Calciomercato: la situazione in Italia

Come detto nel precedente articolo, il mercato italiano si è segnalato sia per acquisti importanti (Tevez, Higuain, Gomez) che per cessioni eccellenti (Cavani, Lamela, Osvaldo); e soprattutto per una lunga serie di colpi mancati (si pensi ad esempio al vorticoso giro di attaccanti Quagliarella-Gilardino-Borriello o a carenze oggettive come un esterno in grado di dare più qualità alle fasce bianconere). Se il motto di dirigenti e presidenti dell’estate che sta  per concludersi è stato “prima si vende, poi si compra”, da dove vengono i soldi se nessuno può acquistare? Dall’estero, ovviamente, meglio se poi i soldi sono gli sceicchi a versarli, come nel caso di Marquinhos e Cavani acquistati dal Psg, e di Jovetic, sbarcato al Man City.

La Juventus ha però condotto il mercato senza curarsi inzialmente del problema esuberi: Marotta ha infatti consegnato a Conte i nuovi acquisti Llorente-Tevez-Ogbonna già per il ritiro di Châtillon, vendendo solo successivamente Giaccherini, Matri e la compartecipazione di Marrone. Come già detto il mercato juventino sembra essere positivo sia dal punto di vista tecnico che da quello economico (circa 9 i milioni di euro di disavanzo), anche se il mancato arrivo di un grande esterno potrebbe creare problemi non tanto in Italia quanto in Europa. Positiva la politica sui giovani: la Juventus detiene la compartecipazione di Gabbiadini, Berardi, Zaza, Boakye, sperando che almeno un paio di elementi (soprattutto i primi due) possano dimostrarsi in futuro meritevoli di giocare allo Juventus Stadium non da avversari.

Anche quest’anno la più immediata inseguitrice dei Campioni d’Italia sembra essere il Napoli, che però ha cambiato radicalmente la sua strategia: non più una squadra “Cavani-centrica”, tutta difesa e contropiede, bensì un gruppo capace anche di fare la partita grazie ad un mercato che ha portato i vari Albiol, Martens, Callejon, Higuain (per una spesa totale di quasi 60 milioni), il nuovo portiere Reina dal Liverpool (svincolato) e un nuovo tecnico, quel Rafa Benitez che ha spesso vinto trofei e campionati con squadre non di primissima fascia e che invece ad Appiano Gentile veniva denigrato per il suo sovrappeso e per l’eccessiva sudorazione in panchina. Alla squadra azzurra sembra però mancare un grande difensore centrale (a lungo cercato, secondo le indiscrezioni giornalistiche: Astori e Srktel erano i nomi più gettonati) in grado di guidare l’intero reparto gravato anche dalla presenza di Maggio e Zuniga, due terzini che hanno sempre fatto della fase offensiva la loro arma migliore. E poco importa se il saldo tra acquisti ed entrate è di poco negativo: se al 30 giugno 2012 il Napoli faceva registrare un utile netto di 14 milioni, è possibile prevedere che anche nel bilancio 2012-2013 la cessione di Lavezzi possa aver portato degli indubbi vantaggi, mentre sul bilancio della stagione in corso incideranno sicuramente i ricavi da Champions.

Altra realtà importante è la Fiorentina: il duo Pradè-Macia è riuscito a portare in riva all’Arno due giocatori di notevole rilevanza internazionale, come Gomez e Joaquin, oltre a validissimi elementi come Ilicic e Ambrosini. I viola hanno inoltre un tecnico di valore come Vincenzo Montella, che nella scorsa stagione ha posto le basi per un progetto importante e che spera di recuperare appieno anche un talento del calibro di Giuseppe Rossi, dopo i gravissimi infortuni delle passate stagioni. C’è però da dire che la Fiorentina ha perso i suoi due migliori talenti in prospettiva, Jovetic e Ljajic, realizzando così 37 milioni di euro di entrate che le hanno permesso di finanziare proprio gli acquisti di cui sopra più il riscatto di Cuadrado e di chiudere con un saldo positivo di poco meno di due milioni. In queste prime uscite stagionali però è emersa anche la fragilità della difesa: Neto appare inadeguato al ruolo di numero 1 per una società così ambiziosa, e Comper-Roncaglia e Tomovic continuano a girare come trottole impazzite accanto a Rodriguez e Savic, ma nessuno sembra soddisfare le esigenze di Montella. Un portiere e un difensore di qualità sarebbero stati necessari e avrebbero potuto collocare i viola al livello del Napoli.

Per le milanesi invece è stato un mercato molto difficile. Il Milan oltre a Poli, Saponara e Silvestre portati a Milanello nei primi giorni di luglio e al riscatto di Zapata, a Champions acquisita è riuscito a fiondarsi sui ritorni di Matri e di Kakà (dopo un’estenuante trattativa col Cska per il giapponese Honda) e a cedere Boateng allo Schalke 04. Se il saldo delle ultime tre operazioni è stato tutto sommato pari a zero, per le prime tre i rossoneri hanno dovuto sborsare circa 11 milioni di euro. Nonostante l’eccessivo risalto mediatico del ritorno di Kakà, credo che il brasiliano, nel ruolo di trequartista possa dare molto di più del giocatore ghanese (insopportabile poi il dover ascoltare in sottofondo Moonwalk di Micheal Jackson ad ogni servizio televisivo sull'ex-rossonero, noto ormai più per la sua bella fidanzata, per le dote ballerine che per quelle tecniche, sopravvalutate a mio avviso da certa stampa amica). L’ Inter ha invece vissuto un’estate più col pensiero rivolto alla vicenda Thohir che al mercato: troppo poco gli arrivi di Campagnaro, Taider, Belfodil, Icardi e Wallace, dopo aver inseguito per settimane Isla, con un Mazzarri a schierare sulle fasce  Jonathan e Nagatomo. Il fatto poi  che davanti il tecnico livornese, in attesa di Milito, stia dando fiducia ad Alvarez a supporto di Palacio è indicativo del valore degli acquisti di Belfodil e Icardi (costati comunque 13 milioni circa di cartellino). Inutile dire che il valore aggiunto di questa rosa è il suo tecnico, che le ha dato da subito compattezza e grande spirito di gruppo.

Le romane hanno invece vissuto una situazione diametralmente opposta: Lotito e Tare hanno pensato soprattutto ad integrare l'undici base che ha trionfato in Coppa Italia facendo mercato all'estero, e portando a casa buoni giocatori come Biglia, Felipe Anderson e altri assolutamente sconosciuti come Perea, Vinicius e Berisha. Alla Lazio è mancato sicuramente l'acquisto di un vice-Klose, con la trattativa per Ylmaz ad infiammare gli ultimi giorni di mercato e saltata apparentemente per problemi di compenso al procuratore (Lotito non poteva dargli il compenso di Supercoppa?) e quello di un forte centrale: Dias e Biava hanno un anno in più, Novaretti a Torino non è certamente sembrato all'altezza e la Juve, sia in campionato che in Supercoppa, ha dato la sensazione di poter colpire la difesa biancoceleste in ogni momento. La Roma ha dovuto fare i conti con un bilancio assolutamente negativo: la semestrale al 31/12/2012 faceva segnare un patrimonio netto negativo per oltre 70 milioni, assolutamente non in linea con i parametri del FFP. Il "sogno americano" di una proprietà in grado di comprare campioni e ripianare perdite di bilancio come sceicchi e magnati si è tramutato in un brusco risveglio: le cessioni, in una sola sessione, di Lamela e Marquinhos, e anche di Stekelenburg e Osvaldo (ormai ai ferri corti con il tifo giallorosso ), hanno fruttato oltre 100 milioni reinvestiti solo in parte in  De Sanctis, Benatia, Jedvaj, Strootman e Ljajic. Alla fine del mercato la Roma ha fatto registrare un saldo positivo entrate/uscite di ben 38,6 milioni di euro. La qualità della squadra di Garcia (tecnico con un curriculum ben diverso da quello dei suoi predecessori e possibile tecnico rivelazione) è sicuramente calata, ma ancora più che sufficiente per ambire ad un posto in Champions League.

Il resto della ciurma è stato invece caratterizzato da vendite e operazioni minori che sembrano aver aumentato la forbice con le big; solo l'Udinese ha le potenzialità per essere nuovamente una sorpresa in virtù della sola cessione di Benatia (che ha fruttato oltre 13 milioni) e dell’assenza d’impegni infrasettimanali, visto che anche il Catania, rivelazione dell’ultimo campionato, è uscito da questo mercato piuttosto indebolito: via Marchese, Lodi e Gomez, dentro Monzon e Tachtsidis. Definire anche quest’anno il campionato italiano come quello più difficile del mondo rappresenta, a mio avviso, una visione del tutto miope del panorama calcistico europeo, fatto di società organizzate e con una pianificazione chiara e definita in anticipo.