Marotta e Paratici: sfumature di mercato tra presente e futuro

paraticiI Media, i forum dei tifosi, gli opinionisti, spesso, hanno espresso giudizi poco lusinghieri sulle capacità operative dei responsabili del mercato juventino, Marotta e Paratici.
Da un’analisi più approfondita sono emerse alcune considerazioni: i casi di Agüero, Tevez e Rossi testimoniano un difficile rapporto con club di altissimo livello e una ridotta capacità attrattiva nei riguardi dei cosiddetti top players. L’acquisto di giocatori, quali Krasic, Elia, Quagliarella, onerosi per le casse della Società juventina, non si è rilevato funzionale agli schemi di Conte per motivi diversi: tattici, ambientali o legati ad infortuni. La gestione e l’acquisto di giocatori a parametro zero hanno invece messo in evidenza un’ottima capacità nell'individuare in Pirlo la vera occasione del mercato, in Pazienza un utile rincalzo e in Ziegler la possibilità di ottenere una plusvalenza attraverso la cessione temporanea in prestito oneroso con diritto di riscatto.
I veri talenti del duo Marotta Paratici si sono invece pienamente espressi nella ricerca di giovani promesse del calcio internazionale anche nei campionati minori: l’esempio di Sorensen è quello più evidente. Prelevato nel 2010 da una piccola squadra danese ha saputo giocare da titolare partite importanti e dimostrare spessore caratteriale.
Nella squadra Primavera si stanno imponendo all’attenzione degli osservatori giovani giocatori che, nel campionato di categoria, sono già in grado di fare la differenza come difensori centrali (Gouano e Magnusson), difensori laterali (Untersee) e centrocampisti di grande sostanza (Chibsah). Da gennaio, inoltre, potrà debuttare ufficialmente nella Primavera Gabriel Appelt, giocatore che, a detta degli esperti del settore, rappresenta il fiore all’occhiello del settore giovanile juventino. I giovani talenti Gouano, Magnusson, Untersee, Chibsah e Appelt, in considerazione dei ruoli che ricoprono, in prospettiva, possono essere anche un possibile rinforzo per la prima squadra.
E' già questo il primo segnale che Marotta e Paratici, pur non essendo ancora all’altezza degli operatori più esperti nel trattare i top players, hanno mostrato, oltre ad ottime capacità nell’individuare occasioni di mercato a prezzi da saldo (Pirlo e Barzagli soprattutto), anche buon fiuto nel selezionare giovani di prospettiva non ancora sotto i riflettori dei media.
Anche sul mercato italiano i talent scout bianconeri si sono mossi bene: in estate la Juve ha prelevato dal Novara il ’93 Stefano Beltrame, già nel giro delle giovanili azzurre, un ragazzo che sembra avere tutti i crismi per diventare un valido attaccante completo (ottima tecnica di base, elegante e bravo non solo nelle finalizzazioni ma anche negli assist) e che, con Margiotta, Padovan (un ’94) e Libertazzi, costituisce un reparto d’attacco in grado di concretizzare quello che produce un centrocampo che, oltre al già citato Chibsah, può contare sull’apporto prezioso di Ruggiero (ma anche di De Silvestro e Schiavone).
A questo bel mix di sostanza è poi Marco Baroni a dare la giusta forma, applicando la filosofia-Conte, soprattutto sul piano della formazione di una solida personalità e di una mentalità proiettata verso il successo: il mister non accetta cali di tensione, vuole che i suoi ragazzi puntino sempre al massimo e, se capita di andar sotto, ‘risorgano’ al più presto, lottando sino all’ultimo secondo. E’ la forma mentis infatti una delle priorità quando si tratta di ‘crescere’ dei calciatori, intesi globalmente: professionisti della pedata ma anche persone vere.
E anche in questa finestra di calciomercato il duo Marotta-Paratici sembra all’erta: già strappato (in comproprietà) alle grinfie della Roma, ma non solo, il non ancora diciassettenne difensore Niccolò Curti, che ha già al suo attivo diverse presenze in Lega Pro, nonostante la giovanissima età: di lui si dice un gran bene, nel senso che evidenzia il possesso di un’ottima tecnica e di rapidità nell’anticipare l’avversario reimpostando nel contempo l’azione.
E sembra fatta anche per Leali, diciottenne portiere del Brescia che difende già la porta delle Rondinelle in serie B (e continuerà a farlo sino a fine stagione).
Questi due ultimi esempi stanno anche a indicare che forse il campionato Primavera, così com’è concepito, è a volte un po’ limitante della crescita dei giovani talenti, che vi rimangono fino ai 19-20 anni per poi cominciare a girare l’Italia tra prestiti e comproprietà, e spesso si perdono. Una buona idea sarebbe quella delle squadre B (militanti nelle serie minori), delle vere e proprie cantere modello Barça, dove i giovani virgulti avrebbero l’occasione di confrontarsi in tornei ‘veri’ e duri, dove si lotta per promozioni e retrocessioni, dove di fronte ci sarebbero professionisti e si comincerebbe a confrontarsi anche con le pressioni del tifo e dei media: chi ha la stoffa per emergere lo farebbe molto più presto, con tanto di guadagnato per la sua crescita personale e per gli interessi del club, che si troverebbe in casa con qualche anno di anticipo (e con maggiori certezze) un giocatore finito e rodato e, quel che più conta, con una ‘identificazione’ già ben marcata con il club.
La proposta è già stata avanzata, col pieno appoggio della Juventus, ci sono, come ci si poteva aspettare, le solite resistenze, ma ci si dovrà riflettere.