Verso i mondiali /1

Iniziamo oggi una serie di puntate in cui presentiamo le partecipanti al prossimo Campionato del Mondo di calcio, Brasile 2014, con un occhio soprattutto a curiosità legate alla storia calcistica delle rispettive Nazioni. Cominciamo con l'Honduras:
 

Honduras
52° nel Ranking FIFA, è alla terza partecipazione al Mondiale dopo le esperienze del 1982 e del 2010, eliminato entrambe le volte al primo turno.
E' stata la prima squadra della storia dei Mondiali a portare nella spedizione tre fratelli: Wilson, Jerry e Johnny Palacios, presenti nel mondiale sudafricano.
 
Il calcio ha segnato un pezzo di storia importante per l'Honduras, in particolare nella fortissima rivalità con la nazione confinante di El Salvador. Quando era ormai alle porte il 1970, l'anno in cui la massima competizione calcistica mondiale si sarebbe disputata in Messico, le due Nazioni erano sull'orlo di una crisi internazionale a causa di una questione agraria. Nel 1960 gli Usa avevano stimolato la nascita di un mercato comune centroamericano per favorire le proprie multinazionali, mettendo a loro disposizione grandissime distese di terra e altrettanta abbondante manodopera a basso costo, soprattutto per la coltivazione delle banane.

El Salvador, il paese più avanzato dei cinque dell'America centrale coinvolti nell'accordo, vide svilupparsi un vero e proprio boom economico del proprio settore agricolo fino ad arrivare alla sua completa saturazione. Si arrivò al punto che non c'erano più terreni salvadoregni per i campesinos, i quali cominciarono a cercare maggior fortuna nel vicino Honduras. Per sopperire ai problemi sorti da questo esodo di massa, venne stipulata una Convenzione bilaterale sull'immigrazione, in modo da regolarizzare l'afflusso degli agricoltori da un Paese all'altro. Le due Nazioni, però, erano guidate da due dittatori filo-statunitensi (è proprio in riferimento a questi Paesi che nasce l'espressione "Repubblica delle banane"), i quali non avevano nessuna intenzione di scontentare le multinazionali per favorire l'integrazione degli immigrati.
 
Dal sito Ilcatenaccio.es:
"I due dittatori filostatunitensi, Oswaldo López Arellano (Honduras) e Fidel Sñanchez Hernández (El Salvador), non avevano, però, fatto i conti con il malcontento dei lavoratori honduregni che reclamavano una più equa redistribuzione delle terre in mano a pochissime famiglie di latifondisti. López Arellano, tuttavia, per non scontentare i potenti, soprattutto l’egemonica United Fruit (l’attuale Chiquita), privandoli di parte delle proprietà pensò bene che la soluzione passasse per rispedire i salvadoregni nel loro paese. E così, nell’aprile del 1969 il ministero dell’Agricoltura decretò la confisca delle terre e l’espulsione di tutti i proprietari terrieri che non fossero nati in Honduras."
E' in questo clima di tensione sociale che le Nazionali di calcio dei due Paesi giungono alle semifinali degli spareggi per un posto ai mondiali di Mexico '70.
Partite di andata e ritorno.
 
La cronaca di quello che avvenne, dal sito calcioromantico.com:
«Tegucigalpa, 8 giugno 1969. È in programma nella capitale honduregna l’andata della semifinale per la qualificazione ai Campionati del Mondo dell’anno successivo, proprio contro El Salvador. I giocatori ospiti arrivano in Honduras solo la sera prima per evitare di trovarsi in mezzo a disordini, ma la loro trasferta si trasforma ben presto in un incubo; i tifosi locali prendono di mira l’albergo in cui alloggiano gli odiati avversari e fanno di tutto per non far dormire la rappresentativa salvadoregna, lanciando oggetti contro le finestre e suonando i clacson per tutta la notte. L’indomani l’insonnolita e intimidita nazionale di El Salvador viene sconfitta per 1-0, il gol vittoria per l’Honduras arriva dopo 89 minuti di gioco e provoca un altro episodio destinato ad alimentare ulteriormente la tensione.

A San Salvador la diciottenne Amelia Bolanos stava guardando la partita in tv: al gol subìto dalla sua nazionale prende la pistola del padre e si spara al cuore. Il governo salvadoregno organizza subito i funerali di Stato con tanto di presidente della Repubblica, personalità politiche e militari, nonché i calciatori sconfitti in Honduras. L’indomani il quotidiano El Nacional scrive che la giovane non aveva retto nel vedere “la sua patria messa in ginocchio”.
San Salvador, 15 giugno 1969. Amelia Bolanos nella settimana trascorsa tra le due partite era così diventata una sorta di eroina nazionale, in suo nome i salvadoregni gridavano vendetta e con le sue foto in mano accolgono l’autobus che trasporta la rappresentativa honduregna. Anche in questo caso la notte precedente all’incontro l’albergo in cui alloggiano i giocatori è assediato, ma il clima è ancora più teso di sette giorni prima. I calciatori al mattino sono scortati da carri armati per essere accompagnati allo stadio Flor Blanca, anch’esso circondato dall’esercito durante il match.

La nazionale honduregna pensa saggiamente a salvarsi la pelle più che a vincere la partita, a maggior ragione dopo aver sentito il proprio inno coperto dai fischi e visto la sua bandiera bruciare: infatti il risultato finale è 3-0 per El Salvador. “Meno male che abbiamo perso”, commenta l’allenatore dell’Honduras Mario Griffin. La squadra è scortata anche per raggiungere l’aeroporto, ma tra i tifosi ospiti che cercano di fuggire verso la frontiera (peraltro chiusa alcune ore più tardi) si riscontrano due morti e decine di feriti, oltre a circa 150 automobili date alle fiamme.
Città del Messico, 27 giugno 1969. Il regolamento delle qualificazioni mondiali per la CONCAFAF prevedeva l’accesso alla finale per la squadra che avrebbe ottenuto più punti nella mini-classifica determinata dai due incontri, senza concepire né la regola dei gol in trasferta né quella della differenza reti. Honduras ed El Salvador, avendo vinto una partita a testa, sono quindi costrette a giocarne una terza in campo neutro. Lo stadio scelto per questo delicatissimo match è il mitico Azteca, costruito poco tempo prima; le due contendenti arrivano all’appuntamento imbottite di propaganda mediatica contro i rispettivi nemici, tensione quindi alle stelle. Ma stavolta è partita vera e si conclude 2-2 nei novanta minuti; ai supplementari la spunta El Salvador con un gol al 101′ di Mauricio Rodriguez, che molto probabilmente non sospetta cosa sta per scatenare la sua rete."
E' la classica goccia che fa traboccare il vaso. Il 14 luglio scoppia quella che viene ricordata, appunto, come "La guerra del calcio" ma anche come la guerra "delle 100 ore" essendo il conflitto a fuoco durato appena 4 giorni. Ma che costò la vita a circa 5.000 persone! I rapporti tra Honduras ed El Salvador rimasero comunque tesi per tanti anni; il trattato di pace, infatti, venne firmato solo nel 1980 mentre la controversia per il possesso dello strategico Golfo di Fonseca è stata risolta dalla Corte di giustizia internazionale nel 1992».
 
Calciatori famosi: David Suazo (Cagliari, Inter, Benfica, Genoa, Catania)
Miglior piazzamento ai Mondiali: sempre eliminato al primo turno.
Obiettivo massimo ai Mondiali: La prima vittoria.
Girone e avversari: Gruppo E con Svizzera, Francia ed Ecuador.