Cosa resterà di Monsieur Blanc?

blancIl giorno 11 maggio 2011 si è svolta la consueta periodica riunione del Consiglio di Amministrazione della Juventus Spa. All'ordine del giorno erano i soliti temi che riguardano il bilancio e il governo della società. Eppure il giorno 11 maggio è accaduto un evento che i pigri resoconti dei media tradizionali hanno volutamente o casualmente sottoesposto. Mi riferisco alle attese dimissioni di Jean-Claude Blanc dalle cariche di Direttore Generale e Amministratore Delegato. Al suo posto subentrerà Aldo Mazzia, un uomo Exor, con competenze e mansioni prettamente relative all'area contabile e fiscale. Blanc rimarrà, purtroppo, ancora in carica come consigliere di amministrazione fino all'ottobre del 2012, ma soprattutto porterà a termine il progetto stadio e la sua inaugurazione, con uno speciale incarico a termine che si concluderà il 30 settembre 2011. Giusto in tempo, quindi, per farsi carico di eventuali figuracce relative al nuovo impianto che sta per essere completato. Figuracce come quella, ad esempio, degli otto tiranti da 15-20 cm di diametro cadauno che, nei quattro angoli del campo da gioco, esattamente dietro le bandierine del calcio d'angolo, allieteranno la vista e le domeniche dei malcapitati che acquisteranno, si spera non a prezzo pieno, l'abbonamento nella zona a vista "penalizzata". Andiamo subito al sodo e invitiamo eventualmente l'ing. Abrate, responsabile dei lavori per la Juventus, a concederci un'intervista sul punto. Abbiamo interpellato alcuni ingegneri ed architetti che ci hanno fornito tutti la stessa risposta. La soluzione tecnica adottata è quasi sicuramente figlia di un difetto di progettazione della copertura del nuovo stadio, difetto che sarebbe venuto alla luce durante i test nella galleria del vento. In pratica, sempre secondo i professionisti da noi interpellati, senza quei "tiranti", c'era il rischio che la copertura si potesse comportare come un'immensa "ala d'aereo": e le conseguenze sono facilmente intuibili. Una volta scoperto il problema, c'erano due soluzioni: la prima prevedeva la riprogettazione dell'intera copertura con un certo livello di costi; la seconda soluzione invece consisteva probabilmente nel contrastare la "portanza" della copertura con una strallatura verso il campo da gioco, esteticamente pessima, ma sicuramente assai meno costosa rispetto alla riprogettazione del tutto. Inutile dire che la soluzione scelta è stata la seconda, e quindi rassegniamoci al fatto che lo stadio di Torino, lo scintillante "stadio che cambia il calcio", in realtà ha semplicemente cambiato il modo di fare le coperture. Infatti è da 25 anni che giro per gli stadi di tutta Europa e non ho mai visto nulla di simile.

Si conclude quindi con l'ennesima perla il quinquennio di Blanc. Qualcuno lo ricorderà, tronfio, annunciare nel 2006 l'avvio del suo famoso "projectò", un piano quinquennale che, a suo modo di vedere, avrebbe dovuto riportare la Juventus sul tetto del mondo. Non è stato così, e soprattutto l'esercizio corrente, quello che si va a chiudere al 30 giugno del 2011, costituirà un drammatico fermo immagine di quello che ha potuto combinare questo signore francese dal 2006 ad oggi, con la complicità di colui il quale gli ha messo in mano le chiavi della baracca, John Elkann.

Il dramma della Juventus, inteso come società, è multidimensionale. Si passa da una riduzione strutturale dei ricavi complessivi al depauperamento del valore del marchio, dalla riduzione dell'appeal del club nei confronti dei calciatori alla perdita di capacità negoziale nei confronti dei procuratori, dall'incapacità di farsi rispettare nel "Palazzo" alla completa provincializzazione della mentalità e del parco giocatori, dall'erosione del bacino d'utenza potenziale all'aumento dell'indebitamento strutturale, dall'eccessiva libertà di parola data ai tesserati alla scarsa riservatezza di alcuni dipendenti. Insomma un bignami di tutto quello che può accadere ad una società quando è gestita da un amministratore delegato inadeguato. Eppure la sua remunerazione, complessivamente quasi 15 milioni di euro in 5 anni, non era certamente da "pivello", anzi, nel panorama delle società quotate alla Borsa Valori di Milano, ma anche di tutta Europa, pochi manager hanno potuto vantare, in questi anni, il suo livello di retribuzione.

Poco o nulla ha ovviamente potuto fare Andrea Agnelli per invertire la tendenza nel breve, seppure sia arrivato con tanta buona volontà, ma con scarsa autonomia "finanziaria" e forse anche decisionale. Anche perché, per un Blanc che un po' alla volta è stato marginalizzato, c'è un Marotta che si è insediato in Corso Galileo Ferraris su indicazione dell'azionista di maggioranza e che finora ha dato l'impressione di non aver ancora capito cosa significa gestire l'Area Sportiva di un club come la Juventus. Ed è per questo motivo che dal 1° luglio verrà affiancato da un nuovo innesto, una figura a metà tra il segretario sportivo e il DS, che si occuperà soprattutto dell'organizzazione.

Detto questo, la trimestrale di bilancio al 31 marzo 2011 non dice nulla di più di quanto già sapessimo e che avevamo anticipato molti mesi fa. L'ultimo anno di Blanc, e il primo di Andrea Agnelli, è stato un vero bagno di sangue. La nostra preoccupazione per le dinamiche sviluppatesi intorno alla principale fonte di ricavi, i diritti TV per il campionato di serie A, si è rivelata purtroppo fondata e i nuovi criteri di redistribuzione delle risorse, sommati ai pessimi risultati sportivi della squadra, hanno causato una riduzione degli introiti su questa voce tra i 10 e i 15 milioni di euro su base annua. E proprio in questi giorni abbiamo sentito Andrea Agnelli fare giustamente la voce grossa sulla questione. Giustamente, perché la Juventus è la squadra più danneggiata dall'entrata in vigore della nuova normativa. Tuttavia non possiamo fare a meno di notare che a beneficiare della sua "sortita" siano stati anche gli altri club di prima fascia, e per questo ci viene il dubbio che possa aver trovato il coraggio di farla perché cosciente di avere le spalle coperte. Mi farebbe piacere che la stessa "voce grossa" fosse fatta da Andrea in relazione a temi che ritengo ugualmente importanti per il presente e il futuro della Juventus, e mi riferisco in particolare a Calciopoli. Tra l'altro ho più volte sottolineato come fosse necessario accettare con "riserva" l'applicazione della nuova normativa, in quanto influenzata direttamente anche dagli scadenti risultati sportivi della squadra e quindi conseguenza di un processo sportivo "sommario", la cui infondatezza giuridica era palese fin dal primo giorno e che successivamente è stato definitivamente sconfessato, nei suoi presupposti, dall'emersione di nuove inconfutabili prove che attenuano di molto le eventuali responsabilità di Moggi e Giraudo e indirettamente della Juventus.

I ricavi complessivi attesi (circa 180/190 mln su giugno) però calano anche per altri motivi. Innanzitutto per i minori introiti da gare (-5.5 mln il progressivo al 30 marzo) e poi anche per il calo dei corrispettivi da sponsorizzazioni e pubblicità (-7.5% il progressivo sul trimestre). Soprattutto sembra definitivamente da abbandonare la fallimentare politica del "less is more" (meno sponsor che pagano però di più), che forse può avere ragione di esistere in altri settori, ma che nel calcio mi pare abbia dimostrato tutti i suoi limiti.

Ma il dato devastante sui ricavi appare ancora più drammatico, al netto dei soldi della mancata partecipazione alla Champions League, se li si confronta con quelli complessivi della Serie A, pubblicati recentemente in un interessante studio di Deloitte: "I ricavi netti aggregati, pari a 1.736 milioni di euro, in crescita di 60 milioni di euro rispetto alla stagione precedente, confermano il consolidamento dei valori di fatturato raggiunti negli anni. Si evidenzia che il 52% del fatturato è conseguito mediante la cessione dei diritti TV a livello nazionale. Negli ultimi dieci anni il fatturato della Serie A, al netto delle plusvalenze, è cresciuto del 51%, passando da Euro 1.151 milioni nella stagione 2000-2001 a Euro 1.736 nell'ultima stagione". L'analisi è impietosa e sottolinea come, in un sistema in crescita costante, la Juventus negli ultimi cinque anni abbia invece avuto un passo da gambero. Infatti, dopo l'evento straordinario della retrocessione a tavolino, abbiamo assistito ad un progressivo recupero di fatturato nei primi anni, sostenuto soprattutto dalla solida inerzia della struttura avviata con abilità e lungimiranza da Moggi e Giraudo, e successivamente, negli ultimi due anni, ad un crollo, causato dalla mancanza di capacità strategica e dagli investimenti strampalati del management che John Elkann nel 2006 ha imposto al club bianconero.

Nel commento alla trimestrale viene segnalato che nel nuovo stadio i posti premium, circa 2500 sono stati quasi tutti venduti. Ne sono lieto e sono convinto che anche i posti "vulgaris", quelli riservati a un pubblico "non VIP", andranno a ruba, non fosse altro per la curiosità che il primo anno muoverà parecchi tifosi. Interessante scoprire però che i clienti Premium hanno comprato i loro posti con un prezzo omnicomprensivo anche delle partite delle competizioni europee, che però rischiano di non essere disputate se la Juventus non dovesse qualificarsi nemmeno per l'Europa League.

Altra interessante notizia è il rilascio del fondo rischi di 1,58 mln, che era stato accantonato per far fronte ad eventuali risarcimenti rivenienti dalla vicenda del fallimento del Como Calcio, un storia in cui la Juventus era coinvolta per i calciatori Piccolo e Pederzoli. Ebbene la controversia si è risolta con un esborso di soli 200 mila euro, per cui avremo circa 1,38 mln di sopravvenienze attive, che obiettivamente non fanno male. Quello che invece lascia perplesso, e l'ho segnalato più volte, è la mancanza del fondo rischi relativo alla responsabilità civile della Juventus al Processo di Napoli che, con tutto il rispetto per Piccolo e Pederzoli, espone la società al rischio di risarcimenti di ben altro importo.

Viene poi segnalato che Lafico ha subito il congelamento della propria quota azionaria in Juventus. Come avevo già spiegato, la cosa non crea problemi alla gestione ordinaria della società, ma ne potrebbe creare se, nell'ambito della gestione straordinaria, venisse approvato e deliberato l'aumento di capitale di cui si sente parlare da giorni e che noi per primi, circa un anno fa, avevamo segnalato come praticamente inevitabile a fine stagione.

Ebbene la circostanza del probabile "inoptato" di Lafico potrebbe spingere Exor a valutare l'utilizzo di strumenti diversi dall'aumento di capitale classico. In alternativa, i diritti Lafico potrebbero essere sottoscritti da un nuovo socio o, in mancanza, dalla stessa Exor. Vedremo cosa decideranno di fare, ma è evidente che quello di Lafico è un problema che prima o poi dovrà essere affrontato e risolto. Di sicuro c'è che, post-aumento di capitale, Lafico non sarà più socio al 7,5% come lo è adesso, ma vedrà la sua quota diluita proporzionalmente all'ammontare del nuovo capitale sottoscritto dagli altri azionisti. Conseguenza del congelamento è inoltre la sterilizzazione dei diritti amministrativi e patrimoniali di Lafico, per cui è evidente che si va verso la sostituzione del consigliere Zentuti, che in teoria dovrebbe essere espressione delle minoranze, ma che invece molti dei piccoli azionisti non sanno nemmeno che faccia abbia. Ebbene questa potrebbe essere l'occasione per aprire finalmente le porte del CdA ad un vero rappresentante dei piccoli azionisti come da me auspicato fin dal 2006.

Concludo con una riflessione dedicata al Presidente. Andrea ha davvero avuto un coraggio encomiabile e, bisogna essere obiettivi, rischia tantissimo in termini di immagine. Io credo che lui si sia reso conto della portata della sfida che ha raccolto solo successivamente al suo insediamento. Ed è anche per questo che merita il nostro sostegno, perlomeno morale, senza ipocrisie, ma con sano realismo. Noi auspichiamo che lui ce la faccia, perché se ce la fa lui ce la farà anche la Juventus. Ma non ci tireremo indietro se riterremo giusto segnalare qualcosa che non ci piace. Come già scritto qualche giorno, fa Andrea deve osare di più, deve dimostrare che il Presidente è lui e non altri. A chi obietta che è un "ministro senza portafoglio" io rispondo che anche Boniperti e Giraudo lo sono stati, ma hanno portato la Juventus sul tetto del mondo. Ed è a loro che Andrea deve ispirarsi, due modelli diversi, ma che hanno governato la Juventus con la stessa mentalità feroce, l'unica mentalità che è ammessa quando indossi quella maglia. Boniperti e Giraudo non avevano il portafoglio, ma si sapevano scegliere bene i collaboratori. E anche Andrea deve fare lo stesso. In bocca al lupo!