stomaco tale da spiazzare il portiere granata Martina, nella porta sotto la Curva Maratona, proprio come un anno prima, ma a maglie invertite. Serena aveva infatti deciso con un gran colpo di testa su calcio d’angolo il derby d’andata della stagione ‘84/85 al 90’.  Dopo ventidue minuti di gioco alterno ci pensò poi Platini a raddoppiare realizzando così il suo settimo e ultimo gol in un derby: punizione a girare dalla barriera appena fuori dall’area di rigore che lasciò di sasso il portiere Martina. A quel punto il Toro si gettò in avanti nella speranza di arrivare al gol quanto prima, ma il muro a centrocampo eretto dagli uomini del Trap complicò non poco le cose ai granata che trovarono il gol solo con un altro calcio di punizione: fu Junior a scavalcare la barriera davanti a Tacconi, grazie ad una decisiva quanto involontaria deviazione di Scirea. Il secondo tempo fu molto meno emozionante del primo, anche se il Torino provò in più di un’occasione a pareggiare con Junior e Schachner, trovando però sempre attento Tacconi, bravo a difendere il 2-1 per la sesta vittoria su sei partite.