Quando Platini sconfisse Udinese e pubalgia

platiniPlatini, prima di arrivare in Italia, aveva messo probabilmente in conto la possibilità che il suo talento potesse trovare difficoltà di ambientamento in un campionato come quello italiano, che presentava difese ben più arcigne di quello francese. Quasi sicuramente però, non poteva prevedere che il suo grande avversario sarebbe stata invece una fastidiosa pubalgia, che ne avrebbe limitato fortemente il rendimento nei primi mesi della sua carriera in bianconero, condizionando in negativo l’andamento generale della Signora in bianconero 1982-83. Quella che Trapattoni allenava per il settimo anno consecutivo era una delle Juventus più forti di sempre, che pagò però, oltre alla scarsa verve iniziale del francese, anche l’appannamento fisico e mentale del post-mundial di Zoff, Gentile, Scirea, Cabrini, Tardelli e Rossi.
E così, alla vigilia della sfida con l’Udinese del 27 febbraio 1983, erano ben 6 i punti che separavano Platini e compagni dalla Roma di Liedholm, in testa al campionato. Fortunatamente la pubalgia stava abbandonando progressivamente Platini, che proprio da quella domenica cominciò a farsi conoscere dal popolo bianconero come un fuoriclasse assoluto, per il quale anche Gianni Agnelli ammise: "Nella Juve nessuno è mai stato al suo livello e se in futuro ci sarà qualcuno che lo supererà lo ammetteremo a malincuore". E le parole dell’Avvocato calzavano a pennello per descrivere un giocatore che aveva nel suo repertorio gli assist del trequartista, le geometrie di un regista e il fiuto del gol di un bomber di razza, senza contare l’abilità e la precisione chirurgica con cui tirava le punizioni.
Fu proprio su punizione, al 9’, che Platini portò in vantaggio la Juve, benché fosse evidente la complicità del portiere avversario Corti il quale, aspettandosi una parabola a rientrare, si fece prendere in controtempo dal francese, autore di un tiro dritto e secco, rasoterra. Nonostante il vantaggio immediato, la squadra di Trapattoni non riuscì a sviluppare una manovra fluida ed efficace, complice l’asfissiante pressing avversario e le marcature strettissime, e così fu l’Udinese a tenere in mano il pallino del gioco per un’ampia porzione di gara. Al 21’ fu una bordata di Tesser a centrare il palo; sulla respinta si avventò Virdis che si vide però negato il gol da un grande intervento di Zoff; l'ormai quarantunenne (avrebbe festeggiato il compleanno proprio il giorno successivo all'incontro) numero 1 bianconero fu costretto agli straordinari pochi minuti dopo da una bordata su punizione di Surjak. Il forcing friulano sembrava non dovesse fermarsi, e furono ancora gli ospiti a sfiorare due volte il vantaggio, sempre con Virdis e Surjak, le cui conclusioni finirono di poco a lato. Nella ripresa il copione del match sembrava destinato a proseguire sugli stessi binari del primo tempo e fu ancora Zoff a deviare sul palo una punizione dell'imprevedibile Surjak. Al 63’ ci pensò Platini a togliere le castagne dal fuoco per la Juve: lanciato in profondità da Bettega, dopo un fraseggio sbagliato tra Causio e Surjak, Le Roi, con una prodezza da scattista, quasi a consacrare la definitiva guarigione, sfuggi alla rincorsa di Cattaneo e s’involò verso Corti, infilandolo in uscita per il gol del 2-0. A quel punto l’Udinese, scoraggiata, si disunì lasciando praterie per il contropiede dei padroni si casa, che siglarono il 3-0 con Boniek all’80 e il 4-0 con Tardelli all’86 alla fine di una bella triangolazione con Rossi.
I quattro gol all’Udinese sembravano un bel viatico per il prosieguo della stagione, anche se la prestazione complessivamente lasciava spazio a qualche critica, visti i numerosi tentativi di pervenire al pareggio concessi ai friulani. Fu solo l’inizio di una settimana che avrebbe visto la Juventus trionfare prima per 2-1 in casa dell’Aston Villa campione d’Europa, nell’andata dei quarti di Coppa Campioni, con una prova corale di tutt’altro spessore rispetto a quella di campionato, ma grazie anche ad un sontuoso assist d’esterno di Platini per Boniek; e poi espugnare l’Olimpico di Roma la domenica successiva, sempre per 2-1, in una gara in cui Platini fu ancora protagonista con una spettacolare punizione che s’infilò sotto il sette del numero uno giallorosso Tancredi. Ci pensava poi Brio a siglare a tempo quasi scaduto il gol del rocambolesco vantaggio. Il francese alla fine della stagione riuscì a laurearsi addirittura capocannoniere grazie a 4 doppiette e 11 gol in 10 giornate; ma soprattutto divenne il leader di una squadra che, smaltita l’enorme delusione per la sconfitta nella finale di Coppa Campioni ad Atene, nelle stagioni successive avrebbe vinto praticamente tutto quello che c’era da vincere.