Felipe Melo: fine del bagno di sangue

MeloCon l’annuncio della cessione definitiva al Galatasaray per una cifra di 3,75 milioni di € eventualmente aumentabili di altri 0,5 (bonus) si è conclusa l’avventura juventina di Felipe Melo, ma soprattutto sono terminati gli effetti economici deleteri che la sua acquisizione ha generato sui bilanci societari: dal 2009 a oggi è stato un vero e proprio bagno di sangue, che andiamo brevemente a ricapitolare.

Nei primi giorni di luglio del 2009 il giocatore era reduce (un po’ come Giaccherini ai giorni nostri) da un’ottima Confederations Cup e l’allora Direttore Sportivo della Fiorentina Pantaleo Corvino, fiutando l’affare, aveva fatto apporre al contratto del nazionale verdeoro la clausola rescissoria di 25 milioni di euro che la dirigenza bianconera del tempo (J.C.Blanc e Alessio Secco) decise di pagare per intero. Sommando gli altri costi dell’acquisizione (commissioni ecc.) i diritti alle prestazioni sportive del brasiliano vengono iscritti a bilancio per la cifra monstre di 26.159.000 €. Il contratto è di cinque anni, il che significa che per ogni esercizio la Juventus imputerà nel Conto Economico un costo di ammortamento di 5.231.800 €.

Felipe Melo gioca nella Juventus per due stagioni, che si riveleranno disastrose. La squadra finisce per due volte consecutive settima, prima nella stagione con Ferrara e Zaccheroni, poi in quella con Del Neri. In mezzo c’è quindi il cambio di guida societaria, dalla gestione Blanc a quella Agnelli/Marotta. Dopo la prima stagione in bianconero Melo disputa il Mondiale sudafricano con la Nazionale brasiliana allenata dal suo mentore Carlos Dunga e sarà quella la sua ultima apparizione in verdeoro. Il mondiale va malissimo, Melo si fa pure scioccamente espellere contro l’Olanda, Dunga passa la mano e i rapporti tra Felipe Melo e la Seleçao finiscono lì. Anche questo particolare contribuisce a far precipitare  il valore del giocatore, oltre ovviamente alle due stagioni disastrose in maglia bianconera. Dopo due anni di contratto Felipe Melo è costato alla Juventus quasi 10,5 milioni di ammortamenti (oltre a 7 milioni annui lordi di ingaggio) e ha un valore residuo a bilancio di circa 15,7 milioni. Valore ovviamente di molto superiore a quello di mercato, e infatti non si trova nessuna squadra disposta a investire quella cifra per un calciatore che nel frattempo è finito fuori dal progetto tecnico della nuova Juventus targata Antonio Conte.

Inizia così, a giugno 2011, l’operazione “limitare i danni”. Il giocatore ha pochissimo mercato, d costi elevatissimi e per lui posto nella nuova Juventus non ce n’è più. E’ in pratica una ferita economica sanguinosissima che dovrà essere tamponata alla meno peggio fino alla scadenza del contratto in essere, il 30 giugno 2014.

Per la stagione 2011/2012 viene ceduto in prestito oneroso al Galatasaray, per 1,5 milioni di €. Viene fissato un diritto di riscatto molto elevato (13 milioni) che ovviamente la squadra turca non eserciterà. La Juventus risparmia sull’ingaggio ma paga, per un calciatore che non utilizza, un costo vivo pari alla differenza tra l’ammortamento (che, essendo il giocatore in prestito, spetta alla Juve) e la cifra incassata per il prestito: 5,231 – 1,5 = 3,731 milioni di costo per l’esercizio 2011/2012.

A giugno 2012 la Juventus, appurato che non si sono aperte altre possibilità per la cessione definitiva del giocatore nonostante la buona stagione disputata in Turchia, e che l’unica rimane il rinnovo del prestito oneroso col Galatasaray, decide di allungare di un anno il contratto del giocatore, portando la scadenza a giugno 2015. Perché? La ragione è quella di abbattere il costo del’ammortamento annuo, spalmandolo su un ulteriore anno di contratto. Si passa quindi da 5,2 milioni a poco meno di 3,5 milioni. Col nuovo prestito oneroso accordato al Galatasaray per 1,75 milioni il costo vivo che la Juventus subisce per il secondo anno consecutivo per un calciatore che non utilizza è di 1.735.000 € (anche qui si è sottratto dal nuovo ammortamento l’ammontare del prestito). In due anni, dunque, la Juventus non paga l’ingaggio del calciatore (non certo un successo, considerato che gioca per un’altra squadra) ma sostiene un costo vivo (e infruttuoso) di 3,731 + 1,735 = 5.466.000 €.

Si arriva così ai giorni nostri, e va da sé che nemmeno questa volta il Galatasaray (nonostante una nuova stagione tutto sommato positiva di Melo in maglia giallorossa) ritiene congruo il prezzo di riscatto che era stato fissato a 6,5 milioni. Questa volta si raggiunge però l’accordo per la cessione definitiva, come ricordato all’inizio, per una cifra di 3.750.000 € pagabili tutti nell’esercizio 2013/14, ai quali si potrebbero aggiungere ulteriori 0,5 milioni di bonus. Il valore residuo di bilancio era di quasi 7 milioni (6.970.000 € per la precisione), l’ultimo costo del bagno di sangue è quindi una minusvalenza di  3,22 milioni di €. Se maturassero i bonus, ci sarebbe una sopravvenienza attiva di mezzo milione.

In definitiva quindi, dopo le due stagioni iniziali nelle quali il giocatore è stato un costo spropositato in rapporto alle prestazioni sul campo (circa 10,5 milioni di ammortamenti in due anni), la Juventus chiude l’affare Melo rimettendoci quasi 8,7 milioni negli ultimi due esercizi nei quali non ha comunque usufruito delle prestazioni del mediano brasiliano. Di sicuro è stato un bagno di sangue, le cui colpe sono in larga parte attribuibili al costo iniziale elevatissimo in rapporto al valore del giocatore, che si è poi ulteriormente depauperato nel corso della durata del contratto. A queste condizioni, si poteva fare meglio? Si poteva limitare ulteriormente il danno o addirittura ricavarci qualcosa? Molto, molto difficile. Quasi impossibile, credo. Ma ogni opinione è legittima, non essendoci alcuna controprova.


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