L'Area 12 e la crisi

StadioDa molti mesi ormai corrono voci di una certa sofferenza economica dell'Area 12, il centro commerciale nuovo di zecca inaugurato a ottobre 2011, adagiato sul fianco del lato est dello Juventus Stadium. Infatti la crisi economica di cui tutti i media e i politici parlano quotidianamente, fino allo sfinimento, colpisce tutto e tutti, e l'Area 12 non ne è certo immune. Fin dall'inaugurazione le prospettive ottimistiche degli anni precedenti sono state ridimensionate in capo a poche settimane, e anche i posti di lavoro inizialmente prospettati hanno seguito la stessa sorte. Purtroppo la crisi ha colpito Torino e il nord ovest con molta virulenza e la città paga un prezzo molto alto anche a causa di decenni di scelte economiche e politiche complessive poco lungimiranti. Inoltre la grande distribuzione è in grande sofferenza un po' in tutta Italia, dunque non è una sorpresa se anche al confine tra Torino e Venaria Reale gli affari sono molto sottotono. Per esempio, apprendiamo da fonti che vogliono rimanere anonime che l'Auchan di Venaria (a pochi metri dall'Area 12) avrebbe ridotto l'orario di lavoro di molti dipendenti e, pur di salvaguardare i posti di lavoro e di evitare la mobilità, la cassa integrazione ecc. , ci sarebbero stati molti passaggi dal full-time al part-time, in attesa che la situazione migliori. E non è mancata qualche piccola operazione di restyling interno dei vari reparti.
E così, per aiutare la situazione dell'Area 12, difficile anche a causa della costruzione ancora molto recente, gli organi gestionali del centro commerciale e il comune di Torino durante il 2012 hanno promosso alcune piccole iniziative, volte a creare un maggior afflusso di persone nel centro commerciale stesso: concertini estivi, promozione museo egizio, qualche piccola attività culturale, periodiche bancarelle di oggettistica dentro e fuori. L'estate scorsa, davanti alla struttura è stata posizionata persino una zona con la sabbia, gli ombrelloni e le spiaggine, e c'era anche un DJ che metteva un po' di musica. Nonostante ciò, il flusso di persone sembrerebbe ancora abbastanza basso. In effetti questo tipo di voci sembrerebbero abbastanza realistiche, perché ogni tanto io stesso faccio una capatina per un breve passeggio quando capito da quelle parti, e non c'è quasi mai una grande folla. A certi orari il luogo è addirittura semi deserto. Un po' meglio invece il sabato e la domenica, forse anche per via dei match casalinghi della Juventus. Sia chiaro, la situazione non sarebbe drammatica al momento ma, semplicemente, a fronte dell'investimento sostenuto da Nordiconad (che alcuni media stimano circa in 90 milioni di euro da ammortizzare), i risultati non sono soddisfacenti (inizialmente si prospettava, a regime, un possibile fatturato vicino ai 150 milioni di euro annui).
Il centro commerciale è aperto tutti i giorni, sette giorni su sette, e il suo design è molto accattivante e moderno (realizzato da Giugiaro, mentre il progetto architettonico è stato realizzato dall'architetto Alberto Rolla). Ma evidentemente tutto ciò non è sufficiente a garantire il successone che in molti auspicavano. Qualche dubbio sul progetto dell'Area 12 in realtà noi lo avevamo sollevato già in passato: nel primo Reportage Continassa infatti segnalavamo la tantissima concorrenza nel circondario, anche se la crisi economica ancora non era quella odierna; può tornare utile, oggi, ad un anno e mezzo dall'inaugurazione, provare a fare il punto sulla situazione generale ed evidenziare le imperfezioni che spiccano di più.
Cominciamo dalla crisi. Quella di certo non aiuta e fa il paio con la crisi di Torino e del Piemonte. Poi c'è la crisi del settore commercio e della grande distribuzione, che va avanti da alcuni anni e che è anche dovuta al grande calo dei consumi.
Si diceva inoltre della concorrenza notevole nei dintorni (a 50 metri c'è un altro grande Ipermercato, a 500 un altro ancora, a 2 Km ce n'è un terzo con annesso centro commerciale, e in pochi chilometri quadrati ci sono altri supermercati, parecchi negozi e molti discount). Forse i prezzi del Conad Leclerc dell'Area 12 non convincono molti consumatori? Non è dato sapere. Le scelte degli individui sulle proprie spese dipendono da tanti fattori, e comunque le zone circostanti ricevono costantemente i volantini pubblicitari con le relative offerte.
Teniamo conto che, per questo progetto, l'idea era quella di poter usufruire di una popolazione complessiva, ossia di potenziali clienti, considerando Torino e cintura, di circa 1.200.000 unità (si espresse in questi termini anche Jean-Claude Blanc ai suoi tempi); ma ormai i supermercati e gli Ipermercati sono tantissimi, ce ne sono ovunque. E allora perché spostarsi per molti chilometri e spendere soldi in carburante, se ogni quartiere offre comodamente molta scelta per fare le proprie spese? Lo Stadio e l'Area 12, inoltre, sorgono nella periferia della periferia, sul confine tra due città, con zone circostanti piene di magazzini, aziende e capannoni, soprattutto verso nord; insomma, nonostante le tante abitazioni circostanti, la densità della popolazione è abbastanza bassa rispetto alla grande offerta complessiva.
Ora veniamo anche alle attività della galleria di negozi, che nulla hanno a che fare con l'Ipermercato. Il centro commerciale è costruito con la filosofia della boutique, con belle attività commerciali, i cui prezzi però non sono ovviamente allineati allo stile di vita dei quartieri circostanti e dunque, essendo non propriamente in centro città, ma a ridosso del quartiere Vallette (oggi zona di residenze operaie, pensionati, e giovani precari), qualche difficoltà bisogna metterla nel conto. La galleria è relativamente piccola, nonostante un discreto numero di attività, quindi in mezz'ora al massimo si visita tutta, non è un posto come Le Gru di Grugliasco, tanto per fare un esempio a caso, un luogo in cui intere famiglie passano interi pomeriggi.
Mancano attività commerciali più normali, di quelle che inseguono le piccole abitudini degli individui residenti nel quartiere, che possano creare durante tutta la giornata un flusso di persone sufficiente a far fatturare indirettamente anche le altre attività. Pochi ristoranti, niente palestre, niente self service, niente gelaterie, niente benzinaio, niente autolavaggio, niente giornalaio, niente tabaccaio, ecc. (ci sono alcune di queste attività dall'altro lato della strada, oltre lo spartitraffico, o al centro commerciale di fronte). C'è una parafarmacia, ma chi ha la ricetta del medico per farmaci specifici è costretto ad andare altrove. Ci sono una lavanderia e un salone parrucchieri, ma sono in una zona cieca, un po' nascosti, in un angolo. E' un po' più difficile, in queste condizioni, attirare clienti da tutta la città in un posto così, con tanta moda, sportiva e femminile, e poco altro.
Oltre ad una tipologia diversa di attività commerciali, un'altra scelta che forse avrebbe dovuto essere altrettanto diversa è quella della costruzione di tre edifici separati. Essendo i tre blocchi divisi, è possibile andare nel negozio di elettronica o al grande fai da te (che ha un grande concorrente a meno di 100 m), senza dover entrare nella galleria. Il fatto che il cliente, per recarsi in una specifica attività commerciale dovesse necessariamente passare grossomodo davanti a varie altre attività, avrebbe permesso una maggiore visibilità a tutti, e anche una maggiore probabilità di clienti occasionali. In questo modo invece è tutto un po' più complesso. La costruzione realizzata e pensata in questo modo ha permesso di avere un viale esterno molto ampio, sul retro, a ridosso del catino dello Stadio, dove ora c'è l'ingresso del J Museum e l'uscita secondaria dello Juventus Store. Ma ad oggi quel viale è quasi totalmente vuoto e inutilizzato. Ai lati del museo, vi sono spazi laterali coperti, al chiuso, che forse in futuro potranno essere utilizzati per ospitare nuove attività, ma che attualmente risultano anch'essi inutilizzati. Dalle grandi vetrate esterne, si vedono all'interno le fondamenta dello stadio e non ci sono nemmeno i pavimenti. Quindi anche in quel punto del centro commerciale non c'è passaggio di persone: e anche questo è un elemento che non aiuta.
Per concludere, si può affermare che, nonostante i negozianti abbiano tutte le bocche ben cucite, al momento la situazione non sarebbe drammatica, ma solo meno positiva rispetto alle attese. In fondo è oggettivamente troppo presto per poter avere un'idea precisa delle potenzialità del progetto, anche perché è passato poco tempo dall'inaugurazione (un anno e tre mesi è oggettivamente pochino per avviare qualunque attività commerciale di qualunque genere). La congiuntura economica è quella che è per tutta la nazione. E poi non bisogna dimenticare che nel quartiere tutto è in evoluzione, perché il progetto Continassa che la Juventus sta realizzando porterà, nei prossimi anni, nuove attività su tutta l'area circostante, e con esse arriveranno molte più persone e potenziali clienti anche per il centro commerciale. Nel frattempo, in attesa che la crisi del sistema economico, nazionale e non, passi, nell'Area 12 sono di prossima apertura una birreria (raggiungibile ovviamente anche quando il centro commerciale è chiuso) e un antiquario. Quindi ogni allarmismo è assolutamente fuori luogo, perché il futuro verrà scritto giorno per giorno, e nessuno lo conosce prima che diventi presente.