Contabilità della verità

AgnelliLa Juventus ha ricevuto gli onori del Comune di Torino per la conquista del 31° scudetto. Nel replicare al Presidente del Consiglio Comunale Giovanni Ferraris, che nel suo discorso aveva parlato di 29 scudetti (e se in Comune leggono il quotidiano di proprietà della famiglia Agnelli, come dar loro torto…), Andrea Agnelli ha ribadito come per la società gli scudetti siano 31, anche se comprende che in sedi istituzionali si faccia riferimento all’albo d’oro ufficiale della Figc. Nel farlo ha utilizzato la locuzione “contabilità della passione”, contrapposta a quella ufficiale, e di scudetti che si hanno nel cuore.

Comprendo come quello di Agnelli possa essere stato un modo sbrigativo per marcare una differenza, ma devo dire in tutta franchezza che è un’espressione che ho trovato assai infelice. Non mi piace perché rimanda (anche se, almeno spero, non era quella la volontà del Presidente) a un pensiero che mi pare si vada diffondendo anche in seno alla Federazione, una sorta di compromesso dialettico. Leggete cosa dichiarava il 7 maggio il Direttore Generale della Figc Antonello Valentini (presente ieri all’inaugurazione della mostra dedicata ai 90 anni del legame tra la Juventus e la famiglia Agnelli):

“Sul piano sportivo la Juve è un club che onora lo sport italiano, un fiore all’occhiello - premette il direttore generale della Figc - Questo non toglie che le regole vanno rispettate. Una cosa è la passione, l’amore, e quello non si discute; un’altra sono le regole, e anche quelle non si discutono. Gli juventini stessi dicono che gli scudetti sono 31 per il cuore…“.



“Passione”, “31 nel cuore”, “lo dicono gli stessi juventini”. Sarà una coincidenza, ma è alquanto sinistra. Come dire: ok juventini, chiudiamo la polemica, voi continuate a rivendicare il numero in quanto tale, come espressione di un sentimento, ma nulla più. Tutto ciò non è accettabile, perché è un compromesso al ribasso, oltre che una presa in giro. Ed è auspicabile che il Presidente della Juventus eviti in futuro di usare certe espressioni che, per quanto mi riguarda, suonano finanche offensive. Gli scudetti sono 31 mica perché siamo tifosi e abbiamo passione, o perché il 28° e il 29° ce li abbiamo nel cuore. Non è un fatto romantico, non è fatto di cuore e nemmeno di pancia (quanto volte, Presidente, l’hanno accusata di parlare alla pancia della tifoseria, quasi a significare che sostenesse certe tesi solo per lisciare il pelo agli umori più estremi del tifo juventino). Sono 31 perché sono stati vinti tutti e 31 in maniera LIMPIDA. Anche il 28° e il 29°. Per uno le sentenze dicono che non esistono prove di alterazione delle partite, ma ci si trova “al limite della sussistenza del reato di tentativo”. Sull’altro, invece, non c’è stata nemmeno attività di indagine: ci è stato sottratto indebitamente da Guido Rossi per assegnarlo a chi era e arrivato terzo a 15 punti di distanza ed era, si è poi scoperto, tutto fuorché illibato. E questi concetti li ha in passato ribaditi lo stesso Presidente Agnelli, in più di una circostanza.
Quindi altro che contabilità della passione, Presidente. Sì, è la passione quella che ci ha mossi nel 2006 per studiare le carte quando avevamo capito che le cose come ce le avevano raccontate non quadravano. Ma con quei due scudetti la passione non c’entra nulla. Sono nostri per una questione di verità, perché i fatti sono andati diversamente da come li hanno voluti dipingere le sentenze sportive e le istituzioni che successivamente si sono chiuse a riccio, rifiutando di prendere atto dell’evidenza dei fatti nuovi che andavano via via emergendo. Capisco che spiegare tutte le volte questi concetti possa risultare noioso, in certi contesti anche fonte di imbarazzo da parte Sua. Ma è la verità, Presidente, e va difesa ad ogni costo. Non derubrichi più il tutto a “contabilità della passione”, un concetto vagamente elkaniano, fratello (anzi… cugino) di “Scudetti che abbiamo vinto ecc.”. Parli, semmai, di contabilità della verità.