La classifica in borsa

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"A questo punto, considerando le prospettive di sviluppo, il patrimonio immobiliare e gli sforzi che la società e il Presidente stanno facendo per tornare competitivi, è molto probabile che la scelta più giusta, per chi potrà permetterselo, sarà quella di sottoscrivere l'aumento di capitale, e, per chi ha giustamente venduto le azioni nelle ultime settimane, forse potrebbe essere il momento di ricomprarsele, proprio per partecipare all'aumento. Tra l'altro dovrebbe riuscire a farlo anche a prezzi discretamente più bassi, quindi guadagnandoci."

Era la fine del 2011, quando, in un articolo di Salvatore Cozzolino, suggerivamo agli azionisti bianconeri di continuare a credere in questa società: e in effetti la Juve di quest'ultimo periodo, vincente in campo ed in generale entusiasmante sotto tutti i punti di vista, fa volare anche il titolo azionario. Alla chiusura della giornata borsistica del 4 maggio 2012, poco dopo lo sfortunato scontro contro il Lecce allo Juventus Stadium (chissà ancora per quando avremo il piacere di poter chiamare così questo gioiello), il titolo aveva raggiunto quota 0.288€. La borsa, si sa, è volatile e imprevedibile e non vi è garanzia che continui di questo passo; ma la crescita del 93% rispetto al punto più basso di 0.1493€, toccato il 25 gennaio 2012, rappresenta una piccola consolazione e, diciamolo pure, anche una piccola soddisfazione per tanti tifosi che tra dicembre e gennaio hanno tenuto duro, dando fiducia all’attuale management nonostante tempi di grandi incertezze economiche e aderendo dunque al secondo aumento di capitale richiesto dalla società Juventus nel giro di pochi anni. L’aumento, questo ormai è storia (triste) recente, si era reso necessario per coprire spaventosi buchi di bilancio, le cui basi si erano venute a creare principalmente negli anni di gestione dilettantistica da parte di coloro ai quali nel 2006 venne malauguratamente data la possibilità di prendere il posto della Triade: buchi che si erano successivamente manifestati in tutta la loro gigantesca dimensione sotto la nuova gestione guidata da Andrea Agnelli. Tutti ricordiamo anche troppo bene le spese folli per acquistare a cifre spropositate giocatori modesti come Diego Ribas da Cunha e Amauri Carvalho de Oliveira, giocatori che hanno fatto perdere valore e e quindi appeal alla società, impedendo di fatto alla squadra solida e vincente creata da Luciano Moggi e guidata da Fabio Capello di rinnovarsi adeguatamente ed essere competitiva per il campionato e la Champions League. Assieme ad altre scelte rivelatesi perdenti, come affidare la ricostruzione ad un allenatore tradizionalmente confusionario come Ranieri, tutto ciò ha avuto come conseguenza quella di far perdere alla Juventus, oltre alle partite giocate sul terreno di gioco, anche sostanzialmente tanto valore economico nel tempo. Aggiungiamoci per dovere di cronaca anche alcune scelte sbagliate fatte dall’attuale ad Giuseppe Marotta al suo primo anno e sotto la pressione della situazione ambientale disastrata che aveva ereditato dalla precedente gestione, per la società bianconera tra le peggiori che si ricordino dal punto di vista sportivo.
Dicevamo della soddisfazione di quei tifosi che hanno messo mano al portafoglio e permesso alla ricapitalizzazione, necessaria per riportare in equilibrio il bilancio societario, di essere un successo pieno. La soddisfazione e l’orgoglio di aver contribuito a dare tranquillità e a puntellare le basi sulle quali sono stati costruiti i successi (per ora parziali) odierni e (speriamo) futuri a molti di questi tifosi sono costati enormi sacrifici finanziari. Molti di questi piccoli azionisti, già possessori del titolo al momento dell’annuncio della ricapitalizzazione, avevano visto ridursi negli anni notevolmente il valore del loro investimento; quindi scegliere di aprire un’altra volta i cordoni della borsa per finanziare nuovamente la propria passione sportiva rappresentava una decisione dal grande contenuto affettivo per questi colori. Discorso che chiaramente vale anche per tutti coloro che hanno rinnovato l’abbonamento, acquistato nuovamente merchandising ufficiale, e così via.
Fatte queste premesse, lo scopo dell’articolo in realtà è quello di operare un piccolo calcolo in tasca ai tifosi-azionisti. Sappiamo benissimo in che posizione si trova attualmente la Juve, in rampa di lancio per raggiungere qualcosa di “superstraordinario”. Proviamo invece a vedere dal punto di vista finanziario dove ci troviamo rispetto al costo iniziale dell’investimento azionario. Per definizione la posizione (guadagno, perdita, neutra) dipende dal prezzo di carico di ciascun azionista che ovviamente non conosciamo. Possiamo però calcolare la frontiera di prezzo rispetto alla quale si è in posizione neutra: e ciascuno, che ovviamente può anche semplicemente guardare i resoconti della propria banca, potrà derivare la propria posizione in classifica.
Ricordiamo che i termini dell’aumento di capitale definiti dal management della Juve consistevano nell’offrire 4 azioni, ciascuna da sottoscrivere al prezzo di 0.1488€, per ogni titolo posseduto al momento della ricapitalizzazione. Possedendo un'azione, acquistata ad un prezzo ipotetico di x€, l’azionista ha dovuto sborsare 4 * 0.1488€, ovvero 0.5952€ durante la sottoscrizione; allo stesso modo, chi possedeva 1.000 azioni, ha dovuto pagare 595€ per venire in possesso delle 4.000 nuove azioni offerte in opzione. Per semplicità rimaniamo nell’esempio dell’ipotetico azionista possessore di 1.000 azioni prima della sottoscrizione e di 5.000 azioni successivamente alla ricapitalizzazione. Al corso di chiusura del 4 maggio 2012, il valore complessivo del suo investimento è di 1.440€. Quindi, avendo pagato 595€ le 4.000 nuove azioni, per essere in posizione neutra, tralasciando i costi di transazione, il nostro azionista deve aver pagato le 1.000 vecchie azioni un massimo di 845€, che corrisponde ad un (vecchio) prezzo medio di carico di 0.845€. Un valore, senza contare i pazzi giorni immediatamente precedenti al Natale scorso, toccato per l’ultima volta poco dopo metà settembre del 2011, col titolo in caduta libera per via dell’annuncio della necessaria ricapitalizzazione. Dunque, ricapitolando, tutti coloro che hanno acquistato le vecchie azioni ad un prezzo medio inferiore a 0.845€ sono attualmente in posizione di guadagno, mentre coloro che le hanno acquistate ad un prezzo superiore, sono ancora in perdita. Analizzando la storia del titolo di questi ultimi cinque anni appare abbastanza evidente che una buona parte di azionisti, che non abbia nel frattempo effettuato operazioni aggiuntive o di contorno di acquisto/vendita, sia ancora in perdita, poiché acquistare il titolo sotto lo 0.845€ è stato possibile soltanto nel marzo 2008, tra ottobre 2008 e luglio 2009, tra febbraio e luglio 2010, tra marzo e maggio 2011, ad agosto 2011, durante brevissime parentesi temporali qua e là, e successivamente all’annuncio del recente aumento di capitale.