Juve-Roma '85: un tris contro l'ex Boniek

boniekNegli anni ’80 Juventus-Roma era senza dubbio la sfida più attesa del calcio italiano: incontri tiratissimi, che potevano valere un intero campionato, polemiche e frecciate pre e post-gara, grandi campioni in grado di infiammare le folle. Non poté, dunque, fare eccezione il match in programma il 10 novembre 1985 al Comunale, che in quell’occasione presentava un altro grandissimo spunto: il ritorno da ex, per la prima volta, di Zibi Boniek. Il polacco, idolo della Filadelfia, “bello di notte”, alla vigilia del match non era molto incline ai dolci ricordi, anzi appariva piuttosto carico lanciando apertamente la sfida alla Juve: “Non credo che proverò emozioni particolari nell’affrontare i bianconeri” in barba ai tre anni passati sotto la Mole. Boniek rincarò la dose dicendo di conoscere il segreto per battere la Juve e di sognare un gol proprio alla Signora. Dichiarazioni che trovarono pronto il Trap: “Lo sogni e lo segni pure, se ci tiene, basta che la Juve ne realizzi uno in più. E poi vediamo domenica dopo la partita se sapeva proprio tutto di noi. A Roma si trova bene e sono contento per lui, ma se è arrivato tanto in alto qualcosa lo deve anche alla Juve”. Anche Laudrup, colui che a inizio stagione venne considerato il sostituto naturale di Boniek, non si tirò indietro dal rifilargli una piccola stoccata: “Boniek ha fatto tanto per la Juve, ma la Juve ha vinto tanto anche senza di lui”.
Boniek-Laudrup non era stato l’unico avvicendamento durante il mercato estivo: erano partiti infatti anche Paolo Rossi e Tardelli, ed erano arrivati, tra gli altri, Manfredonia, Mauro e Serena a supportare la vecchia guardia composta da Scirea, Brio, Cabrini e Platini, per formare una Juventus forse meno fantasiosa, ma sicuramente più solida, concreta e quantomeno più forte della concorrenza. L’avvio di campionato fu infatti da record, con 8 vittorie nelle prime 8 gare, prima di perdere 1-0 al San Paolo contro il Napoli di Maradona proprio nella domenica che precedette Juve-Roma. Serviva dunque una vittoria ai bianconeri per riprendere quella marcia inarrestabile: i giallorossi erano invece alla ricerca di un risultato che potesse dare loro la svolta ad una stagione cominciata non certo in maniera esaltante, con 3 sconfitte in 9 incontri, due delle quali nelle precedenti due trasferte.
Furono gli undici del Trap a prendere in mano l’incontro mostrando una freschezza atletica e un’organizzazione di gioco di gran lunga superiori alla Roma: attorno a Platini, che faceva girare il pallone con la solita maestria, si muovevano Laudrup, cui bastava anche mezzo metro per lanciarsi nello spazio, Mauro, che metteva in difficoltà Nela sulla sua fascia, e Serena, sempre pronto a mettere in difficoltà i centrali romanisti; Manfredonia e Bonini erano invece sempre pronti a coprire a chiudere e a mettere al sicuro la difesa. All’11’ un fallo di Bonetti su Serena provocò la punizione da cui scaturì il vantaggio; mentre tutti erano pronti ad aspettare il tiro in porta, Michel servì appena dentro l’area Mauro che, con un destro rasoterra mandò il pallone alle spalle di Tancredi. Fu ancora Manfredonia al 21’ a fallire l’aggancio da pochi metri su cross di Mauro; al 37’ Lo Bello però fischiò un rigore a favore della Roma, quando Cabrini respinse con un braccio un cross di Conti che si trovava a non più di tre metri di distanza, causando qualche protesta juventina, visto che lo stesso Lo Bello aveva lasciato precedentemente correre in un’azione analoga che aveva visto protagonisti in area giallorossa Righetti e Serena. Pruzzo dal dischetto non fallì e così le due squadre andarono negli spogliatoi sul punteggio di 1-1. Nel secondo tempo ci fu l’allungo decisivo della Juve: al 60’ una triangolazione Laudrup- Serena portò il danese solo davanti a Tancredi, battuto con un colpo di sinistro; curioso notare come “l’alter ego” di Boniek si rivelò decisivo in questo incontro, a differenza del polacco che si batteva sì con caparbietà ed orgoglio, ma cercava troppo spesso lo sfondamento individuale dimenticandosi dei compagni. All’81 il definitivo 3-1 con Platini, che con un pallonetto su punizione liberò Mauro, il quale con un sinistro di prima servì a Serena un assist che l’ex granata insaccò di tacco, mettendo in ghiaccio la partita.
La Juventus proseguì così il suo cammino in classifica, cammino che avrebbe portato la Signora ad un titolo sofferto fino all’ultima giornata: furono infatti proprio i giallorossi a rimontare in classifica fino ad appaiare i bianconeri in vetta a due giornate dalla fine, quando però persero imprevedibilmente in casa contro il Lecce già retrocesso, lasciando nuovamente avanti in classifica i bianconeri, che riuscirono ad avere la meglio sul Milan: un 1-0 con gol di Laudrup che significò di fatto lo scudetto numero 22.