Infamati e senza lode

Cobolli e BlancSenza infamia e senza lode. Così avremmo battezzato una Juve da terzo posto, fino a qualche anno fa. E così la battezzammo l'ultima volta che successe, anno di grazia 2004, il Milan di Kakà e Shevchenko a dominare, la Roma di Capello a tallonare, la Juventus a disputare una stagione dignitosa ma certo non esaltante. Terzo posto, fuori agli ottavi contro il Depor in Champions, vittoria nella supercoppa italiana, finale di Coppa Italia persa contro la Lazio. Insoddisfacente per la Juve, ça va sans dire.
Quello che invece va detto è che in molti puntarono il dito contro Moggi e Giraudo, accusandoli più o meno esplicitamente di non avere condotto una campagna acquisti all'altezza. Ingratitudine, certo. Seppur effettivamente gli acquisti che dovevano garantire ai reparti una continuità rispetto ai risultati del recente passato si dimostrarono sbagliati. Questione di testa, più che di capacità tecniche. In difesa fu presto chiaro che Legrottaglie non era certo l'erede di Ferrara. A sostituire un Davids ancora in rosa, ma bizzoso e acciaccato, arrivò Appiah, che fece vedere in prospettiva più di qualcosa di buono, ma si mostrò ancora inadeguato a ricoprire quel ruolo nella Juve. Infine a Del Piero fu affiancato Miccoli, a completare il reparto con Di Vaio e Trezeguet. Attacco troppo leggero e con il solo francese a poter garantire un sicuro ammontare di goal.
Va detto che la Juve veniva da una stagione precedente quasi perfetta. Triturati gli avversari in campionato, finale di Champions raggiunta mandando a casa Barcellona e un ritenuto imbattibile Real Madrid, quella Juve era una squadra capolavoro che abbinava ai risultati il bel gioco e un carattere indomabile. Avesse centrato la doppietta, quella squadra sarebbe stata immortale. A Manchester deluse e, seppure ai rigori, perse.
Difficile, anche per i migliori, smaltirne i postumi.
Moggi, come sempre, guardò avanti, e colse la necessità di riformare (non rivoluzionare, quello è il trotzkista Moratti) la squadra prima che crollasse. Ma quell'anno si sbagliò: Legrottaglie, Appiah e Miccoli non erano da Juve.
Le persone intelligenti sanno però rimediare ai propri errori in fretta e quella volpe di Lucianone riuscì a farsi perdonare tempo una stagione. Cannavaro, Emerson e Ibra. In panchina Capello. Et voilà: la stagione 2003/2004 fu archiviata come un breve periodo di transizione tra un ciclo di vittorie e un altro.
Se non per il fatto che qualcuno sfruttò l'occasione di un risultato non proprio soddisfacente per tentare di scaricare la Triade. E nonostante le vittorie degli anni successivi, non mollò la presa con gli esiti che tutti conosciamo. Un'ipotesi la mia, naturalmente, cari i miei lettori. Certo è che le critiche rivolte alla Triade si fecero velenose e mostrarono poca memoria e grande ingratitudine. Certo è che, come evidenziato dalle intercettazioni, c'era chi voleva sostituire la Triade.
E, badate bene, in quella stagione come in questa, tirava un vento arbitrale in direzione opposta a quella juventina, con le due squadre che si contesero il campionato invece tutelate con grande zelo. Anche questo emerge da intercettazioni e testimonianze varie, tra cui quella di Manfredi Martino. Vento arbitrale contrario che ebbe il culmine nella finale di coppa con la Lazio, diretta da un certo Paparesta.
Insomma, se mi avete seguito, capirete come trovi ozioso questo continuo esaltarsi per un terzo posto da impresa, come viene definito l'attuale piazzamento della Juventus.
E questo vale sia nel caso si vogliano tessere le lodi dell'attuale dirigenza, sia nel caso si voglia dipingere Ranieri come il nuovo Rinus Michels. Se si vuole invece celebrare grandi professionisti come Nedved, Camoranesi, Del Piero, Trezeguet e quant' altri, mi sta benissimo. A patto di ricordare che li ha scelti Moggi. Tutti, anche Zanetti.
Non si vede perciò come se il risultato del 2004 fu considerato un mezzo disastro, seppur avvenuto dopo una decade di vittorie, il piazzamento attuale debba essere considerato un mezzo miracolo. Tenendo conto di una squadra che in formazione tipo schiera 8 campioni di Italia e 4 campioni del mondo. Tutti scelti da Moggi. Ogni juventino con un minimo di dignità non si trincererà dietro la retorica della "neopromossa".
E questo a fronte del fatto che il campionato di allora era assai più competitivo, con un Milan stellare e una Roma fortissima guidata da un maestro come Capello, che tennero una media punti altissima.
E ancora considerando un passato e una prospettiva futura differente, costruita su una sapiente gestione tecnica e finanziaria, che poteva sopportare anche l'onere di qualche scelta sbagliata. Il mercato infatti non si giudica affatto solamente sugli acquisti, ma ancora più importanti sono le uscite, da monetizzare congruamente. Per questo, se si può perdonare un'annata storta in fatto di acquisti anche alla nuova dirigenza, anche se in realtà le annate storte sono già due, non si può invece perdonare la scellerata gestione delle cessioni, con pezzi pregiati venduti ampiamente sottoprezzo e buoni giocatori venduti a spiccioli. E inoltre una discutibilissima gestione dei contratti, avvenuta con improvvisazione, senza coraggio e col solo obiettivo di salvare le apparenze.
Se qualcuno appare infatti convinto che un terzo posto sia per forza di cose preludio a un secondo e a un primo negli anni seguenti, io rimango convinto che senza programmazione tecnico-tattica non si vada da nessuna parte. E questa programmazione non c'è. Un conto è sbagliare gli acquisti, un conto è acquistare giocatori che sarebbero al massimo utili con un altro modulo di gioco. Sinceramente, anche dando ascolto alle trattative di mercato, non si capisce con quale modulo giocherà la Juve in futuro. E questa è una grave colpa sia di Ranieri sia del blocco dirigenziale.
Provocatoriamente aggiungo che se in quell'ultima annata lippiana la squadra psicologicamente risentiva comprensibilmente di un certo appagamento e di una conseguente frustrazione per lo storico risultato mancato, la squadra odierna avrebbe dovuto avere tutt'altro genere di motivazioni. Tutti i tifosi si aspettavano il coltello tra i denti e la bava alla bocca per centrare un'altra impresa storica. Così, anche questo va detto, non è stato. Non solo la squadra non ha mai lottato per lo scudetto, ma è sembrata proprio mancare la volontà di essere concorrenziali. Al momento buono, quando ci si faceva un pò sotto all'Inter, sono sempre intervenuti i pompieri a gettare acqua sul fuoco della rivincita. Spesso la società che ha cambiato i propri obiettivi in corsa una decina di volte, parecchie volte Ranieri che ha teso, come naturale, a difendere in primis il proprio lavoro, a volte gli stessi giocatori con in prima fila il numero uno, che si è più volte esposto in favore dei sorrisi, della fraterna amicizia con l'Inter, del terzo posto.
Se, dunque, qualcuno nel 2004 diede a Lippi del bollito e chiese la cacciata di dirigenti che invece non solo tennero duro, ma compirono gli ennesimi miracoli ingaggiando Cannavaro, Emerson e Ibra, oggi non si può che chiedere acquisti di pari livello, oltre a mettere in discussione dirigenza e allenatore. Cominciamo a parlare di Lucio, Mascherano, Adebayor per il prossimo anno, e, seppur col magone, potremmo anche pensare che questo terzo posto è solo un inizio. Finchè si parla di Mellberg, il futuro non esiste.
Senza voler passare da Cassandra, Ranieri ha eguagliato il suo miglior risultato in Italia, quando raggiunse il terzo posto con la Fiorentina. Lascio controllare a voi come andò la Fiorentina l'anno dopo. Purtroppo il suo difetto principale parrebbe quello di accontentarsi della rosa e non imporsi per grandi giocatori. Signorsì.
Non mi sento quindi di accordare una lode alla Juventus di quest'anno, se non a qualche singolo giocatore. Per quanto riguarda l'infamia, quella, purtroppo, rimane appiccicata al posto della terza stella da ormai due anni, quando questi stessi formidabili dirigenti da terzo posto decisero di non difenderci.
Oggi ci vorrebbero così: infamati, senza lode e contenti.
Signorno.