Il bambino targato Jeep

AgnelliLa storia della Juventus ha ripreso il suo corso naturale, come un meraviglioso e placido fiume che scorre lungo i suoi argini.
Il fiume, almeno per il sottoscritto, è simbolo di forza, sicurezza, serenità, costanza, come il suo scivolare per l’eternità.
La storia della Juve, e quindi anche quella della squadra di Agnelli e Conte, possiede tutte le caratteristiche attribuite al mio fiume, quelle che l’hanno portata ad emergere nei tempi passati e anche contemporanei degli ultimi due anni.
A questi importanti lati positivi, assoluti pregi, aggiungerei altre due caratteristiche decisive: la serietà e la forza di reazione, che la Società bianconera ha sfoggiato dopo il cataclisma “Farsopoli”.
Immaginiamo adesso che un giovane tifoso juventino di circa dieci anni, un “bambino vestito di bianconero targato Jeep”, estragga dalla libreria il gigantesco volume “Storia della Juventus”, aggiornato a questi giorni.
Inizierà a sfogliarlo e subito scoprirà una panchina, da dove ha preso inizio, nel 1897, una storia meravigliosa di un club nato di colore rosa, che in seguito ha lasciato il posto al “bianco che abbraccia il nero”.
Scoprirà una squadra che iniziò a vincere cinque scudetti consecutivi con i suoi Combi, Rosetta e Caligaris, pentacampione dal 1930 al 1935, quando, ancor giovane, iniziò a graffiare e fece capire da subito a tutti gli avversari che sarebbe stata lei a fare da locomotiva al calcio italiano.
Rimarrà colpito dal “Sire di Barengo”, Giampiero Boniperti, che guidò da calciatore una Juve stratosferica in cui figuravano due tipetti niente male: Omar Sivori e John Charles.
Continuerà ad apprezzare le gesta di Boniperti anche da dirigente, in veste di Presidente della Juve degli anni Settanta, quella squadra un po’ farfalla e un po’ austera che illuminò un decennio calcistico con le proprie gesta e nella quale figuravano campioni che avrebbero lasciato il segno per sempre: Bettega, Causio, Tardelli, Cabrini, Scirea, Zoff, Gentile, con la loro chioccia, il muro di centrocampo: Giuseppe Furino.
Ed eccolo, Platini, che, insieme ai Campioni del Mondo di España 1982, continuerà a scrivere pagine di storia indimenticabili, sino alla conquista del Mondo, Tokio 1985.
Ahimè, si rattristerà quando sfoglierà le pagine dedicate all’Heysel, e capirà che l’umanità è fatta anche di odio e lucida follia.
Poi, sfogliando, sfogliando, arriverà alla Juve della Triade, passando da una Juve camaleontica ed umile: quella di Zoff allenatore, vincitore importante di una Coppa Uefa ed una Coppa Italia.
La Juve della Triade lo esalterà, con le immagini di Re Leone Vialli che alza la Coppa con le Orecchie a Roma, e con quelle di Alex Del Piero a riportarci di nuovo sul tetto del Mondo a Tokio, esattamente undici anni dopo la prima volta: 1996.
E poi scudetti a fiumi, grazie a campioni di tutti i tipi, dal più grande portiere, Buffon, ai più grandi attaccanti, Ibra, Trezeguet, assistiti da centrocampisti immensi come Nedved, Conte, Emerson, Davids, e difensori insuperabili come Ferrara, Cannavaro, Thuram, Pessotto e tutti gli altri.
E lui, il “piccolo bianconero targato Jeep”, continuerà a sfogliare, soddisfatto e felice, onorato di aver scelto lei: Madama Juve.
Ed ecco il colpo di scena: ad un tratto troverà il prezioso libro privo di alcune pagine. Si chiederà il motivo del brusco ed improvviso salto, pensando ad un errore di stampa.
Sarà allora necessario e determinante l’intervento di chi ha premura del “piccolo bianconero targato Jeep”, qualcuno che, con pazienza certosina e dosando le parole giuste, dovrà spiegargli che durante un certo periodo è accaduto l’incredibile, come nelle più brutte delle favole.
Dovrà metterlo a conoscenza che nel mondo in generale, e quindi anche in quello del calcio, esistono sentimenti cattivi e pericolosi chiamati invidia, sete di potere, servilismo e avidità, che possono portare tanto male all’umanità.
La storia del mondo può essere bella e costruttiva, come brutta e distruttiva, e quando è così è perché vengono respirati dall’uomo quei sentimenti negativi ai quali facevo cenno.
Dovrà spiegargli che ad un tratto qualcuno decise di violentare la storia della Juve, perché geloso della sua gloria accecante ed invidioso della facilità con cui portava a casa gli scudetti, “Sul Campo”.
L’argomentario più complicato, per il nostro caro genitore, sarà quando dovrà spiegare al “suo bambino targato Jeep”, come fece l’uomo cattivo a bruciare, come un foglio di giornale in un camino ardente, la storia della Juve. E qui lascio a tutti i padri e a tutte le madri di famiglia bianconera la libertà di parola e d’inventiva fantasiosa.
Credo che sarà impossibile far comprendere al “bambino targato Jeep” che tutti noi cittadini italiani, con le nostre tasse, abbiamo contribuito a finanziare una decina di individui che trascorrevano le giornate ad ascoltare le telefonate di qualche dirigente calcistico, invece di cercar di guarire le patologie serie che affliggono il nostro povero Paese.
Sarà impossibile spiegare al nostro “bambino targato Jeep” che sono bastate alcune di quelle inutili telefonate per macchiare la storia della sua squadra del cuore.
Sarà impossibile spiegare al “favoloso bambino targato Jeep” che coloro che hanno cercato di oscurare la gloria della Juventus adesso si chiamano “Prescritti” e non vincono più, sono tornati nel loro habitat naturale: quello degli “eterni perdenti”.
Allora, per evitare di passare per pazzi agli occhi dei “nostri cari bambini targati Jeep”, il mio consiglio è quello d’inventarsi le storie più fantasiose e creative, prendendo spunto dal mitico Walt Disney, o magari da Andersen, oppure dai più moderni e tecnologici geni della Pixar.
L’importante è far proseguire il nostro “bambino targato Jeep”nella lettura sino alla fine del volume, che si concluderà con pagine meravigliose.
Leggerà le avventure dell’Ammiraglio Conte e della sua magica Ciurma di marinai bianconeri che hanno ripreso a scrivere la Vera Storia della Juventus, con la sua rotta vincente.
Leggerà di un Grande Guardiano del Faro: il Presidente Andrea Agnelli, che con il suo lampeggiare alto e ben visibile ha consigliato il percorso alla nave, che ha evitato tutti gli scogli insidiosi e nascosti. E’ entrata nel porto con forza, determinazione e sicurezza suonando per 31 volte la sirena, innalzando il vessillo tricolore accanto a quello bianconero ed esibendosi in un meraviglioso “inchino”, come da gergo marinaro.
Sono convinto che il “vostro piccolo bianconero targato Jeep” esploderà in un meraviglioso sorriso e vi stringerà forte, mentre voi gli sussurrerete all’orecchio:
“Sono 31, piccolo, sono 31”.