E’ una questione di qualità

MarottaMaggio è arrivato e, come da tradizione, per noi juventini molto spesso questo equivale a festeggiare. La Juventus di Antonio Conte ha conquistato il suo secondo scudetto consecutivo e il trentunesimo della sua gloriosa Storia. In realtà, però, è già qualche mese che sui media impazza il tam tam riguardante la Juve del prossimo anno: arriverà il tanto agognato “top-player”? Ma soprattutto: Antonio Conte resterà sulla panchina della società bianconera o, come dicono alcuni, sarebbe pronto ad accettare le lusinghe di qualche squadrone europeo?

Ecco come risponde il diretto interessato durante la conferenza stampa (video 1 e video 2) pre Juve-Palermo: “E' giusto sedersi, è giusto valutare, sono normali situazioni che devono avvenire e sono situazioni che poi ci permettono di programmare e capire che cosa si dovrà fare l'anno venturo. Perché, ripeto, veniamo da due stagioni straordinarie dove fare di più diventa molto difficile, allora io dico: l'anno prossimo sarà difficilissimo alzare l'asticella. Dovremo essere pronti, preparati ed è giusto capire cosa ci aspetta, per il rispetto di tutti, iniziando dai tifosi. Per rispetto mio nei confronti della società, per rispetto mio come allenatore e nel rispetto dei calciatori". E ancora: “Io penso che sia giusto dire che l'uomo Antonio Conte sicuramente vuole rimanere al 100% alla Juventus. L'uomo Conte. Poi c'è il professionista. Il professionista, deve, per rispetto nei confronti dei tifosi, della società, di se stesso e dei propri calciatori, avere chiara tutta la situazione. Questo è molto importante. L'uomo Conte vuole restare al 100%, poi c'è il professionista che per il bene di tutti comunque ha bisogno di sedersi, di confrontarsi, di capire, soprattutto perché veniamo da due anni straordinari, l'asticella si sta alzando sempre di più ed io per rispetto nei confronti di tutti, iniziando dal presidente Andrea Agnelli, per cui ho una grandissima stima, perché mi ha dato l'opportunità di essere l'allenatore di questa squadra in questi due anni e di vincere. Ho bisogno comunque, a bocce di ferme, di confrontarmi per il bene dei tifosi, per il bene della società, per il bene mio e dei calciatori, perché è importante avere sempre le idee chiare".
Nulla di allarmante per carità, ma da queste parole forse dovrebbero scaturire alcune riflessioni. Antonio Conte ha preso in mano la Juve quando era in ginocchio, ridotta così da una Farsa infame che mirava a distruggerla all’esterno ma, soprattutto, all’interno, le ha infuso nuovamente quello spirito vincente che le è proprio e le ha dato un’organizzazione tattica e un gioco che raramente si sono visti a Torino (anche nei momenti più belli). Antonio Conte, in questo momento, è uno degli allenatori emergenti più bravi e preparati d’Europa. Ma soprattutto Antonio Conte, da gobbo purissimo qual è, conosce bene l’obiettivo storicamente preponderante della Juventus: l’eccellenza. Chi ha condotto le campagne acquisti dal 2010 ad oggi può garantire questa eccellenza? Sicuramente va dato merito all’attuale direttore generale di aver posto le basi di una squadra vincente con gli acquisti dei vari Pirlo, Vidal, Barzagli, Lichtsteiner, Vucinic e Pogba (quest'ultimo con la decisiva intermediazione di Pavel Nedved). Ma come dimenticare i Krasic, gli Elia, i Motta, gli Anelka e i Bendtner con i rispettivi esborsi economici (volendo tralasciare la “sciagura” Martinez)? Quel che preoccupa, però, è la certificata propensione a non saper trattare con i grandi giocatori e le relative squadre estere, il non saper porsi da “Juve” nel mercato internazionale. Una mentalità che un dirigente della Juventus non può permettersi. Antonio Conte è stato Capitano di una Juve diretta con grandissima maestria dal gruppo dirigente più preparato e vincente degli ultimi 25-30 anni almeno. Gente alla quale è stata data in mano la Juventus pretendendo che si vincesse senza nemmeno un aumento di capitale, gente che doveva vendere per comprare. Vendere bene, ma soprattutto non poter permettersi il lusso di sbagliare quando si andava a reinvestire, pur sapendo anche sborsare cifre importanti quando ne valeva la pena. E il tutto senza ricorrere ai trucchetti finanziari cui ricorrevano regolarmente le avversarie di quella Juve per cercare di starle dietro. E’ questo il modello da imitare, è questa la strada da seguire affinché la rinata Juventus di Antonio Conte ed Andrea Agnelli torni ad essere competitiva in Europa. Non è un caso che il mister abbia regolarmente panchinato una buona parte dei rinforzi portatigli dal suo direttore generale (Krasic, Elia, Anelka, Bendtner), così come non è un caso che, dopo la sonora batosta col Bayern Monaco, abbia più volte rimarcato (con malcelato rammarico) la superiorità qualitativa degli avversari.

E’ ora di sedersi tutti insieme a quel tavolo e mi auguro che il Presidente Agnelli dia al “professionista Conte” tutte le garanzie che chiede. Se lo merita perché è l’artefice principale della rinascita juventina, l’unico in grado di riportare la Juventus ai livelli precedenti la distruzione della squadra attuata da quel “gruppo di potere che vuole mettere le mani sul calcio”. E’ un lavoratore instancabile Antonio Conte, come lo è stato in quel magnifico centrocampo da giocatore, come lo è stato quando ha fatto la gavetta ad Arezzo, Bari, Bergamo e Siena. Uno che i successi e le vittorie se li è sudati tutti e vuole continuare a sudarseli. Perché, con tutto il rispetto per il “professionista Conte”, noi amiamo soprattutto “l’uomo Conte” e sappiamo che il suo vero obiettivo è vendicare quella maledetta traversa di Manchester più di dieci anni dopo. Sì, ci sieda pure a quel tavolo per programmare il futuro e se magari qualcuno in scadenza di contratto dovesse mancare, ce ne faremmo una ragione. Dopo tutto, come cantava un gruppo italiano negli anni ottanta, “è una questione di qualità”. Che poi è come voler dire “è una questione di Juve”.