Il viaggio di Andrea Agnelli

andrea lapoSe non vi piacciono le lunghe analisi, non aprite questa pagina e restate pure nel vostro mondo dei dolci sogni.
Da due giorni ricevo telefonate, sms e mail sulla nomina di Andrea Agnelli alla presidenza della New-Juventus.
Lo scopo degli interlocutori è sempre quello di sapere da me, che sono un po’ studioso delle tante e stranissime vicende familiari della casa madre e degli intrecci con le vicende dell’onesto feudo longobardo, quanto possa essere proficuo questo enorme cambio di rotta del barcone torinese.
Per questa ragione ho deciso di fare il mio personalissimo punto della situazione.
Prima di cominciare ad utilizzare l’ascia, ritengo doveroso però cominciare a sviscerare tutte le considerazioni con il bisturi.
Quando cambierò strumento di lavoro, ovviamente, credo proprio che ve ne accorgerete.
Ho ascoltato con molta attenzione le dichiarazioni di John Elkann e di Andrea Agnelli rilasciate in questi giorni e ho notato molte cose interessanti.
Tanto per iniziare alla grande, si sono dileguate in pochi minuti tutte le vocine sospette di quei tifosi che in questi quattro anni ritenevano che in fondo non era comprensibile il motivo per cui avrebbe dovuto essere proprio Andrea l’uomo adatto alla guida del club.
Perché, come molti lettori sanno bene, c’è sempre stata una frangia di tifoseria che auspicava questo passaggio.
Andrea Agnelli in effetti non è mai stato molto “mediatico”, e non si sapeva bene nemmeno che timbro di voce avesse.
Qualche rara intervista è apparsa sui giornali di tanto in tanto, ma sentirlo parlare a ruota libera davanti alle telecamere è stato fondamentale per tutti noi.
I tifosetti che sollevavano dubbi su Andrea evidentemente avevano simpatie per gli amici di Moratti e Tronchetti, Lapo e John, ed erano affascinati dalle parole vuote e inutili che costoro ci hanno rifilato per molti anni, anche da molto prima di Calciopoli.
Ma visto che i gusti di solito non si discutono, lasciamo perdere.
In pochi minuti Andrea ha abbattuto tutti i dubbi.
Il dottore non scherza, è persona molto intelligente, e decisamente ha un altro passo rispetto ai cugini; parla molto bene, non dice banalità, ha personalità, affronta dialetticamente con molta competenza gli argomenti che ci sono sul tavolo, e non mancano neanche la passione e l’affetto per la famiglia e per il club.
E’ bravo anche quando racconta dell’unità familiare, dato a cui logicamente non si può credere, e quando conferma Blanc come A.D., altro dato poco edificante, ma sicuramente discusso preventivamente col cugino.
Per quello che riguarda gli obbiettivi, sembra proprio che Andrew abbia le idee chiare: potenziamento e ristrutturazione del club in tutti i settori.
Benissimo, io non dimenticherò di certo il suo silenzio degli ultimi quattro anni sullo scempio a cui abbiamo assistito, al punto che da molto tempo l’ho messo sullo stesso piano dei due inaffidabili cugini; ma questo importantissimo passo fatto alla luce del sole mi ha decisamente ammorbidito.
Ora so che, al contrario di molti altri, non è un tifoso dell’Inter, e questo per me è molto importante.
Io, come altri osservatori, mi sono fatto l’idea che forse accadranno molte cose nelle prossime settimane: dunque, come ha scritto giustamente Salvatore Cozzolino su questa testata, lasciamolo lavorare.
E, aggiungo io, buon lavoro, tante buone cose e grazie per l’impegno che ha deciso di mettere a disposizione del club morto per omicidio il 31 agosto 2006.
Se in qualche modo il club risorgerà, sarà merito suo.
Vedremo se ci saranno i tanti auspicati cambiamenti anche dal punto di vista azionario, ma ora è troppo presto per parlarne.
Ritengo molto interessante anche quanto espresso da Johnny B Good Elkann, il quale, in relazione a quanto è venuto fuori finora al processo di Napoli, ha detto che non ci sarà la revisione del processo sportivo di Calciopoli, ma le regole devono valere per tutti, e, dunque, verrà presentato un esposto agli organi competenti affinché si provveda in questo senso.
Driiiin!
Dev’essere suonata la sveglia a casa Elkann, perché, per esempio, Jaki non si era accorto finora che nel 2006 uno dei protagonisti di Calciopoli, con le telefonate più gravi, ossia Collina, invece di essere radiato o sospeso è diventato designatore.
Le regole dovevano essere uguali per tutti anche nel 2006, mica solo ora.
Interessante quindi questo piccolissimo cambio di rotta…
Adesso sarà andato a preparare il caffè?
Speriamo di sì, perché è ancora parecchio assonnato, mi sembra.
Passiamo oltre.
Al di là delle future prospettive bianconere, in relazione al club e alla sua competitività, di cui si occuperà il buon Andrea, c’è un'altra questione da risolvere.
Enorme questione. Immensa questione. Forse, irrisolvibile questione.
Lo so che molti dei lettori stanno pensando ai provvedimenti da adottare contro la vergognosa assegnazione dello scudetto all’Inter nel 2006, ma non è questa la questione vera da affrontare.
Lo so che molti altri lettori, più agguerriti, invece, stanno pensando ai provvedimenti da adottare contro la vergognosa revoca degli scudetti alla Juventus del 2006, ma non è nemmeno questa la questione vera da affrontare.
Il grande tema da affrontare, triste e avvilente, imbarazzante e vergognoso, ineludibile e spiazzante, è un altro: la regolarità dei campionati.
In buona sostanza, ci penso ormai da circa sette/otto anni, il sistema calcio è imploso su se stesso.
In questa prospettiva, la presidenza di Andrea Agnelli è un dolcissimo viaggio panoramico verso il nulla.
Come avrete notato, ho buttato via il bisturi e ho iniziato ad utilizzare l’ascia, è meglio precisarlo.
Il processo di Napoli ha solo rinverdito e sottolineato ulteriormente, agli occhi della massa dei tifosi bianconeri più attenti, tutte le problematiche che vivono nel calcio nostrano.
E forse non solo nostrano.
Parliamone un attimo.
Probabili alterazioni dei referti a favore di altri club, e non a favore della Juventus.
Inequivocabili e asfissianti pressioni ai designatori che raffigurano perfettamente l’illecito sportivo, e anche qui niente Juventus.
Probabili regali di valore economico elevato ai designatori e forse anche ad altri soggetti che in teoria dovrebbero essere super partes, da parte di dirigenti di altri club, e non della Juventus.
Vi sono stati, questi sì provati, rapporti molto amichevoli tra alcuni arbitri in attività e dirigenti di altri club, e non della Juventus.
Compresi incontri privati e telefonate personali.
Sono provati rapporti amichevoli tra alcuni guardalinee e dirigenti di altri club, e non della Juventus.
Probabili incontri e lunghi dialoghi di dirigenti di club con arbitri prima e durante la partita.
Vi sono probabili pedinamenti e spionaggio di vario genere ai danni di dirigenti di diversi club, arbitri, giocatori, dirigenti della Federazione, semplici cittadini.
Perché, come tutte le persone intelligenti possono immaginare, lo spionaggio ai danni di una persona colpisce indirettamente tutti coloro che a vario titolo (personale e non) vengono a contatto con questa.
Questo mi sembra chiaro, se ascolto una telefonata di Tizio ascolto anche il suo interlocutore.
E’ alla luce del sole, sia per i fatti che per le norme, il diverso criterio interpretativo utilizzato nei processi sportivi in generale: il criterio cambia a seconda di chi è l’imputato.
Addirittura ciò è avvenuto anche nello stesso processo sportivo (vedi 2006).
Vi sono scudetti vinti con l’aiuto del cambiamento delle regole in corsa da parte della Federazione, il che ha permesso l’utilizzo di giocatori che altrimenti non avrebbero potuto giocare.
Anche qui niente Juventus.
Vi sono scudetti vinti con passaporti falsi in campo.
Anche qui niente Juventus.
Vi sono dirigenti di club che sono responsabili di illeciti sportivi vari e che non sono stati giudicati.
Vi sono club che da anni non hanno i mezzi finanziari per iscriversi al campionato e che tuttavia giocano e vincono trofei di gomma.
Vi sono club che nel recente passato hanno commesso, tramite i propri dirigenti, moltissimi illeciti nell’ambito del calciomercato.
E via così; si potrebbe continuare ad elencare schifezze per giorni interi.
Senza tralasciare tutto il resto che nel calcio entra sempre: interessi, sponsor, diritti televisivi, giornalisti scorretti, televisioni di parte, giornali di parte, conflitti d’interesse, ecc.
Per risolvere una serie così lunga e impressionante di problemi è necessario tagliare tutto l’albero marcio del sistema calcio.
Serve l’appoggio di una magistratura seria competente e non di parte.
La massoneria lasciamola da parte, grazie.
Serve l’appoggio di tutti gli sportivi e non dei tifosi stile “Basta che vinco, non mi interessa come”.
Serve l’appoggio dei veri giornalisti, quelli disinteressati al volere del padrone/editore.
Serve una televisione seria e di approfondimento.
Servono tante cose che Andrea Agnelli non ha.
Servirebbe anche la fortissima collaborazione della famiglia, cosa di cui dubito fortemente.
Andrea può solo costruire un club più forte e competitivo, se non gli rompono le uova nel paniere.
Tutto qui.
Al di là degli scudetti e della giustizia sportiva, su cui è troppo presto per parlare, perché le dichiarazioni potrebbero anche cambiare da qui a breve, serve molto molto molto altro.
Troppo, anche per uno che porta il cognome Agnelli.
Nella mia vita ricorderò sempre, con molta tristezza, i dieci minuti della telefonata tra Moggi e Tosatti, perché credo che dentro quel bellissimo dialogo ci siano tutti gli spunti riflessivi che io mi porto dentro da molti anni.
Vi invito ad ascoltarla (clicca qui), se per caso non lo avete ancora fatto.
La verità è che Andrea è salito su una barca che naviga verso i confini del mondo.
Un romantico e avventuroso viaggio verso il niente.
La verità è che, nonostante l’impegno che lui ci metterà, i tifosi, ammesso che abbiano ancora un po’ di coscienza, non dovrebbero più guardare la tv, non dovrebbero più comprare i giornali, non dovrebbero più acquistare maglie, sciarpe ecc, e non dovrebbero più andare allo stadio per sostenere un club che gioca un campionato di wrestling spacciato per calcio.
Purtroppo così non sarà, o almeno, non lo sarà per tutti.
Non appena verrà comprato qualche campione il tifoso ricomincerà a sognare di vincere.
Non appena Andrea otterrà qualche buon risultato ci sarà il boom degli abbonamenti per la prossima stagione.
Anch'io sono orgogliOSO di vedere su quella poltrona Andrea Agnelli, ma mi sento anche parecchio orgogliONE tutte le volte che spendo anche solo un euro per dei campionati come questi.
Così, dopo l’ennesima esibizione del grande circo della vergogna, il 31 agosto 2006 ho preso la mia decisione.
E continuerò sulla stessa strada.
Io seguo tutto il possibile senza spendere neanche un euro, e non andrò mai più allo stadio fino a quando non si avrà una situazione almeno simile alla regolarità.
Boicotto tutto. Boicotto persino la proprietà stessa della Juventus (giornali e prodotti di vario genere).
Questo non è calcio, è una mozzarella andata a male.
Che se la tengano e se la addentino pure tutti coloro a cui piace.
Io allo stadio non ci vado più, nemmeno se mi regalano il biglietto.
Io allo stadio non ci vado più, nemmeno se viene a prendermi a casa la polizia.