Ciao, campione d'Italia

conte

«Caro Antonio ti scrivo, così mi distraggo un po’», canterebbe l’indimenticabile Lucio Dalla.
Ma io non voglio assolutamente distrarmi, voglio essere ben sveglio da qui ai prossimi mesi, chiudere gli occhi e godere immensamente l’Attimo Fuggente, che mi sussurra gentilmente in un orecchio:
“Riccardo, la Juve è campione d’Italia! Ha vinto lo scudetto numero trenta”.
No, caro Attimo Fuggente, gli scudetti sono molti di più, forse 32, 33, 34... chi può dirlo?
Prova a immaginare, caro Attimo Fuggente, se qualche burlone non avesse distrutto quella supersquadra del 2006, e prova a immaginare se non fossero partiti Ibra, Zambrotta, Mutu, Cannavaro, Thuram, Emerson, Viera, tutti nel pieno della loro integrità fisica, quanti scudetti avrebbero potuto conquistare ancora, insieme ai moschettieri che sono rimasti in B? E’ doveroso ricordarli: Camoranesi, Del Piero, Nedved, Trezeguet, Zebina e Chiellini.
In più si sarebbero aggregati Cristiano Ronaldo e qualche altra sorpresa che ci avrebbe riservato il Grande Maestro di Monticiano.
Scusa Antonio se ho divagato, ma l’Attimo Fuggente non è bravo in matematica. Ma lo capisco, lui adora il presente, lo gode profondamente come noi juventini, tornati sul tetto d’Italia, grazie a Te, caro Antonio Conte.
Sei stato tu, con la tua juventinità vera a risvegliare in tutti noi l’orgoglio bianconero.
Sei stato tu, che in soli due mesi di lavoro hai trasformato una squadra modesta in una squadra di grandi giocatori. Lo capimmo dopo il 2 a 0 al Milan a Torino, mentre tu correvi come un levriero, esultando più di noi tifosi.
Sei stato tu, che hai rivisto il tuo “credo”, quel modulo spregiudicato che avevi proposto a Siena, modificandolo, per far posto ad un guerriero di nome Vidal, colui che se perde il pallone insegue l’avversario fino a casa per poterlo recuperare. Mi viene da ridere se penso che qualche addetto ai lavori scherzava dicendo che “nello spogliatoio della Juve il bagno schiuma non mancherà certamente”. Giù il cappello di fronte a questo campione, mattacchioni!
Sei stato tu a far capire a chi si prendeva gioco di Del Neri e Zaccheroni che la Juve è una cosa seria, unica, il sogno di ogni bambino, da amare ed onorare. Ecco che in tutte le gare i nostri occhi hanno potuto ammirare 11 tigri con la maglia bianconera, fieri ed orgogliosi d’indossarla.
Sei stato tu che hai raccontato ai tuoi ragazzi i tuoi 12 anni da juventino giocatore, le tue vittorie, ed anche le tue amarezze, che naturalmente fanno parte della carriera di ogni atleta. Ma tu hai travasato il tuo sangue bianconero in tutti loro, come il più grande dei monaci Tibetani fa con i suoi giovani allievi.
Il tuo sguardo in panchina era il loro sguardo in campo: quello degli affamati, quello dei vincenti, quello dei combattenti, di marines che non mollano mai.
Sei stato tu prima di tutti a capire che il “corpo della Juve stava cambiando”.
Sei stato tu il primo a capire l’importanza dello Juventus Stadium, il totem della nostra Juventinità.
Sei stato tu il primo a capire che un Agnelli era tornato e con lui sarebbe tornata anche la Gloria, che fa parte del Dna di questa società, nata tantissimi anni fa su una panchina di Torino. Quella panchina che qualcuno ha cercato di bruciare nel 2006, per odio e tanta invidia popolare.
Sei stato tu a ricostruire quella panchina, dove saranno per sempre seduti i Fratelli Agnelli.
Sei stato tu che, da bravo giardiniere, hai piantato di nuovo il seme juventino nei bambini. Che gioia rivedere tante creature uscire da scuola con la nostra maglia: quella bianconera!
Sei stato tu a mettere tutti d’accordo una volta tanto: “la Juve ha meritato lo scudetto”, una cantilena che possiamo ascoltare da giorni.
A parte qualcuno che continua a mostrare il goal di Muntari sul telefonino.
Sul mio telefonino, invece, ho messo la foto di Sua Maestà Pirlo, che qualche sciagurato, che andava a cena con Collina, ci ha regalato.
A lui hai consegnato la bacchetta e da Grande Direttore ha iniziato ad utilizzarla: trombe a sinistra, oboe nel centro, violini a destra, un’orchestra meravigliosa.
Sei stato tu che, in poco tempo, hai fatto ricredere chi non aveva fiducia in te, e adesso non ti cambierebbe nemmeno con Guardiola.
Sei stato tu che hai iniziato a scrivere una nuova pagina di storia che, però, non deve far dimenticare il recente passato.
Nessuno deve dimenticare Rimini e nessuno deve dimenticare che hanno cercato di distruggere un mito, un credo, una religione, una splendida pazzia che si chiama Juventus.
Grazie Antonio, sei stato tu che ci hai fatto tornare la voce per intonare:
“Juve, storia di un grande amore, il bianco che abbraccia il nero….”