Una stella per non dimenticare

figcCerte cose arrivano, ma non arrivano mai per caso. La prima vittoria post Farsopoli è perfettamente in linea con le precedenti: stradominio sul campo, antipatia viscerale finalmente ritrovata agli occhi dell’altra parte dell’Italia, un gruppo tecnico e dirigenziale duro come il granito davanti alle solite provocazioni mediatiche. Ma in Italia, si sa, da sei anni si giocano due campionati. Uno, quello “istituzionale”, pieno di ipocrisia, perbenismo, complimenti di facciata, e soprattutto figlio di un golpe calci-lobbistico; l’altro, quello “sotterraneo”, fatti di processi sportivi e ordinari, veleni, spionaggi e “muri di gomma” mediatici. E la Juventus ha vinto entrambi. Quello sul campo in maniera chiara e limpida (come era stato per gli scudetti numero 28 e 29, d’altronde), quello dietro le scrivanie rompendo un atteggiamento di totale asservimento e accettazione di sentenze farsa e di una realtà farlocca spacciata per vera e finalizzata a mutare gli equilibri sportivi. L’idea di una Juventus ambiziosa, orgogliosa della propria Storia e intenzionata a difenderla in tutte le sedi possibili, ha fatto inorridire i fautori di questo sistema istituzional-mediatico messo in piedi a difesa della “verità” ufficiale e dogmatica che un processo penale ha ufficialmente fatto crollare. Non esiste una Juventus che possa vincere sul campo senza rivendicare ciò che le appartiene di diritto. Le due cose sono strettamente collegate. Hanno fatto di tutto per distrarre il tifoso juventino dallo scandalo di Farsopoli senza riuscirvi ed ora vorrebbero che questo fantastico scudetto possa servire a “mettere una pietra sopra” al passato, come suggerisce in questi giorni Montezemolo, colui che tanto si dava da fare per far ritirare certi ricorsi. Quando si dice che i cerchi si chiudono.

Sto leggendo ogni tipo di amenità sulla questione della terza stella e sicuramente tantissime altre ne leggeremo nei prossimi mesi. Il messaggio che si vuol passare è che la Juventus non può metterla. Ed è l’ennesima polemica sterile che la stampa sportiva italiana ci propina in quest’anno magico. Ma tutte vengono da quel peccato originale, piaccia o non piaccia. In un paese civile, quand’anche un’intera classe di giornalisti prenda una cantonata di simili proporzioni in buonafede, ci si aspetterebbe che uno scudetto così meritato facesse riflettere. Ci si aspetterebbe che una buona volta si ci informasse su come sono andate veramente le cose, sul perché un giudice abbia sentenziato che quel benedetto campionato era assolutamente regolare. Ci si aspetterebbe che, per una volta, chi di mestiere fa il giornalista possa mettere la verità dei fatti davanti al tifo o agli interessi personali. Macché, troppa grazia. Meglio creare l’ennesima polemica vuota e andare a scartabellare regolamenti e almanacchi. E di fronte a queste cose meglio non mettersi proprio a discutere. Il punto della questione l’ha centrato il Presidente Agnelli: la Juventus ha 30 scudetti poiché dei due revocati uno è stato giudicato frutto di un campionato regolare da un Tribunale della Repubblica e l’altro non è mai stato nemmeno sotto indagine. Questa è l’unica verità.

E che non si pensi che questo scudetto possa farci dimenticare cosa ci è stato fatto. Il tifoso juventino non dimentica il tentativo del calcio italiano di far sparire definitivamente la propria squadra in una maniera così oscena e sprezzante di qualsiasi codice, sportivo o penale che sia. Anzi, è proprio per questo che bisogna mettere la terza stella. Bisogna metterla a fianco delle altre due, perché delle altre due ha la stessa dignità e lo stesso riconoscimento sul campo. E bisogna farlo per far capire a chi è duro di comprendonio che la Juventus e i suoi tifosi mai dimenticheranno il 2006 e continueranno a reclamare quei due titoli fino a quando non torneranno nella bacheca che è loro propria. Non si ci muove di un centimetro. Perché, miei cari gobbi, questo scudetto è in gran parte nostro. Sei anni fa sfidammo la verità di “regime” tra la diffidenza dei nostri stessi compagni di tifo; sei anni dopo possiamo dire di aver sbattuto la verità dei fatti in faccia a tutti. Abbiamo dimostrato ad un paese in cui la memoria storica è utopia (anche e soprattutto per questioni molto più gravi) che, ragionando con la propria testa, l’onestà intellettuale e la ricerca della verità dei fatti sono cose perseguibili. Quella stella rappresenta il nostro orgoglio, deve per forza campeggiare sulle maglie dei Campioni d’Italia. E se in Federazione hanno carenze astronomiche, basta andare a prenderne una di quelle quattro che compongono il logo della federazione stessa. Tanto, come al solito, almeno tre su quattro sono nostre.