Mercadiario/5 - Carlitos way

GallianiE al settimo tentativo Beppe Marotta non si riposò affatto, anzi.... Ci ha dato dentro di brutto e alla fine è riuscito in ciò in cui aveva fallito nelle precedenti tre sessioni di mercato estive e altrettante invernali: portare alla Juventus, finalmente, un grande attaccante di caratura internazionale. Carlitos Tevez detto l’Apache è un giocatore della Juventus, e io che da queste pagine non ho certo lesinato critiche e sarcasmo nei confronti del d.g. della Juventus che nei tre anni precedenti era sempre andato più o meno vicino ai grandi attaccanti senza mai riuscire a sferrare il colpo decisivo, questa volta non posso far altro che applaudire soddisfatto. Dei tre nomi che si facevano quest’anno e che temevo fossero i successori dei vari Dzeko, Agüero, Van Persie, il ventinovenne argentino era di gran lunga il mio preferito. Ma ciò che più rileva è che, con buona dose sicurezza, Carlitos fosse anche il preferito di Antonio Conte. Anzi, direi che si tratti di un suo vero e proprio pupillo, tanto che negli anni scorsi, quando ammoniva la tifoseria di restare coi piedi per terra perché non erano certo arrivati i cosiddetti “top players”, il primo nome che faceva come esempio era quello dell’Apache. Si tratta quindi di un rinforzo importantissimo nella doppia ottica di consolidare la supremazia interna che dura da due anni e innalzare il livello di competitività in campo internazionale.

Carlos Tevez non è certo un giocatore che abbia bisogno di presentazioni: sono note le sue qualità tecniche quanto quelle caratteriali, in campo e fuori. In campo è un degno interprete della famosa “garra” argentina, un lottatore indomito e cattivo (in senso buono) che dà tutto in campo e, cosa rara per atleti della sua caratura tecnica, possiede un elevato spirito di sacrificio che mette al servizio della squadra. Non è certo una prima donna svogliata, anzi. Fuori dal campo, si sa, ha spesso dimostrato qualche eccesso, ma proprio lì starà la doppia bravura di mister Conte: se riuscirà a stabilire un grande feeling col giocatore (come accadde ad esempio a Ferguson nei due anni in maglia rossa dell’apache) le ferree regole comportamentali di casa Juventus potranno non essere un problema. Tatticamente credo che l’utilizzo che più potrà esaltarne le qualità sarà quello di seconda punta nel 3-5-2 oppure, se si tornerà alla difesa a quattro, in appoggio alla punta centrale in un 4-3-2-1 (es: lui e Vucinic -o Jovetic, se dovesse arrivare- a giostrare dietro a Llorente). Vedo invece più complicato collocarlo come punta esterna in un 4-3-3: Tevez ha sempre prediletto partire da zone più centrali e poi svariare in lungo e in largo sul fronte offensivo, piuttosto che essere relegato sulle corsie esterne.

Dal punto di vista economico si tratta di un’operazione di ottimo livello: il rapporto qualità prezzo è molto vantaggioso, e ciò è stato agevolato dal fatto che il contratto che legava Tevez al Manchester City scadesse nel 2014. In assenza di dati ufficiali girano cifre che spaziano dai 9 mln più 3 di bonus ai 12 più 3, comunque sia un esborso a mio avviso inferiore rispetto al valore assoluto del calciatore. Si avvia ad essere il tesserato più pagato della rosa e questo potrebbe avere ripercussioni a livello di monte ingaggi, qualora si dovesse generare una spirale di richieste di adeguamento, ma questo è un problema al quale eventualmente dovranno far fronte i manager e non certo noi tifosi. Ora, piuttosto, la Juventus si ritrova ad avere un reparto offensivo composto da sette giocatori (Llorente, Tevez, Vucinic, Matri, Quagliarella, Giovinco e Gabbiadini): decisamente troppi, a maggior ragione se, come sembra, si vorrà mettere sulla già prelibata torta una ciliegina di nome Jovetic. La sfida delle prossime settimane, quindi, sarà quella delle cessioni: Gabbiadini e almeno uno tra Matri e Quagliarella dovranno essere ceduti, con la speranza che la situazione di esubero non porti a valutazioni troppo al ribasso e sanguinose minusvalenze. Se poi dovesse arrivare anche il giovane montenegrino, credo sia assai probabile che a salutare possa essere il suo connazionale di sei anni più vecchio, sia per ragioni di cassa (è quello dal quale si potrà spuntare un introito maggiore) che di coesistenza tecnica (difficile che Vucinic sia disposto ad avere davanti a sé tre seri rivali per una maglia da titolare, con l’ipotesi di guardare diverse partite dalla panchina).

Alcune considerazioni le vorrei infine dedicare all’aspetto mediatico di questa trattativa. Beppe Marotta in questo affare si giocava tanto, oltre che per i colpi falliti nel recente passato anche per la concorrenza esercitata dal Milan sul giocatore. Se Tevez fosse andato al Milan, squadra che non vince lo scudetto da due anni e che non è sicura di approdare alla fase a gironi della prossima Champions League, per la Juventus, ma in particolare per il suo d.g.,  sarebbe stato un grosso smacco. L’esito finale dell’affare, invece, si è rivelato un trionfo mediatico per Marotta e un grande colpo all’appeal del manager brianzolo, che inseguiva Tevez da almeno 18 mesi e se lo vede ora approdare nelle fila della maggiore concorrente interna. Adriano Galliani è uno cui piace molto mediaticizzare le trattative importanti e questo anno e mezzo di vano inseguimento è stato per lui un lungo calvario. Dapprima la famosa foto del gennaio 2012, che lo ritraeva a Rio de Janeiro a pranzo col giocatore e l’agente Kia Joorabchian, viatico ad un finale apparentemente scontato ma che invece naufragò proprio sul filo di lana per l’intransigenza di Berlusconi che si oppose alla contestuale vendita di Pato al Paris Saint-Germain. Da allora quella foto non ha più smesso di perseguitare Galliani che però, evidentemente in cerca di rivincite personali, ha provato a rifarsi in extremis contando su un presunto patto d’acciaio col giocatore e il suo entourage. Ha voluto giocare il tutto per tutto prima mostrando a un auditorio di giornalisti amici un sms nel quale Tevez gli giurava fedeltà eterna e poi spettacolarizzando un incontro milanese con Joorabchian avvenuto a favore di telecamere, quasi a voler ribadire la sua posizione di forza riguardo ai destini dell’attaccante argentino. La Juve, in questo scenario, ha mantenuto saggiamente una posizione defilata, ha compiuto i suoi passi al riparo dai riflettori mentre Galliani si affannava invano a vendere i suoi attaccanti in esubero per racimolare il cash utile a concludere l’affare; e alla fine di un lungo lavoro preparatorio ha sferrato l’attacco decisivo che le ha consentito di portare il calciatore sotto la Mole nel giro di 24 ore. Il tutto mentre l’a.d. milanista, capita la mala parata, compiva un’affannosa inversione a U dichiarando improvvisamente che Tevez non era più un obiettivo rossonero. A risultato acquisito penso si possa dire che la strategia di Marotta e dei suoi collaboratori sia stata perfetta e abbia portato a un successo non solo tecnico ma anche mediatico, quindi doppiamente avvilente per i rivali che proprio dell’appeal mediatico del Milan hanno sempre fatto vanto. E’ bello sapere che la prima foto che ritrarrà Marotta e Tevez sarà quella con in mano la maglietta della Juventus, mentre di altri rimarrà solo un infausto pranzo sudamericano e un sms memorizzato sul cellulare, magari accanto alla foto del goal di Muntari.


Twitter: @EpyAle