Inter-Juve 1984: una vittoria a San Siro per il 21° scudetto

Dando una rapida occhiata a giornali, Internet e tv sembra davvero imminente il momento in cui Moratti lascerà il controllo dell’Inter nelle mani di Erik Thohir; vi sono dunque buone probabilità che questo Inter-Juventus sia l’ultimo per la presidenza Moratti, con la società nerazzurra avviata ad un periodo di transizione verso la nuova proprietà: situazione molto simile a quanto accadde nel 1984, quando Ernesto Pellegrini rilevò l’Inter a gennaio ma dovette poi aspettare la fine della stagione per impostare la nuova linea societaria. La sfida tra nerazzurri e bianconeri del 29 aprile rappresentò comunque il primo derby d’Italia da Presidente per l’allora proprietario di un’azienda che gestiva le mense del gruppo Fiat (proprio per questo apostrofato dall’Avvocato come il 'cuoco che aveva comprato l’Inter').

L’Inter arrivava al big-match della ventottesima giornata molto carica, pur senza l’opportunità di poter combattere per lo scudetto: non le mancava però di sicuro la volontà di fare uno sgambetto all’odiata rivale, visto anche che nel contempo avrebbe potuto racimolare i punti indispensabili per raggiungere la qualificazione alla Coppa Uefa dell’anno successivo. E poi c’era da fare bella figura anche per la presenza in tribuna di Karl-Heinz-Rumenigge, primo grande acquisto dell’era Pellegrini.

La Juventus, dal canto suo, viveva invece un finale di stagione infuocato, come da tradizione. Durante la settimana aveva guadagnato la prima qualificazione ad una finale di Coppa delle Coppe, battendo nella semifinale di ritorno per 2-1 il Manchester United: ma era riuscita a piegare il muro eretto dal portiere Bailey solo al 90’, quando Paolo Rossi, col suo innato fiuto del gol, era riuscito a scagliare in rete il pallone della vittoria su tiro da fuori di Scirea ribattuto dalla schiena di un avversario. Una Juventus reduce dalle fatiche di coppa dunque, ma anche in piena bagarre scudetto: la Roma di Liedholm era staccata di quattro punti e ancora matematicamente in gioco a tre giornate dal termine. Un vantaggio che poteva essere ben amministrato visto che le ultime due giornate non apparivano proibitive e alla luce degli impegni con l’Avellino in casa e a Marassi col Genoa, tanto che Paolo Rossi nel corso della settimana aveva considerato l’Inter come ultimo ostacolo verso lo scudetto: “Anche solo un punto e per lo scudetto è fatta; e quindi possibilità di tirare il fiato prima della finale di Coppa, ma non sarà certo una cosa semplice, la Juve è sempre la Juve e batterla è importante per chiunque".

Non fu pareggio, ma addirittura vittoria, arrivata grazie ad un primo tempo in cui gli uomini del Trap avevano concesso poco o nulla, mostrando a tratti un calcio spettacolare, con Platini e Boniek in giornata di grazia, supportati dalle continue sovrapposizioni di Cabrini e senza rischiare nulla in difesa dove il solito Scirea riusciva a guidare alla grande l’intero reparto. Riprova del bel gioco messo in atto dalla Juve sono sicuramente i due gol: il primo al 25’ nato da un passaggio di Platini per Vignola che, dal limite dell’area e spalle alla porta, si esibiva in tre palleggi prima di scaricare verso Cabrini il quale, a sua volta, faceva partire una fiondata di sinistro che s’insaccava sul secondo palo di un incolpevole Zenga. Al 37’ il raddoppio fu anche più bello: Bini respingeva un traversone dalla sinistra, che però finiva sui piedi di Boniek il quale, in una frazione di secondo, riusciva a vedere l’inserimento centrale di Platini, prontamente servito con un pallonetto di sinistro; aggancio perfetto di 'Le Roi' e tocco di destro alla sinistra di Zenga per il gol del 2-0, che gli avrebbe anche permesso di vincere la seconda classifica cannonieri consecutiva con 20 gol. Raddoppio che la Juve avrebbe potuto ottenere già cinque minuti prima quando Boniek non era riuscito ad impattare di testa una perfetta apertura di Platini, a causa di una plateale spinta di Ferri su cui Agnolin aveva sorvolato. Lo stesso Agnolin puniva invece molto severamente una spinta di Gentile in area di rigore ai danni di Altobelli, accordando, a pochi secondi dalla fine del primo tempo, un penalty trasformato proprio da Altobelli. Anche il secondo tempo cominciò come era finito il primo, con la Juve a dettare legge e un’Inter incapace di trovare le giuste contromisure, tanto da rischiare di prendere il terzo gol al 56' su una botta di sinistro di Vignola respinta da Zenga con i pugni. Purtroppo il mercoledì di Coppa cominciò a farsi sentire e, complici anche Gentile e Rossi non in perfette condizioni, i bianconeri iniziarono ad indietreggiare e a subìre le avanzate dell’Inter, scaturite più da un moto d’orgoglio che da trame logiche; il sussulto nerazzurro non produsse che un paio di conclusioni ben respinte da Tacconi, ma tanto bastò per far dimenticare il primo tempo sontuoso della Juve e per permettere a Radice, ai giocatori nerazzurri e a parte della stampa di parlare di risultato ingiusto e di un’Inter che avrebbe meritato il pari.  

Alla fine della giornata la Juventus manteneva così i quattro punti di vantaggio a due tappe dalla fine, complice anche la vittoria casalinga della Roma sulla Fiorentina; ma ormai solo sette giorni separavano i bianconeri, prima della passerella casalinga contro l’Avellino, dal 21° scudetto; 18 giorni dopo, poi, a Basilea sarebbe stata apoteosi con la conquista della Coppa delle Coppe contro il Porto.