Una magia di Del Piero per battere il Siena

delpieroNel mondo del calcio si dice spesso che il grande campione è quello che soprattutto riesce a tirare fuori dal cilindro una grande giocata che possa decidere per la propria squadra una partita delicata, magari aiutandola addirittura ad uscire da un momento difficile: e nella categoria dei campioni non può non trovar posto Alessandro Del Piero. Fu un suo goal di tacco, il 27 febbraio 2005, a portare in vantaggio la Juve di Fabio Capello contro il Siena di De Canio. Un tocco morbido, quasi vellutato, del numero 10 bianconero, parte integrante del suo immenso repertorio artistico: basti ricordare il gol di tacco nella triste finale di Champions League contro il Borussia Dortmund del 1997, oppure il tacco “volante” in un derby del novembre 2002.
Una giocata provvidenziale per scacciar via un febbraio da sciagura per gli uomini di Capello: in vantaggio di 8 punti sul Milan prima della sfida con la Samp (prima partita in programma nel febbraio 2005), la Juve aveva conquistato un amaro bottino di quattro punti in quattro giornate, cui facevano da contraltare quattro vittorie rossonere che avevano consentito alla squadra di Ancelotti di agganciare la Juve in vetta alla classifica proprio alla vigilia del match coi toscani. La situazione si era poi complicata anche in Champions League, a causa della sconfitta per 1-0 a Madrid nell’andata degli ottavi della massima competizione europea, in una partita in cui Nedved subì un brutto colpo alla testa in uno scontro di gioco che lo avrebbe costretto ad un lungo stop; e c'era anche un Trezeguet che faceva la spola tra campo e panchina. L’indisponibilità di questi elementi e la necessità di rischiare di più in fase propositiva convinsero Capello ad abbandonare il suo collaudato 4-4-2 in favore di un più offensivo 4-3-3: Del Piero, Ibrahimovic e Zalayeta davanti, Emerson, Camoranesi e Blasi sulla mediana. Ad inizio gara i bianconeri presero in mano il pallino del gioco ma, al di là dell’ostinazione e della caparbietà tipiche della scuola Juve, si vedeva in campo una squadra lenta e incapace di impensierire Manninger. Anzi, fu il Siena a rendersi pericoloso al 27’ con Taddei, il cui rasoterra da fuori area venne bloccato a terra da Buffon. Al 31’ fu invece Chiesa a sprecare una grossa occasione in solitudine. Al 35’ finalmente il lampo del campione: Camoranesi recuperò una palla destinata al fallo laterale e la porse a Zalayeta che, superato splendidamente Colonnese, servì al centro dell’area una palla che Pinturicchio quasi accarezzò col tacco deviandola alle spalle di Manninger. Un colpo da biliardo per cambiare il destino di un campionato che improvvisamente si era fatto tanto difficile: fu solo l’inizio di una ripresa che avrebbe visto la Juve giocare con più intraprendenza e serenità, tanto da raddoppiare già cinque minuti dopo l’intervallo; ci pensò Emerson con un colpo di testa su calcio d’angolo. A Del Piero toccò invece rendere più rotondo il punteggio (3-0) trasformando un calcio di rigore concesso da Collina per trattenuta su Emerson da parte di Taddei al 63’. Il resto dell’incontro si giocò su ritmi molto bassi, con una Juve ampiamente soddisfatta e con i toscani già con la testa a casa, dopo una sconfitta arrivata al termine di sette risultati utili consecutivi.
Del Piero rimase in campo sino alla fine, schivando così una delle tante sostituzioni che in quell’anno Capello gli riservò, alimentando così polemiche e ipotesi di rottura tra i due: voci figlie soprattutto di qualche espressione non proprio felice da parte di chi (Del Piero) per la prima volta dopo tanti anni vedeva messo in discussione il suo posto nella Juve. Fu proprio Capello a rendere merito a Del Piero a fine gara per la prestazione e per la rete, pur rimanendo fermamente convinto delle sue scelte passate: “Lo dissi un mese e mezzo fa che Del Piero mi avrebbe ringraziato, perché era solo questione di tempo. E poi per me non è importante solo segnare, ma che partecipi al gioco di squadra, alle azioni, alle geometrie negli schemi, insomma quello che ha fatto oggi”; e fornì anche una spiegazione delle frequenti esclusioni toccate a Del Piero ad inizio stagione: “Lui in quel periodo non stava bene, non riusciva ad allenarsi, soffriva e faticava. Merito di tutti se è tornato grande, soprattutto suo: ha sempre lavorato bene, con grande umiltà". Fu l’ennesima rinascita di un grande calciatore dato per troppe volte finito, vecchio, quasi da buttare, ma che avrebbe contribuito in maniera decisiva alla conquista dello scudetto con altri tre gol, ed un assist, quello in rovesciata a Trezeguet nella gara a San Siro contro il Milan, entrato ormai di diritto nella storia del nostro campionato.