Juve-Inter '03: un super Nedved per stendere i nerazzurri

nedvedLa sfida tra Juventus e Inter andata in scena il 2 marzo del 2003 non può non essere accostata a Pavel Nedved. Il ceko, quella sera, davanti ai quasi 60.000 del Delle Alpi, giocò una partita che può essere considerata di diritto come quella che meglio di tutte può spiegare la sua straordinaria carriera: corsa inarrestabile, unita ad un’ottima tecnica e ad una capacità innata nei tiri da fuori area, ma soprattutto grinta, temperamento e voglia di non mollare mai. Al 9’ infatti Nedved in un contrasto con Materazzi ebbe la peggio, sbattendo violentemente la schiena a terra: una brutta botta che sembrava doverne decretare l’uscita di scena, con Tudor pronto a subentrare e con un pubblico che temeva l’uscita dal campo di colui che fino a quel momento si stava imponendo come il trascinatore della Vecchia Signora in Italia e in Europa; ma Pavel era scolpito nel marmo e così, dopo qualche scatto con cui diede qualche rassicurazione in più sulle sue condizioni fisiche, al 34’ si guadagnò il “titolo” di match winner: dopo aver ricevuto palla da Camoranesi sulla trequarti, avanzò per un paio di metri per poi scagliare alle spalle di Toldo un sinistro imprendibile con cui portò la sua Juve sul 2-0.
E così Lippi e i suoi uomini si trovarono, dopo solo poco più di mezz’ora di gioco, sul doppio vantaggio, in un match chiave nella corsa allo scudetto; le due pretendenti infatti condividevano la testa della classifica. La vigilia in casa Juve era stata però molto animata a causa della brutta seppur indolore sconfitta per 3-0 patita al Delle Alpi in Champions contro il Manchester United. Una brutta prestazione che sembrava in grado di minare la solidità del gruppo di Lippi, anche a causa di qualche lamentela di troppo di alcuni giocatori a mezzo stampa. Il tecnico viareggino, per preparare la partita nel migliore dei modi, si era dunque trincerato dietro un assordante silenzio stampa: e l'obiettivo fondamentale, un successo che lanciasse la fuga per lo scudetto, fu infatti raggiunto grazie al 3-0 convincente e quasi sontuoso con cui i suoi ragazzi annientarono l’Inter di Cuper.
Una superiorità netta, ampia e imbarazzante, che cozza terribilmente con la favoletta di chi, negli ultimi anni, ha tentato di mistificare un’intera epoca di successi dichiarando che succedevano cose “strane”. “Strana” era sicuramente la pretesa di scucire lo scudetto dalle maglie bianconere con un Batistuta trentaquattrenne e oramai sul viale del tramonto, con Emre, con Guly (giocatore buono più per generare plusvalenze piuttosto che per sfide da vertice); “strane” apparivano anche le scelte tattiche di Cuper, che si presentò a Torino schierando sulla sinistra Recoba come esterno alto e Cordoba come esterno basso (entrambi vere antitesi dei rispettivi ruoli che avrebbero dovuto interpretare). Dall’altra parte Lippi propose un 4-2-3-1 con la classe di Camoranesi, le percussioni e la costanza di Nedved e la velocità Di Vaio alle spalle di Trezeguet; Davids e Tacchinardi in mezzo a fornire il giusto mix di tecnica e cattiveria agonistica.
Si dice spesso poi che le disgrazie non vengono mai da sole, pronti via, fu Guly a mettere la palla alle spalle di Toldo; una punizione di Nedved respinta coi pugni dal portiere interista carambolò proprio sull’argentino che lanciò la Juve verso una serata trionfale. La reazione interista fu molto timida e produsse solo un paio di conclusioni di Batistuta; e così i bianconeri non fecero fatica alcuna a tenere a proprio piacimento le redini dell’incontro. Anzi, come detto sopra, furono gli uomini di Lippi a raddoppiare al 34’ con un tiro di Nedved dalla distanza che consentì alla Juve di giocare la parte rimanente della gara in assoluta scioltezza e con la possibilità di fare malissimo in contropiede con Di Vaio e lo stesso Nedved; in un paio d’occasioni l’ex-parmense non trovò tuttavia compagni cui servire l’assist vincente; all’83’ il ceko invece mise ancora una volta lo zampino, questa volta per il definitivo 3-0: solita accelerazione sulla sinistra, frenata improvvisa con cui coglieva di sorpresa capitan Zanetti e pallone in mezzo per l’accorrente Camoranesi che, di sinistro spiazzò il povero Toldo preso in controtempo.
Tre gol e tre punti messi tra sé e l’Inter, questo il verdetto del campo per la Juve, che balzò così in testa al campionato, facendo così scattare la fuga decisiva per la conquista del 27simo scudetto.