Superato l'ostacolo Lazio: salutate la capolista

pepe

Dati i tempi e le istituzioni sportive che corrono, invocare l’incompetenza nella previsione dello scudetto 2011-12 è il minimo. Quindi l’argomento verrà sistematicamente svicolato, per la gioia del Mister. Ma è certo che uno 0-1 come questo ricorda altri risultati similari: il primo che mi viene in mente è la vittoria all’Olimpico del '97-'98, con gol di Inzaghi su calcio d’angolo.
Le differenze? La prima sta nel livello del nostro campionato in generale e in quello delle due squadre in particolare. Altri tempi, lieti, quelli in cui la parola “spread” significava solo "diffusione". Allora la Lazio era una collezione di fuoriclasse, a partire da Nedved; ora schiera Ledesma, Sculli e Rocchi, onesti mestieranti che negli anni ’90 avrebbero militato in squadre che le prime posizioni avrebbero potuto vederle solo col binocolo. Ma ciò non può sminuire l’impresa dei ragazzi di Conte, ancora una volta entrati in campo con lo spirito giusto, famelico, attizzato per 90 minuti dal Mister, vigile come un padrone di casa che cura la fiamma del camino.
La seconda differenza sta nella sostanziale demotivazione che Farsopoli ha infuso nei detrattori più triviali della Juve. Sì, Sky ci sta provando ad amplificare un involontario mani in area di Barzagli nel primo tempo, ma nessuno farà scenate, come accadde 13 anni fa per un episodio similare accaduto a Iuliano e valutato altrettanto involontario da Collina. Sono tutti satolli per la condanna di Moggi, e comunque hanno altri problemi da risolvere e lo sprofondamento nel ridicolo sarebbe troppo evidente stavolta.
Godiamoci così questo ennesimo passo in avanti nella rifondazione di una mentalità che finalmente riaffiora dopo cinque anni di oblio etero- e soprattutto auto-indotto. La Juve ha condotto la partita a tratti, a tratti ha anche subito la reazione della Lazio (in particolare nella parte iniziale del secondo tempo), ma ha dimostrato ancora una volta di saper soffrire e di avere assunto una fisionomia ormai definita: a fronte della vastissima rosa da 30 giocatori consegnatagli da una sequela di gestioni pasticciate, Conte ha isolato i 15 che gli interessano e ormai punta su questi: i risultati gli stanno dando ragione. Vero simbolo di questa Juve è proprio l’autore del gol vittoria di stasera, Simone Pepe, tipico elemento che non fa mai parte dei sogni dei tifosi sotto l’ombrellone, rincalzo predestinato per chi di calcio capisce poco, ma tassello irrinunciabile per chi sa che in questo gioco vince chi ha non solo classe, ma anche e soprattutto cuore, corsa e temperamento. Gol frutto di un'azione magistrale, innescata dal genio di Vucinic e dalla mobilità di Matri.
Avrebbe potuto pareggiare la Lazio con un clamoroso palo di Hernanes nel secondo tempo, ma avrebbe più volte potuto raddoppiare la Juve, un palo l'ha scheggiato anche Matri. La vittoria non fa una grinza e ci godiamo così un Buffon che non sbaglia più nulla, un Bonucci che dopo qualche incertezza del primo tempo nella ripresa è stato impeccabile, un Chiellini in versione "tre anni fa" e anche i ritorni di un Giaccherini che nel resto del campionato sarà ancora utile, e soprattutto di Quagliarella, entrato nei minuti finali, durante i quali ha lasciato intravedere quel che potrà fare prossimamente.
Ad esempio, la prossima trasferta è in programma martedì. Sicuramente troveremo un Napoli non più in versione turnover.
Ci sarà da divertirsi.

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