Llorente: top o flop player?

MarottaAll'indomani dell'eliminazione della Juventus dai quarti di finale di Champions, la maggior parte degli opinionisti è stata unanime nell'individuare nella mancanza di "top players" uno dei motivi principali della disfatta europea. L'assenza di una punta di peso, capace di fare gol anche quando la squadra fatica, è un requisito che molte squadre di vertice possiedono: senza scomodare giganti come Cristiano Ronaldo o Messi, basti pensare ai vari Lewandowski, Van Persie, Muller e così via.

Tra i giocatori già acquistati dai bianconeri, spicca il nome di Fernando Llorente, ex bomber dell'Athletic Bilbao. Ma è davvero lui una delle pedine che può far fare quel salto di qualità europeo? Cinque mesi fa uscì su Panorama un articolo che analizzava la situazione attaccanti in casa Juve: ebbene, da quell'analisi Quagliarella risultava il migliore (1 gol ogni 55 minuti), davanti persino a due calciatori ritenuti intoccabili da Conte, Vucinic (1 ogni 217') e Giovinco (1 ogni 257').
Llorente in quell'analisi otteneva un misero gol in 460 minuti. Ora, dopo svariati mesi, come si è evoluta la situazione (dati relativi alla stagione in corso)?

Quagliarella: 1 gol ogni 112 minuti (1340' giocati)
Matri: 1 gol ogni 181 minuti (1629' giocati)
Vucinic: 1 gol ogni 184 minuti (2764' giocati)
Giovinco: 1 gol ogni 249 minuti (2735' giocati)
Llorente: 1 gol ogni 568 minuti (1135' giocati)

I giornalisti più maliziosi (e magari anche un po' anti-juventini) hanno cercato di far passare questi numeri come uno degli ennesimi flop di mercato di casa bianconera. Un'analisi più accurata però ci racconta un'altra storia: da quando a inizio anno Llorente ha rifiutato ogni trattativa di rinnovo, il presidente Urrutia lo ha sempre più relegato ai margini della rosa, in accordo con l'allenatore Bielsa. Dai dati reperibili dal sito transfermarkt.it possiamo constatare come, nelle 19 partite disputate, Llorente sia partito titolare solo in due occasioni, venendo in una di queste addirittura sostituito. Nelle restanti 17 è sempre partito dalla panchina, entrando spesso nei minuti finali di gioco, a partita ormai conclusa o con esigue possibilità di mettersi in mostra. Per fare un'analisi più accurata del giocatore bisogna quindi andare indietro negli anni. Tralasciando gli anni dal 2005 al 2007 (dove non era ancora titolare e dove alcuni guai fisici lo costrinsero a sedersi in disparte), esaminiamo le statistiche riguardanti i campionati dal 2007/08 al 2011/12, stagioni in cui è stato sovente schierato titolare.

2007/08: 1 gol ogni 279 minuti (838' giocati, 12 reti)
2008/09: 1 gol ogni 198 minuti (3760' giocati, 19 reti)
2009/10: 1 gol ogni 179 minuti (4109' giocati, 23 reti)
2010/11: 1 gol ogni 168 minuti (3853' giocati, 23 reti)
2011/12: 1 gol ogni 140 minuti (4061' giocati, 29 reti)

Il costante miglioramento dei dati statistici ci fa intravedere come Llorente abbia intrapreso con successo un percorso evolutivo che lo ha portato ad innalzare sempre di più la sua media gol, e come quest'ultimo anno sia stato solo il risultato di un braccio di ferro lungo ed estenuante con la società. Confrontando ad esempio le statistiche della coppia d'attacco "titolare" Vucinic-Giovinco:



Tenendo presente anche che i due juventini hanno all'attivo più assist dello spagnolo, appare chiaro come quest'ultimo possieda fiuto del gol e venga a ricoprire un ruolo rimasto vacante dopo il mancato riscatto di Borriello: quello della punta centrale "di peso", la cui metà dei gol realizzati in carriera arriva soprattutto dal gioco aereo, una componente che finora mancava alla compagine bianconera. Possiamo quindi trarre la prima conclusione: Llorente non è un flop player. E' un giocatore abbastanza completo, capace di tenere palla e far salire la squadra, di segnare sia di testa che di piede e di trascinare in finale di Europa League i suoi compagni.
E' quindi un top player, come potrebbero esserlo i tanto citati Suarez e Lewandowski? Difficile dirlo. A mio modesto parere, benché sia da anni il capocannoniere dell'Atletico Bilbao, non è uno che possa cambiare la partita con una giocata: è un buon giocatore, dotato di senso della posizione e di piedi educati, capace di girare bene se anche la squadra lo assiste. Certo, magari mi sbaglio: magari farà un percorso come quello di Toni, che ha avuto attorno ai 30 anni le sue stagioni più prolifiche, trascinando la Fiorentina alla qualificazione in Champions League e disputando due ottime annate anche in Bundesliga.
Di certo, visto l'arrivo a parametro zero, è un buon acquisto, ma non è ancora l'Acquisto (con tanto di maiuscola).

Adesso l'importante è non fermarsi qui: bisogna continuare l'opera di potenziamento della rosa, cercando nel contempo di trattenere i top che già abbiamo. Perché si è visto che lo spartito, per quanto importante sia, a volte, contro campioni affermati come quelli del Bayern, non basta. Occorre il genio... o, più semplicemente, il figlio di buona madre che la metta alle spalle del portiere.