Fiorentina-Juve '95: a Firenze nel ricordo di Andrea

andrea fortunatoSe si pensa ad un calciatore di 23 anni, titolare nella Juve, con già alle spalle l’esordio in Nazionale, non si può non pensare a lui: “Quello sembra avere un futuro da predestinato, ne farà di strada”. La strada di Andrea Fortunato verso la consacrazione a campione si spense invece il 20 maggio del ’94 quando, in un’amichevole contro il Tortona, dichiarò ai medici di sentirsi quasi sfinito; dovette attendere qualche giorno prima di ricevere il terribile responso: si trattava di una leucemia che avrebbe interrotto non solo le sue galoppate lungo la fascia, ma anche la sua vita.
Fortunato morì dopo undici mesi di lotta contro quel male terribile, il 25 aprile 1995: un evento che scosse l’intero ambiente bianconero nella settimana che precedeva una difficile trasferta di campionato, quella di Firenze. Una settimana non proprio semplice per Lippi e i suoi uomini, chiamati, tra rifiniture tattiche e sedute atletiche, a rendere, a Salerno, l’ultimo saluto a quel giovane campione scomparso troppo presto. Tra le tante parole spese durante l’omelia funebre, le più toccanti, a chiudere una giornata così triste, furono quelle di Gianluca Vialli: “Caro Andrea, quando sei morto, ieri sera, ci hai fatto arrabbiare molto. Sei stato un esempio per tutti noi. Ti abbiamo voluto bene, ti portiamo nel cuore”. Trattenne le lacrime, per un ultimo augurio: “…speriamo che in paradiso ci sia una squadra di calcio, cosicché tu possa continuare a essere felice correndo dietro ad un pallone. Onore a te, Andrea Fortunato”, prima di scoppiare in un lungo pianto, allontanandosi dalla folla.
I ritmi della Serie A e delle coppe europee non consentivano però alla squadra di pensare troppo ad un evento così tragico; la Juve era infatti attesa al Franchi nell’anticipo della 29sima giornata di ritorno (anticipo dovuto all’imminente finale di andata di Coppa Uefa col Parma) su un campo e in una città che a più riprese hanno mostrato vanto ed orgoglio nel dichiararsi nemici numero uno della Vecchia Signora. L’ambiente dunque era caldo, non solo per la temperatura più che gradevole di un pomeriggio di fine aprile, ma anche per la volontà di vedere quell’avversario così mal digerito capitolare nella propria arena in un clima ostile, ai limiti della civiltà (“Sulla panchina pioveva di tutto: bottigliette, monetine, sassi. Mi dispiace che Firenze scenda a questi livelli folli, mi rifiuto di capire le ragioni di tanto astio”, avrebbe poi dichiarato Lippi a fine gara). Il desiderio di vittoria tale sarebbe rimasto per i tifosi viola, che furono anzi costretti a subire un vero e proprio monologo della Juventus, capace d’imporre un secco 4-1 che poco spazio poteva lasciare a polemiche e recriminazioni avversarie. Una vittoria larga per il punteggio, schiacciante per la prestazione di grandissimo livello offerta dai bianconeri: con Paulo Sousa in cabina di regia, Di Livio e Deschamps ai lati presero in mano il centrocampo, mentre Vialli e Ravanelli davanti, oltre al solito gol, furono autori di prove davvero importanti per il contributo complessivo fornito.
Fu Vialli al 9’ a portare in vantaggio la Juve con uno splendido aggancio volante, su assist di Ravanelli, a scavalcare Toldo. Al 1’della ripresa Rampulla provocò un rigore che venne fallito da Batistuta; trasformato invece al 23’ quello battuto da Baggio per il momentaneo 2-0. Uno scatto d’orgoglio dei Viola portò al momentaneo 1-2: al 25’ infatti Batistuta (fino a quel momento ottimamente fermato da Ferrara) incornò alle spalle di Rampulla un cross di Cois. Da grande squadra quale ormai era, la Juve seppe contenere la sfuriata degli uomini di Ranieri e seppe colpire in contropiede, per ben due volte: prima al 39’ con Ravanelli su lancio di Di Livio, e poi al 41’ con Marocchi, bravo a sfruttare un assist in profondità di Baggio: 4-1 e fine dei giochi; Fiesole ammutolita. “Andrea!! Andrea!!” cantavano invece i tifosi bianconeri. I giocatori, a fine gara, si raccolsero a centrocampo; qualche sguardo d’intesa come per dedicare la vittoria ad Andrea, una dedica che qualche settimana più tardi sarebbe stata molto più grande grazie alla conquista del 23esimo scudetto.