Cagliari-Juve '99: nel segno di capitan Conte

conte“Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”. Motto un po' datato, ma ancora adatto a descrivere contesti, come il calcio, in cui uomini dotati non solo di tecnica ma anche di tenacia, grinta e carattere ferreo riescono a portare la propria squadra fuori dalle avversità.
E’ un po’ quello che accadde il 13 settembre 1999 al Sant’Elia di Cagliari quando, pur in un match che vide una Juventus non particolarmente brillante quanto alla prestazione offerta, la squadra bianconera seppe comunque affidarsi alla cosiddetta “vecchia guardia” e portare a Torino tre punti preziosissimi. La Juventus del “dopo Lippi” aveva infatti provato a cambiare fisiniomia dando l'addio a tanti giocatori che nei precedenti anni le avevano dato gioie e trionfi (Peruzzi, Deschamps e Di Livio su tutti) e portando in estate sotto la Mole facce nuove come Van Der Sar, Bachini, Oliseh e Kovacevic. Dopo un Intertoto giocato (e vinto) con avversari tutt’altro che irresistibili, la prima giornata di campionato aveva però riservato ad Ancelotti e ai suoi un brutto pareggio interno con la Reggina esordiente in Serie A. E siccome alla Juventus “vincere non è importante, ma l’unica cosa che conta” si erano già aperti i primi processi ad una squadra che appariva ancora alla ricerca di una sua fisionomia. Lo stesso Ancelotti ammise senza timori in conferenza stampa come la trasferta di Cagliari fosse “una partita chiave... Prima della partita con la Reggina c’era un clima sereno, poi si è un po’ alterato".
Fu Antonio Conte a siglare il match-gol al 63’ con una spizzata di testa su calcio d’angolo. Una partita di sacrificio quella del capitano bianconero, costretto a giocare buona parte dell’incontro nell’inedito ruolo di ala destra in un 3-4-1-2: anzi, ad onor del vero, era quasi triste vedere un calciatore di quello spessore e temperamento lontano dal centro della manovra. L’allora capitano bianconero venne comunque ben assistito da un centrocampo composto da Tacchinardi, Davids e Pessotto, che relegarono in panchina Zambrotta, Oliseh e Bachini, a dimostrazione del fatto di quanto fosse difficile non affidarsi a uomini di comprovata esperienza.
La gara comunque non partì benissimo per Ancelotti e i suoi ragazzi: fu infatti Mboma a divorarsi al 23' il vantaggio, mandando a lato quello che si poteva considerare un “rigore in movimento”. A parte questo episodio, le scelte tattiche di Ancelotti a centrocampo sembravano aver dato una grossa mano alla difesa, facendo però venir meno un contributo soddisfacente in attacco, dove si era costretti a fare affidamento sui fraseggi tra Zidane, Del Piero e Inzaghi: sia al 35’ che al 37’ Pippo mise davanti al portiere Alex, che però non riuscì a spedire la palla in rete con un destro prima e con un sinistro poi.
Nel secondo tempo fu di nuovo Mboma ad andare vicino al gol per il Cagliari quando, approfittando di un errore di posizionamento di Van der Sar, cercò di beffarlo con un pallonetto da fuori area, ma il portiere olandese riuscì a salvare il risultato. Per la Juve ci pensò ancora Del Piero a sciupare una buona occasione da rete, di testa, dopo un’azione da solista di Zidane con recupero di palla, entrata in area e cross in mezzo. Servì lo spunto di Conte, al 32', per portare in vantaggio Madama con un gran gol: tempismo perfetto, avvitamento in area e palla in rete di testa.
Domenica si giocherà eccezionalmente a Trieste e non a Cagliari, mentre Conte sarà in panchina e non in campo; ma siamo certi che l’ex numero otto saprà inculcare ai suoi quello stesso spirito che lo animava da giocatore per una partita che può diventare molto più importante del Cagliari-Juventus qui ricordato.