Inter-Juve '89: un pareggio sul campo, una vittoria di stile

agnelli gianniTorna Inter-Juventus, una partita che probabilmente da 50 anni non è mai finita. Tutto cominciò il 16 aprile 1961, il giorno della 'partita fantasma': a Torino la partita tra bianconeri e nerazzurri venne sospesa a causa della presenza di tifosi sistemati ai bordi della pista di atletica, dopo che la massa dei tifosi rimasti fuori era riuscita a sfondare alcuni cancelli; la situazione venne abilmente sfruttata dal 'mago' Helenio Herrera per ottenere dall'arbitro Gambarotta la sospensione della partita e di conseguenza una facile vittoria a tavolino. La Juve però fece ricorso e la sera della vigilia dell'ultima di campionato, con l'Inter appaiata alla Juventus quota 46. la CAF accolse il reclamo della Juventus e ordinò di ridisputare la gara. Da quel momento sarebbe partita, dalla sponda interista, una serie di lamentele tanto estenuante da arrivare fino ai giorni nostri, ben oltre lo scoppio di Calciopoli.

Non fu esente da certe abitudini interiste nemmeno la partita del 18 dicembre 1988 tra Inter e Juve, che si affrontarono in un incontro valido per la decima giornata di campionato. La gara, per la prima volta dopo tanti anni, da quando erano le Juventus di Vycpalek, Parola e Trapattoni a godere di una supremazia spesso imbarazzante, vedeva la squadra di Zoff non godere dei favori del pronostico. Le due squadre venivano da un’estate completamente diversa: l’Inter di Trapattoni si era infatti candidata seriamente alla conquista dello scudetto con gli acquisti di Matthäus, Brehme e del giovane Nicola Berti. La Juventus invece, con i resti della squadra “trapattoniana” (Tacconi, Brio, Cabrini, Vignola, Mauro, Laudrup) uniti a giovani di belle speranze (Buso, Rui Barros, Marocchi) e a qualche acquisto non proprio “top-player”, come tanto si usa dire oggi, cercava una difficile ricostruzione dopo il sesto posto dell’anno precedente; ma le premesse non erano certo di quelle che potevano garantire una lotta ad armi pari con la stessa Inter o con il Milan degli Olandesi e il Napoli di Maradona. Alla vigilia dell’ultima giornata dell’anno solare 1988, l’Inter era prima in classifica dopo aver conquistato 17 sui 18 punti disponibili, mentre la Juve inseguiva faticosamente a 5 punti. La sfida presentava anche altri motivi d’interesse, per i tanti intrecci voluti dal destino: Trapattoni, Serena e Fanna erano gli ex juventini, mentre Altobelli era alla prima stagione in bianconero dopo 10 anni passati sotto la Madonnina. E poi non va dimenticata anche la storica battuta con cui Gianni Agnelli aveva accolto l’acquisto dell’Inter da parte di Ernesto Pellegrini: "Ho sentito che il nostro cuoco ha comperato l'Inter” in riferimento al fatto che l’azienda di Pellegrini gestiva le mense del gruppo Fiat; senza contare che il Presidente dell’Inter era anche proprietario di un hotel di Villar Perosa, dove la Juve andava in ritiro prima delle partite casalinghe.
La partita vide subito una Juve troppo arrendevole di fronte alla grande aggressività dell’Inter, che andò in vantaggio con un colpo di testa di Serena su assist di Matthäus, dopo uno scambio di quest’ultimo con Berti. La Juve rispose con il gol di Zavarov, con un tocco da due passi su torre di Altobelli, che però venne giudicato in fuorigioco (molto dubbio peraltro) dall’assistente dell’arbitro Lanese. I bianconeri però continuarono ad attaccare, riuscendo ad imporre un ritmo tale da far soffrire i nerazzurri, e pervennero al pareggio al 54’ con Galia, che con un preciso destro dal limite sfruttò appieno un assist di Altobelli spalle alla porta. Fu lo stesso Galia a rendersi protagonista ispirando Marocchi, che dopo una fuga sulla destra sparò un diagonale secco ben respinto da Zenga. Al 72’ fu invece Mandorlini ad insaccare di testa di testa, ma Lanese annullò per un fallo (molto dubbio anche questo) sul diretto marcatore bianconero.

Entrambe le squadre lasciarono dunque il terreno di gioco con motivi di recriminazione nei confronti dell’arbitro (il quale graziò Fanna da un rosso sacrosanto per fallo di reazione su Bruno che venne invece ammonito) per i gol annullati, eppure fu l’Inter a sparare la voce grossa a fine gara attraverso le parole di Peppino Prisco che ventilò ingerenze del Palazzo a danno della sua squadra. Prisco fece i "complimenti" a Lanese, dicendosi sicuro che avrebbe arbitrato ancora in futuro la Juventus senza dover più attendere un anno e mezzo (a tanto risaliva l'ultimo scontro dei bianconeri dal fischietto siculo): e queste dichiarazioni gli costarono un deferimento. In realtà, Lanese avrebbe dovuto aspettare dodici turni prima di tornare a dirigere la Juventus, e ben 4 anni prima di tornare in un derby d'Italia. Da notare invece la dichiarazione di Agnelli al termine del primo tempo dopo il gol annullato a Zavarov: "Gli arbitri hanno sempre ragione”; una lezione di stile che qualcuno in Corso Vittorio Emanuele II ancora non ha appreso bene. Nonostante una squadra fortissima, capace di vincere poi il campionato con 58 punti (nell’era dei due punti a vittoria), i suoi dirigenti mostravano sempre quell’atteggiamento di eterne povere vittime innocenti del sistema, come nel loro Dna: per elencare le varie lamentele, tralasciando anche le meno strampalate, dell’era Moratti sarebbe occorsa la stesura di una sezione ad hoc sul nostro sito.