Speciale AA/3: Lo stile degli Agnelli non cambia

andreaPermettetemi di dirlo: la lettera di Andrea Agnelli, pubblicata il 18 giugno sul sito ufficiale della Società e indirizzata a noi Tifosi (che lui, nel suo incipit, chiama “cari”) è un esempio emblematico di quello che è stato fin dal 1924 lo stile degli Agnelli (quelli veri, non quelli acquisiti).
Quello stile che ultimamente, specie quando scimmiottato o millantato da chi non era né degno né all’altezza del blasone e del nome della Nostra Juventus, si era oramai perso e che noi tifosi abbiamo spesso invocato, specie in questi ultimi quattro miserevoli anni in cui ci chiedevamo se esso fosse una futile modalità di apparire o piuttosto un coerente modo di essere.
Ammettiamolo: tutti noi sentivamo la mancanza degli Agnelli (e almeno dell’unico, al momento, rimasto) e soprattutto del loro modo pragmatico, asciutto, essenziale, finanche scarno, ma maledettamente concreto e, soprattutto, efficace in tutte quelle occasioni importanti, specie quando essi si erano posti l’obbiettivo di vincere!
Quell’efficacia che ha prodotto in 110 anni di storia bianconera, 29 (!) scudetti
Coppe dei campioni, coppe intercontinentali, trofei e il riconoscimento unanime e oggettivo per un bel calcio coniugato a una potenza calcistica, espressione felice di un mix vincente, ammirato da molti e invidiato da tanti.
Questa lettera, ebbene, serve a dimostrare e a ritrovare quanto stile di Juve e di Agnelli ci sia in un modo di relazionarsi e di agire; in essa, abbiamo provato a destrutturare il testo, sottolineando quei passaggi che più avvalorano le nostre considerazioni e le nostre speranze di juventini veri.
La lettera parte con un “Cari tifosi” che non è una frase ipocrita, ma dimostra una certa “mescolanza” con quei sostenitori che, non tiepidamente, ma più di altri soffrono, imprecano, piangono per la loro Juve! Non sostenitori o simpatizzanti, lui ci definisce “tifosi”, sapendo che il tifo è innanzitutto coinvolgimento interiore e esistenziale e non semplice contatto formale e sporadico.
Poi la prima parola, quel “Cari” e non gentili o altro, dimostra, comunque una vicinanza cordiale.
Cioè, lui non si rivolge a dei semplici clienti o utenti, ma a Persone che lui ritiene parte degli affetti personali.
Quanta distanza siderale dai cobolli e dai blanc!
Poi Andrea traccia il primo dato temporale: “è passato un mese” da quando ha assunto la presidenza della Juventus.
Appena un mese e già…batte un colpo!
E’ passato appena un mese e già relaziona i tifosi, già ci rende conto (come doveroso e corretto) di almeno un piccolo bilancio, dicendo “…per raccontarvi le priorità della Juventus per i prossimi mesi”.
Vi ricordate le parole formali e in libertà di Cobolli?
Quanta distanza siderale!
Vi ricordate le parole o piuttosto i “silenzi” spocchiosi e presuntuosi del manager di Chambéry?
Quanta distanza siderale!
Poi accenna al calcio estivo, fatto di illusioni e di sogni; non li smentisce, ma li accomuna, con onestà e pragmatismo, a “ realtà e sincerità”, prerogative di quel mix vincente cui accennavamo prima e che hanno alimentato le vittorie della Juventus degli Agnelli, dal ‘24 a oggi.
Vi ricordate i proclami di Monsieur Blanc l’estate scorsa? “Vinceremo tutto, non vogliamo arrivare secondi!”
Quanta distanza siderale con quelle frasi donchisciottesche!
Dice Andrea Agnelli, proseguendo, “La Squadra, quella che appassiona tutti noi, è il fulcro della nostra attività e del nostro impegno.”
Dunque, passione e impegno, per quell’Entità che è la cosa principale del “nostro” impegno, non solo suo e basta, (tipo, “faso tutto mì, perché sono il migliore!”), ma soprattutto quella parola (passione) che non abbiamo mai sentito pronunciare una volta dal falso profeta francese, per il quale la Juventus era una solo una commessa, oltretutto spropositatamente ben remunerata con tre milioni e passa all’anno!
Quanta distanza siderale tra la passione e lo svolgere un lavoro!
Poi, viene fuori l’intelligenza del vero imprenditore e manager: il riconoscimento delle competenze altrui, che fanno la fortuna e il successo anche di una Società seria, non solo e sempre le proprie competenze!
“…perché l’acquisto più importante della Juventus 2010-2011 è senz’altro Giuseppe Marotta, uomo di calcio e grande conoscitore sia del mercato sia dei complessi meccanismi gestionali di una società sportiva.”
Innanzitutto spostare i meriti da sé per canalizzarli verso il proprio collaboratore più importante, per legittimarlo e sostenerlo davanti all’ambiente, e ammettendo, con una dichiarazione importante e umile, che ha avuto bisogno di un grande competente per iniziare il suo percorso.
Ben altra musica, allorquando la Newholland precipitava lo scorso campionato verso il fallimento sportivo e Monsieur Blanc ribatteva che se ci fosse stato bisogno di un competente, lui l’avrebbe chiamato, salvo farlo quando oramai era troppo tardi e non c’era proprio più niente da salvare, se non identificare un parafulmine!
Altro stile, quello di Andrea Agnelli, allorquando accennando al sostegno da dare a Marotta, dice “Jean-Claude Blanc e io stiamo garantendo tutto il sostegno necessario…” Andrea non si cita per primo, come sarebbe giusto dal punto di vista delle gerarchie; con grande signorilità, cita per primo l’uomo di Chambéry, in perfetto stile Agnelli, ma speriamo l’abbia fatto un po’ machiavellicamente.
E poi parla di sostegno, quello di cui Blanc non ha mai parlato riferendosi agli altri, sicuro com’era che dovevano essere invece gli altri, per contratto, a fornirgliene!
Uno dei passaggi forti, autentico avviso ai naviganti vicini e lontani (i giocatori) è quello dove parlando di Del Neri, dice:”A lui spetterà il delicato compito di riportare cultura e disciplina sportiva nello spogliatoio.”
Non parla solo di disciplina, la grande invocata assente del campionato passato, ma cita anche la cultura, che non è tanto quella di saper citare i classici a memoria, ma quella cultura sportiva e esistenziale, doveroso mix comportamentale per un calciatore che indossa la maglia bianconera, insieme di rispetto, educazione, senso della misura e autocontrollo, anche nei confronti dei compagni e dell’ambiente.
E riflettendo bene, il fatto di accennare allo “spogliatoio” dimostra che Lui è ben al corrente dei guasti e dei comportamenti scandalosi dell’anno passato commessi da più di un giocatore nello spogliatoio, dove perfino i panni sporchi non venivano lavati al proprio interno!
Distanza siderale nei confronti del trino Blanc che, come le tre scimmiette, faceva finta di non sapere quello che succedeva nello spogliatoio, quando perfino Buffon rientrava in campo prima, per non sentire né urla né assistere a scene da Far West!
Andrea cita, poi, la professionalità e la passione, il segreto vincente: se innanzitutto non ami la maglia e se non la ami anche con professionalità, non vai da nessuna parte e non sarai mai un vero giocatore da Juventus, altro che dire a Zac “Mister, io ci sono, ma non conti su di me!”
Questo mix, dosato in modo giusto, può far “vincere contro qualunque avversario”, proprio come indica, da vero capo azienda, Andrea Agnelli, sostenendolo, più che come una speranza, come una sicura certezza.
Parla poi di tutti i componenti della società, non escludendo nessuno, “dal primo all’ultimo ognuno nel proprio ruolo”, cioè non facendo, tanto per fare “ammuina”, ma ognuno sapendo esattamente quello che deve fare, con limiti e competenze ben precisi. Un po’ quello che succedeva già nella squadra del quinquennio, dal 1930 al 1935, dove quella squadra e quella società erano organizzate con metodi all’avanguardia per i tempi e dove il motto degli Agnelli era “ Una cosa fatta bene si può sempre fare meglio!
Dunque, proprio quello che doveva essere il pane quotidiano del manager di Chambéry, che più che essere pane si è dimostrata una molle baguette, possa e insipida! Alla faccia del manager specializzato a Harward!
Agnelli parla del suo impegno, senza risparmiare energie su tutti fronti, sapendo che dalla sede sociale, per impegnarsi, si può e si deve uscire anche alle dieci di sera.
Infine, last but not least, il tema farsopoli!
Qui Andrea, scrive in modo ben chiaro, piaccia o non piaccia, che “ sono in vigile attesa”.
Quindi non solo attende, ma quella attesa , fa capire, deve fare più paura a chi deve dimostrare di aver nascosto qualcosa, e usa un termine preciso:”vigile”, cioè attento, senza abbassare la guardia, con autorevolezza e sicurezza, sicuro che saranno gli altri (quelli che hanno giocato massimamente sporco) che devono preoccuparsi!
E poi, con intelligenza sopraffina, fa una chiamata di correo per la giustizia sportiva “che dovrà dimostrare di essere uguale per tutti”, dice proprio che “dovrà”, quindi richiamandola a un suo obbligo inderogabile e improcrastinabile, cui non potrà sfuggire in nessun modo, tanto che, semmai, con gli avversari sleali che hanno congiurato contro la Juve, ci potrà forse anche essere formale cordialità, ma non contiguità, e con i quali si potranno anche fare foto sorridenti a braccetto, (do you remember Cobolli?), ma ciò non escluderà la deroga dalla difesa dei propri diritti, di quelli degli azionisti e soprattutto di quelli dei propri tifosi, “in FIGC, in Lega Calcio e in ogni altra sede!”, proprio così caro Andrea, come avrebbero sicuramente fatto tuo padre e tuo zio, per i quali la Juventus era sacra in ogni dove e perfino… sulla improbabile rosea aperta sul bancone dei gelati!
Proprio così, indipendentemente dai Martinez, dai Bonucci, dai Pepe, dagli Storari o da chiunque verrà, perché prima degli attori c’è la Società nella quale lo stile Agnelli era alla base di tutto, proprio come richiamava sempre perfino Miss Parker, la governante inglese, ai sei rampolli della grande famiglia torinese: "Don't forget you are Agnelli", “non dimenticate che siete degli Agnelli!”
Bentornato Andrea, Bentornati Agnelli!