Parma-Juve '90: la prima di tante altre al Tardini

tacconiEra il 9 settembre 1990 quando Juventus e Parma si affrontarono per la prima giornata del campionato 1990-91, in quello che fu l’esordio assoluto dei ducali in serie A. Nessuno avrebbe potuto immaginare che sarebbe stata la prima di tante sfide che negli anni ’90 valsero campionati e coppe varie: ricordiamo infatti tre finali di coppa Italia, due finali di Supercoppa italiana, una finale di Coppa Uefa, e due campionati ( 94/95 e 96/97) risolti a favore della Vecchia Signora solo dopo aver combattuto per un’intera stagione con i gialloblu.
La Juventus che si presentava ai nastri di partenza del nuovo campionato era completamente rinnovata rispetto all’anno precedente: erano arrivati giocatori come Julio Cesar, Thomas Hässler, Roberto Baggio, Paolo Di Canio. Tanta era in casa Juve la voglia di riacciuffare uno scudetto che mancava dal 1986, così come c'era volontà di cambiare “immagine”: da una Juve operaia e compatta si tentò il passaggio ad una squadra che potesse esprimere un calcio offensivo e innovativo, sulla falsariga del Milan di Sacchi; e allora Zoff, nonostante il doppio trionfo in Coppa Italia e Coppa Uefa, venne allontanato da Montezemolo per far posto a Gigi Maifredi, considerato l’uomo giusto per vincere giocando bene. Una scelta rivelatasi da subito poco felice visto il 5-1 incassato a Napoli in occasione della Supercoppa italiana giocatasi il 1° settembre. La delusione e la rabbia per quella brutta figura, così poco consona alla storia del club, spronarono il Presidente Chiusano a dichiarazioni non certo tenere nei confronti dell’allenatore: ”La Juventus non è un laboratorio dove si portano esperimenti a tempo indeterminato. La nostra società, per il nome che porta, per la città in cui vive, deve evitare queste brutte figure. Noi siamo la Juve, e proprio per questo serve una giusta meditazione. Nessuno di noi ha il minimo dubbio su Maifredi che è venuto a Torino per vincere, non per sperimentare le sue tesi".
La meditazione suggerita da Chiusano fu, almeno per la prima giornata, utile a far cambiare idea a Maifredi, che schierò al Tardini una formazione con cinque difensori polivalenti, tatticamente accorta e concentrata, poco incline ad offrire quel calcio champagne tanto ostentato dal tecnico bresciano, ma capace comunque di portare a casa una preziosa vittoria affidandosi alla creatività dei singoli in fase di manovra: Baggio in primis, senza dimenticare la spinta di De Agostini sulla sinistra, le giocate di Marocchi e la capacità di Schillaci di creare sempre grattacapi alle difese avversarie. Fu Napoli, ben servito da De Agostini, a sciupare al 13' la prima palla gol con un tiro calciato fuori, errore cui avrebbe posto rimedio poi al 23’ mettendo a segno il gol del vantaggio dei bianconeri (in tenuta completamente nera quel giorno): corner di Baggio, spizzata di Schillaci sulla traversa sulla cui ribattuta si avventò il terzino che insaccò a porta praticamente vuota. Ci provò il Parma al 36’ con un tiro di Gambaro ben respinto da Tacconi, prima di rischiare il tracollo al 40’ su una conclusione di Di Canio bloccata da Taffarel, che vanificava così una grande serpentina di Baggio. Nella ripresa fu ancora il Parma a cercare il pareggio, questa volta con Minotti, il cui colpo di testa venne stoppato da Galia. Sul capovolgimento di fronte arrivò l’episodio decisivo del match: lancio di Marocchi per Schillaci che rinunciò al tiro in favore di Baggio, il cui piede destro venne “agganciato” da Gambaro, fallo che provocò l’assegnazione del rigore da parte di Lanese. Era il 62’ e grossi sussulti non ci furono fino all’88’, quando Lanese assegnò un altro rigore, questa volta al Parma: la trasformazione del penalty da parte di Melli siglò il definitivo 1-2.
Una vittoria che aprì a Maifredi e ai suoi ragazzi un girone d’andata tutto sommato positivo, con la squadra ancora in Coppa delle Coppe e in corsa per il titolo, visti i soli due punti che la separavano dalla vetta; purtroppo poi la Juventus sarebbe crollata clamorosamente tra febbraio e marzo, terminando infine una stagione da dimenticare con un’altra umiliante sconfitta a Marassi contro il Genoa, un 2-0 che sancì l’estromissione dalle coppe europee per la stagione successiva e il siluramento di quell’allenatore arrivato con la presunzione di voler insegnare calcio laddove di football vincente se ne vedeva da quasi 100 anni.