Le opportunità di Marotta e i fu fu di Branca

Agnelli e MarottaMi manca il campionato. Ieri sera ho dovuto accontentarmi di uno spicchio della finale di Coppa di Germania e di qualche briciola dell’ultima giornata di Liga spagnola, consapevole di assaporare quel gusto di calcio giocato che potrò ritrovare solo con l’inizio della nuova stagione. Mi dicono dalla regia che c’è pur sempre la Confederations Cup, ma qualcuno mi capirà se la considero alla stregua di un inevitabile marchettone. Quello che mi interessa di più è che i giocatori non si infortunino. Io li vorrei già in vacanza tutti per ritrovarmeli abbondantemente riposati e vogliosi alla ripresa degli allenamenti. Per me il calcio è soprattutto quello dei club. La Nazionale mi è andata di traverso con i magheggi dell’estate di Calciopoli. Non mi sono ancora ripreso.

Sfoglio i giornali e si parla solo di calciomercato. Questi ci hanno presi tutti per cerebrolesi. Continuano a scrivere sempre le stesse cose, le notizie sono poche o sono nulla, eppure continuano a riempire in questo modo i giornali. Poi si lamentano se le vendite calano. Figurarsi se riflettono sull’esigenza di rendere più interessante e formativo un giornale, magari pensando a un’inchiesta, ad approfondimenti che ormai si trovano paradossalmente più in rete che su quotidiani già vecchi di notizie quando escono. A fare il loro gioco ci sono dirigenti come Giuseppe Marotta. Sempre educato e sempre disponibile con i giornalisti. Sempre a ripetere le stesse cose da quando, in una primavera per lui magica, è approdato alla Juventus. Ogni estate con le interviste che rilascia contribuisce a far girare intorno alla Juventus decine di nomi. Sembra che tutto sia sempre sotto controllo, poi puntualmente i migliori se li prendono gli altri e alla Vecchia Signora del calcio italiano rimane quello che è avanzato.

Certo al suo posto non vorrei uno come Marco Branca. Se fossi un’interista mi chiederei ogni giorno “Marco Branca perché?” senza darmi una risposta. Però di Branca mi piace quel suo modo di sfilare davanti ai microfoni senza rilasciare dichiarazioni o al massimo sbiascicando qualcosa di incomprensibile e affrettando il passo. Pare Fiorello quando faceva “fu fu” in faccia alle telecamere. Che starà combinando Branca? Non lo sa nemmeno lui. Anche perché vai a capire se l’Inter da qui a una settimana sarà ancora di Moratti o passerà in altre mani. A fare due conti si capisce perché l’ingrato tifoso interista guardi con favore all’ipotesi indonesiana, ma si sa che Massimo Moratti è imprevedibile quando si tratta di Inter. Ci si può aspettare di tutto da uno che si è inventato le fobie che hanno portato il calcio italiano ai disastri di Calciopoli.

Rafa Benitez al Napoli mi piace. E’ un allenatore che ha fatto bene ovunque tranne nell’Inter ancora ubriaca di triplete nella quale si è trovato impotente a lottare soprattutto contro il fantasma di Mourinho. Il Napoli ha scelto bene. Va dato atto a quel trombone di Aurelio De Laurentiis di essere bravissimo nelle scelte e di saper guidare come pochi altri in Italia una società di calcio. Quanti sanno coniugare i successi sportivi con quelli finanziari si possono contare sulle dita di una mano e ti avanza pure qualche dito. Alla Juventus ce n'erano due bravissimi qualche anno fa, ma li hanno tolti di mezzo, pur consapevoli di ferire a morte la più importante società del calcio italiano e di penalizzare tafazzianamente tutto il movimento nostrano al cospetto del calcio europeo e mondiale.

La Roma sta ancora appesa alla scelta dell’allenatore. Massimiliano Allegri - è ufficiale da Arcore - rimane al Milan, come in realtà desiderava. Ai dirigenti della Roma sembra che non importasse essere trattati come un ripiego. Cosa che non si converrebbe per una grande società. Ma che questa Roma non lo sia una grande società risulta evidente dai deludenti risultati sportivi di questo nuovo corso. C'è da chiedersi come possa un dirigente come Franco Baldini rimanere al suo posto dopo il disastro tecnico ed economico addebitato alla società giallorossa. Scelte manageriali rivelatesi scellerate e bilanci deficitari non bastano a dimissionarlo. Sembra evidente che gli interessi in ballo vanno oltre quelli calcistici. Da esterno all’ambiente mi domando come abbiano fatto a lasciarsi sfuggire un allenatore come Vincenzo Montella. Forse la proposta di un triennale all’allenatore e uno sconticino su Osvaldo potrebbe far perlomeno riflettere la società gigliata e il suo attuale allenatore sul da farsi. Ma si può mai pretendere da un 'orgoglione' di tornare sui propri passi quando potrebbe pure essere troppo tardi?


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