Juve-Cesena '82: il primo gol in A di Platini

platiniEra il 19 settembre 1982 quando, a Torino, Michel Platini realizzò il suo primo gol nel campionato italiano, nell’incontro con il Cesena, valido per la seconda giornata di campionato. Il francese, imbeccato in profondità da un perfetto assist di Boniek, quasi “invitò” all’uscita il portiere cesenate Recchi, anticipandolo poi di sinistro con grande freddezza e portando la Signora sul 2-0. Quel gol non fu però il primo realizzato con la maglia bianconera dal francese, che già nei primi turni di Coppa Italia e pochi giorni prima della sfida col Cesena, a Copenaghen contro l’Hvidovre, era andato in rete. In particolare Le Roi aveva sfoderato un vero colpo da maestro, a testimonianza della sua immensa classe, nella sfida di Coppa Italia con il Pescara: su una palla respinta di testa da un difensore avversario, Platini, dopo aver stoppato il pallone di petto a circa 30 metri dalla porta, con un pallonetto sopraffino aveva scavalcato l’intera difesa abruzzese, vanificandone il tentativo di far scattare il fuorigioco e presentandosi davanti al portiere, poi battuto con un piatto destro sotto al sette: in altre parole, per chi non lo avesse mai visto, Platini si fece un assist da solo.
Platini, come tutta la squadra, nella prima giornata contro la neopromossa Sampdoria era però rimasto a secco: e a Genova la compagine del Trap era per di più incappata in una sconfitta (1-0) inaspettata e seguita da qualche polemica di troppo. In fondo la Juve ‘82-‘83 era una squadra stellare, paragonabile ad un bolide di Formula 1, visti i sei campioni del Mondo (Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli e Rossi) che aveva in rosa: a loro, in estate, erano stati affiancati due fuoriclasse del calibro di Boniek e Platini appunto, anche loro grandi protagonisti nel Mondiale di Spagna '82, in cui le rispettive Nazionali (Polonia e Francia) si erano piazzate rispettivamente al terzo e quarto posto; e in quella formazione trovavano posto anche l’eterno Bettega e due gregari di tutto rispetto come Brio e Bonini. Serviva dunque una Juve pronta a spazzare le critiche della domenica precedente e a dare continuità al successo per 4-1 in Coppa dei Campioni contro i danesi dello Hvidovre; detto e fatto. I bianconeri romagnoli, in maglia blu nell’occasione, non entrarono praticamente mai in partita, adottando un atteggiamento molto difensivo (o “abbottonato”, come si diceva all’epoca ), per paura probabilmente che, qualora si fossero esposti troppo, Platini e compagni li sommergessero di gol. Il senso unico della partita fu evidente già dalle fasi iniziali quando Marocchino, Rossi e poi ancora Marocchino andarono vicini al vantaggio nei primi dieci minuti con tre conclusioni che avrebbero meritato miglior fortuna. Tra il 22’ e il 29’ andò vicino al goal anche Bettega, ma la porta cesenate appariva quasi stregata. E così, mentre un Cesena quasi remissivo alzava le barricate e la Juve continuava a spingere sull’acceleratore grazie al continuo lavoro di Gentile e Cabrini sulle fasce, ad un Boniek in giornata di grazia, capace di abbinare estro e potenza fisica, e alla classe di Platini, tra i tifosi, quasi increduli per le tante occasioni sprecate, cominciava a diffondersi un po' d’impazienza. Stato d'animo non condiviso dall’Avvocato Agnelli che, in un mix di soddisfazione e di critica velata, al termine del primo tempo disse: “Gran gioco spettacolare, di classe. Purtroppo mancano i gol, ma se ci fossero anche quelli… Se il resto della partita avesse analogo andamento? Sarebbe un peccato.” E a chi gli chiedeva fino a quando avrebbe avuto pazienza rispose in maniera perentoria: “Fino al termine del girone d’andata”. L’Avvocato forse, da grande conoscitore di calcio qual era, sapeva che la squadra nel primo tempo aveva lavorato ai fianchi l’avversario ed era ormai pronta a sferrare il colpo decisivo: al 47’ infatti Bettega di testa portò in vantaggio la Juve con un colpo di testa su pallonetto di Platini, che sarebbe poi sparito dal gioco per qualche minuto prima di ritornare determinante con quel gol del 2-0 al 62’. Il Cesena, a quel punto frastornato, non riuscì a creare pericoli reali dalle parti di Zoff, ben protetto da Brio, Scirea e Furino, e rischiò d’incassare il terzo gol ancora con Platini e con Rossi. Il francese a fine gara, tranquillo e quasi per nulla affaticato, avrebbe dichiarato: “Non c’era bisogno di tante discussioni dopo la partita di Genova, come non esistono oggi motivi di eccessivo entusiasmo. La Juve sta facendo la sua strada". A chi gli faceva notare la bellezza del suo gol rispose pacatamente: “Era facile sfruttare il passaggio di Boniek”. Un campione gentiluomo, anche per questo probabilmente il più amato dall’Avvocato.