Piazon e il rigore etico della nuova Juve

Marotta"Sono onorato di non aver preso Piazon a queste con­dizioni. Non sarebbe stato etico riconoscere a un mino­renne uno stipendio da un milione di euro. Cosa avreb­bero pensato i giovani con cui si sarebbe ritrovato a giocare, ragazzi che devono ancora firmare un contratto professionistico? E’ ipocrita sostenere che i calciatori guadagnano troppo e poi criticare il nostro comporta­mento in questa circostan­za".

Divertente. Una cosa bisogna riconoscerla: non ne azzecca una, proprio come Alessio Secco, ma in quanto a fantasia non lo batte nessuno.
Sgombriamo innanzitutto il campo da un atroce dilemma, in tempi di Ruby-gate: Marotta stia tranquillo, che Piazon sarebbe arrivato in Italia solo da maggiorenne, non ora. A volte le leggi brasiliane ti corrono in soccorso, chi l'avrebbe mai detto.
Ma lasciamo perdere le facezie e andiamo oltre. Quando pensavamo che il codice etico fosse un reperto archeologico cobolliano, ecco che il presunto "dirigente di grande esperienza" ci delizia con una chicca da antologia per giustificare l'ennesima figuraccia sul fronte del mercato.
L'uomo che ha comprato Martinez per 12 milioni e Bonucci per 15 scopre improvvisamente quanto sia comoda, a volte, l'etica.
E' giusto, però, chiarire prima una cosa: chi scrive, come la grande maggioranza di chi si interessa di calcio e di Juve, questo Piazon non l'ha mai visto giocare. I più volenterosi, semmai, hanno visto qualche spezzone su youtube, di quelli che potrebbero rendere anche Martinez un fenomeno.
Il discorso però è un altro: una società che aveva trovato un accordo col San Paolo sulla base di 6,5 milioni di euro, Piazon lo conosce bene eccome. Deve averlo visto a lungo e aver giudicato che, nonostante i suoi 17 anni, fosse abbastanza etico investire quella cifra su un giocatore che non aveva ancora esordito in prima squadra nel club paulista. Quindi, almeno stando ai giudizi dei nostri competentissimi osservatori, si era di fronte ad un potenziale craque di mercato. Di fronte a queste considerazioni, risulta incomprensibile come ci si sia potuti tirare indietro di fronte ad una differenza di 500.000 euro sull'ingaggio. Facciamo dei rapidi calcoli: su quattro anni di contratto, si è rinunciato al "nuovo Kaka" (vero o presunto, a questo punto conta poco) per 4 milioni lordi di differenza, dopo che si era accettato di spenderne 6,5 per il cartellino. Etica, paraculaggine o che altro?
Per non parlare poi del gran colpo di immagine di ospitarlo a Torino per tre giorni e portarlo in tribuna a vedere Juve-Roma di Coppa Italia (ops.... forse iniziamo a capire il motivo di certe pretese economiche del ragazzo....) quando ancora non si aveva in mano nulla di firmato.

E allora tanti saluti alla sbandierata politica dei giovani talenti da andare a scovare, dei "campioni da costruire in casa": bastano pochi spiccioli per lasciarsi sfuggire un possibile talento, tanto ci sarà in giro qualche altro Martinez per cui varrà la pena di sborsare quei fatidici 4 milioni di troppo.
Giova però ricordare una cosa: quando una grande squadra trova un giocatore giovane e lo ritiene un futuro campione, fa come fece il Milan con Pato nell'agosto 2007, sborsa 22 milioni sull'unghia e nessuna scusa di comodo, magari venduta per rigore etico. E appena compiuti i 18 anni va in campo e segna contro il Napoli. Certo, non sarà stato etico: immaginiamo l'orrore provato dall'allora dirigente doriano Marotta. Poi, si sa, nella nuova Juve a certe cose ci tengono: fu proprio in nome di una grande tensione etica che, nel 2006, l'attuale datore di lavoro di Marotta accettò qualsiasi infamia e ordinò che occorreva ripartire dal basso, quindi figurarsi se si poteva correre il rischio di pagare un milione di euro di stipendio ad un mocciosetto brasiliano. C'era il forte rischio di dover richiamare Zaccone.