Abbonamenti Stadium: un aumento giustificabile

GiraudoIn questi giorni c’è stata la partenza della campagna abbonamenti della Juventus per la stagione 2012/2013. L'aumento dei prezzi, in verità piuttosto consistente e che sconta anche l’aumento dell’IVA dal 20 al 21%, ha suscitato parecchia perplessità, se non rabbia, in molti settori della tifoseria, soprattutto quella organizzata, che ha subito stigmatizzato il fatto che i prezzi sono elevati rispetto alle altre squadre italiane.
La questione, a mio parere, non si può porre in questi termini. Infatti il nostro prodotto è complessivamente migliore di quello degli altri ed è normale che costi di più. E' migliore lo stadio, perché più sicuro e con ottima visibilità in tutti i settori, con la presenza capillare di servizi di ristorazione, con comodi parcheggi, con un centro commerciale e un museo adiacenti. E’ migliore la squadra, perché ancora la società sta investendo in capitale tecnico, mentre tutte le altre stringono la cinghia.
Negli ultimi sei anni è stato chiesto un pesante sacrificio agli azionisti grandi e piccoli. Due aumenti di capitale per oltre 225 milioni di Euro sono stati sottoscritti (e in gran parte dilapidati dagli sprechi di Blanc e da qualche discutibile operazione di Marotta) per circa 150 milioni di euro dall’azionista di riferimento Exor e per circa 75 milioni dai piccoli azionisti. Ora viene chiesto, giustamente a mio parere, che un piccolo sacrificio lo facciano anche i tifosi che vanno allo stadio, ai quali peraltro lo scorso anno è stato offerto il pacchetto degli abbonamenti ad un prezzo estremamente conveniente, forse anche un filino “underpriced”, rispetto ai reali contenuti e al fatto che lo stadio era nuovo di zecca. L'impegno richiesto ai frequentatori dello Juventus Stadium appare ancora più giustificabile se si considera lo sforzo che la società sta facendo, contando solo sui propri mezzi e soprattutto in un momento congiunturale pessimo, il peggiore degli ultimi 50 anni, per portare in fondo il proprio piano industriale.
L'aumento dei prezzi è stato determinato tra l'altro anche dalla fortissima domanda di biglietti che lo scorso anno ha caratterizzato la prima stagione allo Juventus Stadium. Ma al di là di questo fisiologico effetto “domanda”, io focalizzerei l'attenzione sull'impegno economico della società, che ribadisco avviene in un momento storico e macroeconomico difficilissimo, che poteva essere considerato un ottimo pretesto per tirare i remi in barca ed avviare una politica di austerity, come effettivamente sta accedendo per moltissimi club. Si vedano a tale proposito le recenti dichiarazioni dei dirigenti dell’Inter. La Juventus, al contrario, sta invece continuando a lavorare al suo progetto multidimensionale (stadio, museo, nuova sede, prima squadra, giovanili), e di questo bisogna dare atto al Presidente e ai nuovi dirigenti. In quest'ottica 50/60 euro in più per chi rinnova l’abbonamento di curva (settori con visibilità perfetta, peraltro, a differenza di altri stadi) sembrano assolutamente sostenibili ed equivalgono a meno di 20 centesimi al giorno.
Qualcuno ha giustamente sottolineato che molti abbonati sono gravati già da onerose spese di trasferta, ma queste sono una variabile che non può interessare alla società. La società deve solo fornire un prodotto adeguato al prezzo che chiede e 350 euro sono meno di un caffè al giorno. E l’impressione è che, nel “nostro” stadio, prendere un caffè sia diventato un piacere, per tutto quello che offre. Meglio 350 euro nel nostro stadio che 250 euro per la ruggine di certi impianti fatiscenti oppure per vedere poco o nulla a 40 metri dal campo come all'Olimpico di Roma. Gli aumenti peraltro hanno colpito tutti i settori in maniera proporzionale, nessuno escluso.
Piuttosto la lamentela, a parer mio, prende origine soprattutto perché il confronto viene fatto con le altre squadre italiane. In realtà, se ci si confronta con le principali realtà estere, le cose appaiono diverse. Ed è in quel contesto che dobbiamo prepararci a competere. Osservando il costo dei biglietti di Manchester, Bayern, Real e Barcellona ci si accorge che la musica cambia e che la differenza è minima. E’ evidente che sono quelli i modelli cui dobbiamo puntare lasciandoci presto alle spalle il nostro piccolo calcio di provincia, quello fatto di stadi arrugginiti e di presidenti che usano le società come bare fiscali. Noi dobbiamo proseguire sul terreno della europeizzazione del nostro modello, consolidando il vantaggio competitivo acquisito negli ultimi anni di sacrifici e raggiungendo finalmente quell’indipendenza economica e gestionale che Antonio Giraudo aveva preconizzato circa 18 anni fa.
Oggi la Juventus in Italia offre il prodotto migliore ed è giusto che lo faccia pagare come tale. I tifosi prendano atto che le squadre di calcio si gestiscono con equilibrio finanziario, non con la logica del "voi mettete i soldi e io godo". E' finita l'epoca del mecenatismo, e basta guardare quello che sta accadendo a Milano per rendersene conto.

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