Torino, provincia di Juventus - Ma, se segna Agroppi...

Il bar Sport di piazza Carducci non esiste più. Qualche anno fa è stato inghiottito dai lavori per la stazione della métro: oggi, al suo posto, oltre all'ascensore che conduce ai treni, il punto vendita di una nota compagnia di telefonia mobile. Ma nel '73 era l'approdo preferito di ogni dopopartita: lo raggiungevi in pullman o, più spesso, a piedi (poco più di un km dal Comunale). E ci trovavi quelli che, non avendo potuto assistere all'evento se non attraverso le radioline con il secondo tempo di "Tutto il calcio minuto per minuto", erano avidi di particolari e ti tempestavano di domande:

"Com'è stata?" "Abbiamo dominato, come al solito". "E' stato bello il gol del Barone?" "Fantastico!". "Come ha giocato Pietruzzu?" "Non ha segnato, ma tutte le azioni buone in attacco le ha fatte lui"... e così via, di volta in volta, partita dopo partita. Finché un giorno: "Ma ha segnato pure Agroppi?" "Lascia perdere... (segue un bestemmione)". "Ma come cazzo si fa?" "Non lo so, guarda. E hanno pure fatto un bel goal". "Sì, ma... da Agroppi??? (scuotendo la testa)".

Ora, va detto che il povero Agroppi, anche se è stato consegnato alla storia come una sorta di medianaccio falloso e litigioso, in realtà non era affatto così scarso, e non aveva neppure dei brutti piedi. Ma era un "nemico", uno dei simboli granata. Nell'immaginario dei tifosi, lui stava al Toro come Furino stava alla Juve. Con qualche differenza sostanziale, non trascurabile e non solo tecnica: a fine carriera, Furia avrà vinto otto scudetti, Geppetto zero. Ma in quella domenica, 4 marzo 1973, fu protagonista lui.

Va detto che quel campionato lo disputavamo da campioni in carica, ma senza la brillantezza della stagione precedente. Il buon Vycpalek aveva a disposizione gli stessi uomini, con in più Zoff al posto di Carmignani e (grazie all'intuizione di Allodi) il vecchio Altafini, sempre pronto a dare il suo contributo realizzativo quando toccava a lui. Inoltre, finalmente guarito dalla malattia che lo aveva tenuto fuori per tutto il girone di ritorno dell'anno prima, era tornato in campo anche Bettega. Ma il Milan di Rivera sembrava dominare: spettacolo, goal (più di due per partita), ma anche un po' di discontinuità. La novità era la Lazio, neopromossa: poche concessioni allo spettacolo, pochi goal segnati, pochissimi subiti. E sempre lì a giocarsela coi rossoneri. Noi eravamo un po' la sintesi tra le due e, a parte il titolo di campioni d'inverno in coabitazione col Milan, continuavamo a galleggiare a pochi punti di distanza da loro, ma senza mai riuscire a superarle. Milan e Lazio sembravano avere una marcia in più, e a noi non restava che cercare di stare lì agganciati, in attesa di momenti più propizi.

Avevamo già perso il derby dell'andata: doppietta del solito Pulici e goal di Anastasi ad accorciare le distanze. Il Toro non era tra le protagoniste di quel campionato, ma nei derby giocava non "la partita della vita", di più. E perdiamo male, molto male, anche quello di ritorno. Rigore su Pulici, realizzato dallo stesso e, una decina di minuti dopo, con uno schema d'altri tempi su punizione (finta di Agroppi, Sala-Rampanti-Agroppi), becchiamo pure il secondo. Perdere anche questo derby dà fastidio, parecchio, anche perché ti allontana dal primato in classifica. Perderlo prendendo goal da Agroppi è un trauma, una di quelle cose che ti segnano.

Il bar Sport ha una caratteristica che lo rende praticamente unico: un immenso salone nel seminterrato, nel lato sinistro trovano posto 5-6 biliardi e, nel lato destro, almeno altrettanti tavoli da ping pong. Al ritorno dallo stadio, spesso accade che discussioni e commenti sulla partita lascino poi il posto ad interminabili sfide racchetta alla mano. Ed è così anche quel pomeriggio, nonostante tutto... ma arriva Alfonso. Che è il più classico dei rompiballe da bar: quello che si intromette in tutte le discussioni, quello che partecipa (non invitato) a qualunque disputa, guidato dall'insano desiderio di imporre la propria presenza. E' un bravo ragazzo, dall'aria un po' sfigata, ed è pure tifoso granata. E l'hai bastonato decine di volte, tanto nelle discussioni da tifosi quanto in improponibili (data la differente tecnica) partite a ping pong.

La sta menando con la vittoria nel secondo derby e con il goal segnato da Agroppi. In fondo è una buona idea quella di zittirlo e punirlo dandogli una racchetta in mano. L'amico Saverio gliela cede volentieri. No, non ci giochiamo nulla: solo il prestigio. Inizia bene, Alfonso, ma tu hai dalla tua la calma del più forte, quello che tanto alla fine vince... o almeno, è quello che credi. Già, perché (anche se non te ne rendi conto) al posto dell'abituale sicurezza c'è la rabbia derivante dal derby perso. E poi, in realtà stai giocando non contro Alfonso, ma contro l'odiato granata e il suo goal. E, quel giorno lì, il vincente è lui. E' la prima e (a memoria) l'ultima volta che accade, ma ti ha battuto: 3 partite a 2. D'altronde, se nel derby il goal l'ha segnato Agroppi, vuol dire che tutto può succedere, compreso perdere a ping pong contro Alfonso...

A 16 anni, non è facile realizzare che un campionato lo puoi vincere anche se perdi tutti e due i derby. Ma è già successo, e succederà ancora, checché ne dicano i compagni di scuola, pronti ai fin troppo scontati sfottò della settimana successiva. Facile, per loro. Tu sei condannato a vincere sempre, a loro basta vincere (o almeno non perdere) quelle due partite. Per loro, due partite da giocare alla morte. Per noi, trenta partite da giocare per vincerle tutte.
Quel campionato finirà poi, come tutti ricordano, con le 5 pappine prese dal Milan a Verona, nello stesso pomeriggio in cui Cuccureddu a Roma raddoppia nel finale il goal del pareggio realizzato in precedenza da Altafini, cucendo sulle maglie bianconere un inaspettato quindicesimo scudetto. Incredibile che uno squadrone come il Milan (65 reti realizzate in 30 partite) butti via il campionato all'ultima giornata. Incredibile che la Lazio, dopo un testa a testa coi rossoneri durato l'intera stagione, si lasci sfuggire l'occasione andando a perdere a Napoli. Incredibile che la Juve, che non aveva mai dato la sensazione di potersi imporre sulle avversarie più accreditate, tiri fuori ancora una volta le risorse di chi è nato per primeggiare non appena se ne presenti l'occasione.

Già, tutto incredibile. Incredibile come perdere un derby con un goal di Agroppi...



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