Vedi Napoli e poi pensa

Cosa hanno in comune queste quattro partite?
Chelsea-Juventus 2-2
Juventus-Shakhtar 1-1
Nordsjælland-Juventus 1-1
Copenaghen-Juventus 1-1

Sono le prime tre partite del girone dell'anno scorso e la prima di quest'anno. In tutte e quattro siamo andati sotto (di uno o due goal) e poi abbiamo portato a casa il pareggio. A volte con gran fatica dopo un lungo assedio (Nordsjælland), altre volte con una giocata estemporanea nell'ultimo quarto d'ora (Chelsea) o a inizio ripresa con seguente successivo assedio, tanto faticoso quanto privo di risultati (martedì scorso). La costante di tutte queste partite è stata l'approccio iniziale sbagliato: troppo timoroso, attendista, circospetto. Finiamo sotto ed è come se ci liberassimo di un peso, e si inizia a giocare o almeno ci si prova. Non credo sia un caso che le ultime tre partite del girone dell'anno scorso siano state affrontate in modo diverso: lì eravamo già in partenza con le spalle al muro, non c'era spazio per troppi tatticismi o, mi si passi la brutalità, seghe mentali: bisognava vincere, senza se e senza ma.

E si è arrivati ad asfaltare i danesi come minimo sindacale richiedeva, a battere con grande dimostrazione di forza il Chelsea e a fare una gran bella figura anche in Ucraina, riuscendo a spuntare addirittura il primo posto nel girone. Quest'anno prima partita e stessa musica: ti aspetti una Juve che parta a testa bassa e trituri questi onesti dopolavoristi già nel primo tempo per poi gestire in tranquillità l'ultima parte di gara, trovi una squadra con le gambe tremolanti, che barcolla, probabilmente con la testa piena di nozioni su quanto sia pericoloso il terzino avversario quando avanza o la seconda punta quando si allarga. Il goal subito arriva come logica conseguenza e solo lì, messa alle strette, la Juve inizia a macinare il suo gioco, anche se con una foga che spesso diventa frenesia e che porta a sbagliare una serie di occasioni talmente clamorose che appellarsi solo alla sfortuna sarebbe riduttivo.

Viene quasi immediato il paragone con l'atteggiamento che ha avuto ieri sera il Napoli al cospetto dei vice campioni d'Europa. Ok, alcuni episodi hanno fatto girare l'inerzia della partita a favore dei partenopei, ma non è questo il punto: è che una squadra senza alcun pedigree europeo si è presentata dinanzi a una delle favorite del torneo con atteggiamento sfrontato, senza timori reverenziali, giocandosela a viso aperto. Si è presentata con una punta, due esterni molto offensivi più Hamsik. E due soli mediani. Ha messo in campo le sue doti, non ha dato l'impressione di patire né il palcoscenico né la caratura dell'avversario. E il campo, alla fine, le ha dato ragione. Se facciamo il raffronto con quanto visto la sera prima viene da farsi il sangue amaro, anche solo limitandoci all'atteggiamento iniziale e senza considerare l'abisso di valori tecnici tra i due avversari. E questo proprio perché sappiamo come il Napoli non possa vantare certo un valore assoluto complessivo superiore a quello della Juventus.

Sarà l'impostazione tattica (a me, non è un segreto, il nostro 3-5-2 non piace, ma non voglio limitare l'analisi a questo solo aspetto: credo sia importante, ma è altresì vero che la partita casalinga col Chelsea fu un capolavoro dal punto di vista dell'approccio, e il modulo era sempre quello), sarà forse una certa attitudine storica della Juventus a trasformarsi in peggio quando calca il palcoscenico europeo. E sì che Conte ha avuto la fortuna di giocare nella Juve che a mio avviso ha rappresentato un unicum rispetto alla sua tradizione europea, la prima Juve di Lippi che andava in giro per l'Europa con la stessa identica mentalità con la quale triturava gli avversari tra le mura italiane: sfrontata, spigliata, aggressiva, decisa, famelica. Tra il '95 e il '98, secondo me, si è vista la migliore Juventus europea di sempre: unico, pesante lascito alla tradizione furono le finali perse, l'idiosincrasia per la partita secca.

Ecco, la sensazione sgradevole è che, almeno in queste partite iniziali dove non si è ancora con le spalle al muro, la Juve di Conte non stia ripercorrendo la strada maestra di quella primo-lippiana ma si abbandoni spesso e volentieri ad eccessivi timori reverenziali e a paranoie tattiche che ne irretiscono i muscoli ma soprattutto la psiche. Sentire il mister che giustifica il cambio ruolo su ruolo tra Peluso e De Ceglie con la necessità di tenere un difensore forte fisicamente che aiutasse a non subire goal su palla inattiva è un po' il riassunto di tutto ciò: il tatticismo esasperato, che porta ad aver paura anche di questi ragazzotti danesi nel momento in cui stai dando il tutto per tutto per ribaltare il risultato.

L'epopea della Juventus di Lippi nacque dopo una sconfitta a Foggia per 2-0. Marcello ha raccontato spesso come, negli spogliatoi a fine partita, giocatori e tecnico si guardarono in faccia e decisero che se proprio bisognava perdere lo si doveva fare in una maniera diversa, con un atteggiamento diverso, allentando le briglie e dando ampio sfogo al potenziale offensivo a disposizione: nacque il 4-3-3 ma soprattutto la mentalità che portò la Juventus a farla da padrone per tre anni tanto in Italia quanto, e senza alcuna differenza apprezzabile nell'atteggiamento, in Europa. Sarebbe bello se una cosa simile accadesse oggi, dopo l'ennesimo avvio balbettante, prima che a farlo ci costringa la classifica. In fondo basta solo riannodare il filo di una tela che si era iniziata a tessere due anni fa e che a un certo punto si è deciso di lasciare a metà.

Twitter: @EpyAle

 

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