Una Juve che riconcilia col calcio

tifosiPer chi ha vissuto, come noi e molti altri juventini, in maniera profonda l'ingiustizia di Farsopoli non è stato facile riavvicinarsi al calcio giocato.
Non ha aiutato, in questo, la modesta e dilettantesca gestione della squadra e della società post-Farsopoli, una gestione che ha portato, anno dopo anno, ad impoverire ed esaurire un patrimonio di esperienza e professionalità dentro e fuori dal campo.
Come siano cambiate le cose dall'avvento di Andrea Agnelli e, poi, di Antonio Conte è sotto gli occhi di tutti: una robusta spazzolata in società, tanti saluti agli smile e juventinità somministrata in dosi da cavallo.
Il risultato: una squadra imbattuta, prima in classifica e dal gioco (quasi) sempre travolgente e piacevole.
Vedere la Juve in tv è tornato ad essere un'emozione e al tempo stesso un piacere, non più una sofferenza. Vederla allo stadio, come ci è capitato martedì per i quarti di Coppa Italia con la Roma, nella cornice magica dello Juventus Stadium, è un'esperienza sempre unica, per il coinvolgimento e la sensazione di essere parte dell'evento che si va a vedere. Sembra uno stadio creato apposta per questa Juve nuova, che punta sempre a giocare, a divertire se stessa e i 40.000 che puntualmente accorrono a vederla. E poi vince, perché alla fine non è che ci siamo dimenticati il motivo per cui siamo nati Juventini. Martedì, tra lo spettacolo offerto sul campo e quello ambientale fornito sugli spalti, è stata una magia di quelle che riconciliano col gioco del calcio. Divertimento puro, gioco, passione.
Dev'essere stata la stessa sensazione avvertita anche dai telespettatori: non a caso sono risultati quasi otto milioni, un record per un turno di Coppa Italia, superiore non solo a quanto registrato dalle coppe europee negli ultimi mesi ma anche dalla stessa Nazionale di Prandelli.

Venire da quell'esperienza e decidere, la sera dopo, di dare un'occhiata a Napoli-Inter, presentata pomposamente come "grande sfida", è un po' come essere improvvisamente catapultati sulla Terra dopo aver visitato un altro pianeta. Da un calcio europeo, frizzante e moderno al vecchio e stantìo calcio italiano. Noioso, lento, prevedibile, moltissimi spazi vuoti sugli spalti, una cornice ambientale modesta, checché se ne dica a proposito del "calorosissimo pubblico napoletano". Certo, incide molto anche la struttura del San Paolo, uno stadio vecchio e con la solita pista di atletica che crea una distanza, visiva ma anche emozionale, tra il pubblico e il campo. Da una parte la sensazione di essere un tutt'uno con l'evento, con la partita, dall'altra solo dei normali spettatori.

La sensazione che abbiamo provato, dopo circa un quarto d'ora di gioco, è stata dunque un misto di noia e sorpresa: la differenza tra la qualità del gioco espresso dalla Juve solo 24 ore prima e quanto ci veniva propinato da Inter e Napoli era abissale. La fine di un primo tempo appassionante come un documentario sulle cavallette, con lo scontato 0-0 finale, ha rafforzato l'intento iniziale che era quello di ingannare il tempo in attesa dell'inizio del clasico di Spagna. Così ci siamo immediatamente immersi nell'atmosfera del Nou Camp, ed è stato un po' come ritornare indietro di 24 ore. Altra atmosfera, altri valori, verrebbe da dire quasi altro sport. Persino un Madrid che provava a giocare a calcio, a differenza delle volte precedenti. Peccato solo che alla fine gli strascichi (rigori non dati di qua, goal annullati di là) abbiano finito per accomunare le due gare che nulla potevano avere in comune se non un allenatore dell'Inter e il più interista degli ex allenatori dell'Inter.
Guardare il primo tempo di Napoli-Inter ci ha fatto ripensare a quante volte, negli ultimi cinque anni, avevamo assistito da spettatori a partite giocate da altre squadre che non fossero la Juve, e a quante volte avremmo voluto che a giocare così bene fosse la nostra squadra. E mentre guardavamo i "fuoriclasse" delle due squadre arrancare in campo, ricercando con fatica trame approssimative, per non addormentarci sulla poltrona ci siamo fatti coccolare dall'idea che in fondo mancavano solo tre giorni alla prossima partita della Juve.
Una piacevolissima, quasi inedita sensazione. Un gradevole effetto collaterale del ritorno della Juventus.