Lettera aperta a Luciano Moggi

Come Team abbiamo ricevuto, tra ieri ed oggi, diverse lettere piene di sdegno, rabbia, sconcerto per quanto è avvenuto ieri a Napoli e per la strumentalizzazione che ne hanno fatto i media. Aspettiamo questi stessi media alla riprova: la cartina di tornasole è dietro l'angolo e stavolta si gioca presso il Tribunale di Milano, si dibatte "Bilanciopoli", un reato non meno grave e non meno condizionante per il calcio di quello "ipotizzato" a Napoli. Non pubblichiamo tutte le lettere ricevute ma questa scritta da Marmas, fratello di Team, che le rappresenta tutte.
E' una lettera aperta che Marmas indirizza a Luciano Moggi.


Caro Direttore,
sono passati diciannove mesi dalle prime avvisaglie, su giornali e tv, di quello che si sarebbe rivelato un processo mediatico, con tanto di sentenza già scritta, per Lei, Antonio Giraudo e la Juventus.

La Juve, una Emozione infinita che ha attraversato la mia esistenza e che qualcuno, tra la primavera e l’estate del 2006, ha deciso di sporcare per miserabili “giochi” di potere.
Non era la prima volta.
La Juve è la squadra più amata d’Italia ma, da sempre, anche la più odiata. Ero bambino quando sentivo favoleggiare di automobili FIAT che la Juve di Vittore Catella “regalava” agli arbitri.
L’“era” Boniperti, poi quella, irripetibile, della Triade.
Anni e anni di trionfi, e di mortificazioni per i nostri avversari, con il sentimento antijuventino che cresceva in misura esponenziale.

Non era la prima volta.
La “vicenda-doping” aveva rappresentato un salto di qualità nel “dagli alla Juve”, che a partire da quel momento sarebbe diventato uno sport nazionale, con lo status di antijuventino “elevato” al rango di categoria sociale dai media-ultras (tutti, con pochissime eccezioni) con la benedizione della politica.

Non era la prima volta, ma stavolta era diverso.
La Juve che trucca i sorteggi arbitrali, che gestisce le ammonizioni dei giocatori avversari, che telefona ad arbitri e designatori per aggiustare le partite, che “sequestra” i direttori di gara.
La Juve società eticamente “marcia”, che vince perché “ruba”.
Un quadro esageratamente fosco e un po’ grottesco.
Dopo l’inevitabile disorientamento iniziale, il primo pensiero razionale era stato: ci risiamo, ecco l’ennesimo attacco alla Juventus sferrato dagli “zeman di turno”.

La Juve che vince sempre, e troppo, nonostante i veleni, i passaporti falsi, i bilanci taroccati, gli spalma-debiti. La Juve che punta a diventare un modello di marketing calcistico a livello mondiale, e per questo va eliminata.
E più leggevo, più mi documentavo, più ragionavo con la mia testa e più cresceva, in me, la certezza che la Juve, tutta la Juve, avrebbe fatto “quadrato” in difesa della sua onorabilità e della sua Storia, così come era avvenuto per il processo-doping.
E che i “cattivi maestri” ne sarebbero usciti, anche stavolta, con le ossa rotte.

Purtroppo, non è andata così, almeno in quello che è stato definito, con sprezzo del ridicolo, processo sportivo.
Fatico ancora a crederci, ma proprio chi aveva il dovere di difendere fino in fondo un patrimonio di Valori che appassiona milioni di tifosi ha inferto la pugnalata mortale.

A distanza di mesi continuano a raccontarci, come un disco rotto, di un calcio “pulito” e di arbitri che sbagliano in buona fede, come se in quella farsa di processo fossero riusciti ad individuare una partita, una sola partita, in cui l’arbitro abbia sbagliato a favore della Juve perché istruito dalla famigerata “cupola”.
In realtà, hanno semplicemente trasformato il “gioco più bello del mondo” nel gioco più sporco d’Italia, dove chi decide non è più il campo ma il potere politico-finanziario, per il godimento dell’Italia antijuventina finalmente gratificata da cotanta “pulizia”.
In realtà, la credibilità dell’intero sistema-calcio non è mai caduta così in basso e Farsopoli appare oggi, ad una platea sempre più vasta di osservatori, per quello che è stata: una delle più grandi “porcherie” mai viste in Italia.

Ieri, con l’udienza preliminare, è iniziato a Napoli il processo penale in cui Lei, Direttore, è imputato per il reato di “associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva” insieme ad Antonio Giraudo e altre diciotto persone. Per inciso, Direttore, mi sono sempre chiesto se questa presunta associazione abbia operato solo nella stagione 2004-2005 (quella sotto inchiesta e che è costata due scudetti alla Juve) oppure, come logica vuole, anche negli anni precedenti, quando a vincere i campionati furono Lazio, Roma e Milan.
Strana “associazione” la Sua, Direttore, che fa vincere gli avversari. E comunque, la stessa logica mi porta a pensare che anche quei titoli dovrebbero essere revocati.
Misteri napoletani.

Il processo, dicevamo. Certo, l’amministrazione della Giustizia in Italia è un po’ lo specchio del Paese e un procedimento penale può durare anche 15 anni. Ma è con questa realtà che dobbiamo confrontarci.

Una realtà in cui i processi vengono celebrati, in molti casi, negli studi televisivi e sui giornali e troppi magistrati amano apparire piuttosto che essere; in cui le Istituzioni e i media si trasformano, con grande naturalezza, da garantisti a giustizialisti e viceversa, a seconda delle circostanze; in cui la fuga di notizie dalle Procure viene perseguita se tocca personaggi “eccellenti”, ignorata o addirittura giustificata se riguarda gli “altri”; in cui può accadere che un pm consegni atti riservati e coperti da segreto istruttorio ad una persona non legittimata ad entrarne in possesso, e che questa persona confermi il fatto davanti ad una commissione parlamentare, senza che ciò abbia alcuna conseguenza; in cui accade perfino che l’uso delle intercettazioni telefoniche venga considerato uno strumento di indagine assolutamente legittimo, o una barbara violazione del diritto alla privacy, a seconda di chi sia l’intercettato.

Roba da terzo mondo, Direttore.
E ci sarebbe poco da stare allegri se, vivaddio, non ci fossero un paio di certezze.
La prima: il procedimento penale poggia su princìpi cardine che sono il rispetto dei diritti della difesa, la presunzione di innocenza, l’onere della prova a carico dell’accusa.
Ciò significa che i pm napoletani dovranno dimostrare le loro tesi, e non potrà ripetersi lo “spettacolo” messo in scena nell’estate dello scorso anno dal trio Rossi-Borrelli-Palazzi.
La seconda: stavolta le sentenze non potranno solo tenere conto degli umori della “piazza”, e i giudici non potranno sconfinare nel “paranormale” per riuscire a dimostrare l’indimostrabile.
Questo, di fatto, è quanto avvenuto nel “processo” sportivo attraverso l’introduzione del 1° e 2° “principio di Ruperto” per i quali:

1. la classifica del campionato può essere alterata senza alterare i risultati delle singole partite, che equivale a dire che una somma può variare senza che cambino gli addendi

2. più violazioni dell’articolo 1 del CGS fanno una violazione dell’articolo 6, che equivale a dire che la somma di tre mele fa un melone.

E allora coraggio, Direttore!
E’ appena iniziato quello che Lei ha definito, nel suo libro, il “girone di ritorno” e noi, juventini che non dimenticano e non dimenticheranno mai, saremo al suo fianco, fino in fondo e senza cedimenti.

Prima del saluto finale voglio rivolgerle un invito, e strapparle una promessa. Quando tutto sarà finito, e insieme avremo vinto la partita più bella per Lei e per la Juve, bisognerà pensare seriamente alla possibilità di chiedere un congruo risarcimento a chi, in questi mesi, si è distinto per aver reso un pessimo servizio all’informazione e per le tonnellate di fango gettate su di Lei e sulla Juventus.
Sarà anche una occasione per contribuire a rendere l’informazione di questo paese più seria e rispettosa dei diritti altrui, maggiormente consapevole dei propri doveri.
Certo l’elenco è molto lungo, a cominciare da quel quotidiano che viene pubblicato su carta colorata, ma immagino che Lei tenga l'elenco costantemente aggiornato.
Tuttavia, se ha bisogno di una mano, può contare su di noi. Non per piaggeria o per nostalgia, come uomini in malafede potrebbero pensare, ma solo perché siamo strenui difensori dei “diritti umani”, quelli che devono essere garantiti ad ogni uomo da un paese che voglia dirsi civile e “normale”. A Lei, più che ad altri imputati, sono stati e vengono scandalosamente negati.

Le auguro un sereno Natale e un felice 2008!
E ancora grazie per le meravigliose emozioni che, insieme ad Antonio Giraudo e Roberto Bettega, ci ha regalato.

Marcello Marmas


Lo Ju29ro Team, 80 persone in un unico blocco, condivide il sentimento di Marcello e si unisce negli auguri a Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Roberto Bettega.