40 anni di calcio e segreti in compagnia di Luciano Moggi

Mandarlo via dalla Juventus e stata la sua fortuna. La sua vita è cambiata grazie a una telefonata che mi arrivò a fine ottobre 2001. A chiamare era stato Berlusconi, che, avendo deciso di cacciare il deludente Fatih Terim, mi chiese:  “Mi dica, Moggi, non ha un allenatore buono da consigliarmi?” Gli risposi con una sola parola: “Ancelotti”. Terminai in fretta la telefonata, perchè sapevo che in quello stesso momento Carlo era in viaggio per la sua Parma, dove aveva appuntamento con i dirigenti del Galatasaray. Lo chiamai immediatamente e gli dissi: “ Carlo, vai al Milan!”  Lui era incredulo: “Direttore, ma cosa dice? Sto andando a firmare con i turchi!” Ma non raggiunse mai Parma: diede buca al Gala, giro l’auto e si diresse verso la sede del Milan, la sua nuova società. Lo stesso Del Piero, deve molto a Carletto: sacrificammo Thierry Henry pur di recuperarlo, e credo ne sia valsa la pena, visti gli ottimi risultati di Pinturicchio e la sostanziosa plusvalenza ottenuta dall’Arsenal.

Il passo precedente è una anticipazione del nuovo libro di Luciano Moggi, Il pallone lo porto io, che uscirà nelle librerie il prossimo 13 maggio. Nemmeno il suo più acerrimo detrattore potrà mai contestare un dato di fatto: Luciano Moggi di calcio e di calciatori se ne intende molto, probabilmente più di chiunque altro nel nostro Paese. Passione, fiuto e capacità manageriali sono stati il propellente della sua straordinaria traiettoria professionale, iniziata in un’umile famiglia della provincia di Siena e conclusa, causa Calciopoli, come direttore generale del club più prestigioso d’Italia ai suoi massimi storici: la Juventus della Triade (gli altri due erano Giraudo e Bettega) ha vinto con continuità tutto quello che c’era da vincere. In questo libro ci sono i segreti e le rivelazioni sul calcio italiano degli ultimi quarant’anni relativi ai giocatori simbolo, agli allenatori mitici e ai presidenti delle squadre più importanti della massima serie.

Si scopre che un giovanissimo ma già promettente Del Piero era stato ceduto scelleratamente al Parma, che Cristiano Ronaldo non arrivò alla Juventus per colpa preterintenzionale di Marcelo Salas, che quel genio di Maradona era diventato un peso insopportabile, che Ferlaino giudicava Zola troppo brutto per essere bravo, che il Gran Premio di Monaco ha rischiato di travolgere il passaggio di Ibrahimovic in bianconero, e che nella cassaforte di casa Moggi giace un contratto da direttore sportivo firmato dall’allora presidente dell’Inter, Massimo Moratti: correva l’anno 1998.

Nell’appendice finale del libro ci sono cento domande secche in cui il Direttore si sbizzarrisce in giudizi chirurgici anche sui protagonisti attuali: fra gli altri, dove potrà arrivare Mario Balotelli, qual è il difetto di Walter Mazzarri e quanto vale veramente Rafa Benítez. Leggere Il pallone lo porto io è come stare per dieci giorni consecutivi al Bar Sport e scoprire tutti gli highlights e i retroscena più clamorosi dello sport nazionale italiano, svelati dal dirigente sportivo più vincente, discusso e influente dell’ultimo secolo.