Chi merita la nostra fiducia e la nostra pazienza?

agnelli andrea johnUna settimana.
E' questo il tempo che ci siamo presi per commentare l'uscita di John Elkann a margine dell'Assemblea della Exor, tenutasi il 29 aprile. Un'intervista insolitamente lunga sul tema Juventus, un argomento su cui, di solito, l'erede al trono appare sempre molto evasivo e sfuggente.

Ebbene fin dalle prime parole è stato evidente che stavolta qualcuno gli avesse scritto il copione, e che lui diligentemente lo avesse imparato a memoria, visto che ha risposto dando l'impressione di essere molto "sul pezzo", esprimendo pareri a 360 gradi, su tutti gli argomenti "sensibili".
Le frasi e l'intervista di John Elkann potete leggerle QUI.
Quello che a noi invece interessa è grattare la superficie per vedere cosa c'è sotto e cercare di intuire il vero significato di un'uscita così precisa ed invasiva dell'ingegnere gestionale, soprattutto dopo un'assemblea in cui c'erano sul tappeto temi molto più importanti, per la Exor, rispetto a quelli della Juventus.

Andrea Agnelli
ha più volte ribadito e sottolineato, nel corso di questi ultimi 12 mesi, di aver ritrovato la perfetta armonia con il cugino dopo il difficile momento del 2006. Tuttavia, se noi fossimo in Andrea Agnelli, una sortita come quella di John Elkann ci avrebbe infastidito, e non poco. Il tono e gli argomenti affrontati sono sembrati più da "Presidente della società" che da "rappresentante dell'azionista di maggioranza" e questo, a prescindere dal controllo che Exor esercita sulla Juventus, non dovrebbe accadere, in quanto il portavoce delle strategie societarie, in generale, ma soprattutto in una società quotata in Borsa, dovrebbe essere il Presidente del Consiglio di Amministrazione.

Ora, noi abbiamo grande stima in Andrea Agnelli, e per molto tempo abbiamo caldeggiato il suo insediamento al vertice della Juventus come risorsa essenziale per riavviare la rinascita del Club sotto l'aspetto sportivo e gestionale. Ma non possiamo fare a meno di sottolineare che il bilancio del primo anno della sua gestione è complessivamente negativo. I motivi li abbiamo più volte descritti e non staremo qui a ripeterli, perché i nostri lettori conoscono bene la nostra opinione in merito alla gestione finanziaria, alle "sorprese" del nuovo stadio, all'inadeguatezza di Marotta, al mancato allontanamento di Blanc e alla questione "Calciopoli". Molti di questi problemi sono stati ereditati, di qualcuno invece Andrea è direttamente responsabile e non possiamo negare che oggi come oggi, per continuare a credere in un futuro migliore per la Juventus, sia necessario un grande atto di fiducia.

Ed è proprio un atto di fiducia e di pazienza quello che John Elkann ha chiesto ai tifosi e agli azionisti, dapprima parlando di 2014 come data target per un non meglio precisato "nuovo progetto", e poi allungando il cestino delle offerte, chiedendo alla gente bianconera di sostenere economicamente la società. Ma, come abbiamo più volte spiegato, fiducia e pazienza nei confronti di John Elkann noi non vogliamo e non possiamo averne. Noi non ci possiamo fidare di una persona che ha abbandonato la Juventus nelle mani dei suoi aguzzini nel 2006. Non possiamo fidarci di chi ha insediato al vertice della società un amministratore delegato inadeguato come Blanc, senza assumersene le colpe. Non possiamo avere pazienza ed aspettare un nuovo progetto al 2014 quando il principale colpevole del "vecchio progetto" è ancora al suo posto. E sulla questione soldi, come possiamo fidarci di chi spende centinaia di milioni di euro nel cricket e nella Formula 1 e poi ci viene a chiedere di mettere 10 euro a testa per il calciomercato? Senza contare che questa colletta produrrebbe poi risorse che andrebbero ad essere gestite da persone che finora hanno dimostrato di non essere all'altezza del compito, come nel caso dell'acquisto di Martinez.

E' stato poi davvero stucchevole sentir parlare di ampliamento della base azionaria, di fidelizzazione generazionale, di piccoli azionisti che partecipano alla vita aziendale e di iniziative loro riservate. Tutti concetti che erano parte integrante di un documento da noi preparato e consegnato proprio ad Andrea nell'ottobre del 2010 e che abbiamo riassunto pochi giorni fa in questo articolo.

Con questi presupposti noi non possiamo fidarci di John Elkann e non possiamo avere la pazienza che lui ci chiede. La fiducia e la pazienza noi possiamo averle solo nei confronti di Andrea Agnelli, ed è con lui che intendiamo oggi schierarci apertamente. Lui può rappresentare l'alfiere della rinascita vera, con la sua passione, e il suo guardare al futuro senza dimenticare il passato. A patto però che Andrea si ponga nelle condizioni di fare il grande salto e di tagliare il cordone ombelicale che lo tiene legato agli umori del cugino. Deve prendere in mano la Juventus per davvero, e fare il Presidente fino in fondo, con l'appoggio della gente, dei tifosi e dei piccoli azionisti, che ancora oggi non hanno peraltro un loro rappresentante nel Consiglio di Amministrazione. D'altronde fu lui stesso, nel giorno del suo insediamento, a dichiarare testualmente: “...Io sono estremamente fiero di portare il mio contributo, lo darò con il massimo della passione e il massimo dell’impegno anche andando ad eliminare una volta per tutte quello che è l’allineamento dell’interesse da parte dell’azionista, Exor, la famiglia, noi, e il management in quanto oggi c’è un cerchio che si chiude...”.
Ed infine, per legittimarsi definitivamente verso il popolo bianconero, è indispensabile suturare una volta per tutte la "grande ferita" di Calciopoli. I tempi sono ormai maturi per puntare i piedi nei confronti della FIGC affinché si faccia finalmente giustizia nei confronti della Juventus. Andrea deve cambiare pelle e affrontare la sua metamorfosi nei confronti di un sistema che finora lo ha accolto, ma che non lo ha ancora accettato fino in fondo come il Presidente della più importante squadra di calcio italiana. E' un fardello troppo ingombrante per illudersi che il tempo, e magari qualche vittoria, possano farlo digerire. E non basterà, se dovesse esserci, la revoca dello scudetto 2005-2006 all'Inter, assegnato con atto d'imperio dal commissario straordinario e amico di Moratti, Guido Rossi. Il vero epilogo dovrà essere la richiesta di revisione del processo sportivo, che è una strada, nei fatti, già percorribile sulla base delle nuove intercettazioni emerse e ormai regolarmente acquisite da Palazzi.
Il tempo ormai stringe e i nodi vengono al pettine. Noi abbiamo scelto di stare sempre dalla parte della Juventus e della sua storia e ci aspettiamo che il nostro Presidente faccia lo stesso.