Kwadwo Asamoah - Tecnicalità

Campionario - Carico e scarico di calciatori che malgrado tutto non dimenticheremo mai


Se Kwadwo Asamoah avesse avuto la fortuna di giocare accanto a Felipe Melo, oggi il mondo ne conoscerebbe pienamente le eccellenti qualità tecniche. Lo osservate mettere giù i lanci morbidi di Pirlo o quelli tesi ma precisi di Arturo Vidal e pensate che sì certo, magari De Ceglie non ce la fa, ma persino voi non avreste poi grossi problemi nell'addomesticare palloni così civilizzati.
Quando la palla imbizzarrisce, però, e succede anche nel Paese delle Meraviglie, capisci qualcosa di più. La normalizzazione della sfera avviene, da manuale, in tre tocchi, in cui è compresa un'astuta finta, a protezione del pallone. Un tocco per fermarne la rotazione, un altro per proteggerlo e il terzo è già una giocata. L'intera manovra è compiuta in equilibrio precario, una specie di capoeira applicata allo stop. Questa cosa qui, Kwadwo non la sbaglia mai. E' a prova di Felipe Melo e dei suoi lanci bruti.

Un'altra cosa in cui Kwadwo eccelle è la posizione da tenere in campo, in tempo di pace. E' sempre lì dove deve essere, non un metro più avanti, non uno indietro. Stringe e allarga, quando richiesto. Non gli puoi dire niente, nemmeno in questo caso.
E' vero: non è altrettanto bravo ad attaccare negli spazi, nel prenderti alle spalle, nel tagliare la strada come fa quel pirata di Lichtsteiner. Lo sa fare, intendiamoci, ne ha dato prova, ma quel guizzo è raramente parte della sua partita, è un qualcosa che ha imparato - Kwadwo nasce centrocampista - ma che non appartiene alla sua personalità calcistica. Asamoah non fa le imboscate.

E' per questa ragione, ossia la sua chiarissima preferenza per il pallone, per lo strumento, anziché per lo spazio, che, più spesso che no, le azioni offensive di Asamoah terminano con un frustrante uno contro uno, dall'esito scontato. Kwadwo procederà con il pallone incollato ai piedi, zompettando con un sottotesto di finte e controfinte talmente scolastiche da sembrare uno di quei rituali che gli ossessivo-compulsivi si impongono di ripetere per neutralizzare le proprie ossessioni. O una superstizione, chiamiamola così.
Un difensore normointelligente non farà altro che rispondere a questo raffinato repertorio di bluff, capace di farti perdere sempre anche a pari e dispari, zompettando allo stesso modo all'indietro. A quel punto, il peggior Kwadwo proverà un cross che colpirà in pieno il suddetto difensore, oppure la sua migliore versione opererà un preciso passaggio orizzontale per un centrocampista accorrente. E' questa una giocata intelligente, stilistica, finanche originale, mentre i suoi cross sembrano nulla più che una pedante dimostrazione della fallacia della superstizione.

Sono convinto che il tecnico Asamoah, l'ingegner Asamoah mi risponderebbe che, affinché il suddetto passaggio orizzontale possa essere eseguito, necessita di un congruo numero di cross falliti, potendo così lasciare il difendente nel dubbio statistico che precede il lancio di una monetina. Ne sono sicuro, perché Asamoah è un tecnico, mica un superstizioso. Un giocatore intelligente, rapido e preciso nell'applicare gli schemi di squadra, abile nel trattare il pallone. Un tecnico (l'ho già detto?) a tutto tondo.

Ora: c'è questa confusione semantica. Mia, in particolare. Io tendo sempre a descrivere un giocatore creativo come uno "molto tecnico". Il che chiaramente è un prerequisito: come in tutte le arti e mestieri, è difficile esprimere la propria creatività, senza il supporto della tecnica (e però se proprio mi sfidate ad individuare l'eccezione che conferma la regola, il giocatore creativo ma non tecnico, tornerei a citare il tracotante Felipe Melo, una specie di anchilosato con velleità da Caravaggio), ma chiaramente non un sinonimo, come è ormai chiaro vedendo giocare Asamoah. L'amico architetto, calciofobo per professione, giustamente mi bacchetta sempre su questa cosa, indulgendo in immaginifici paragoni tra forme disegnate nell'aria a due mani e offrendomi ogni volta un bignamino di storia dell'architettura. Tecnico è una cosa bruttissima, dice. Sapete, c'è questa inspiegabile guerra fredda tra architetti e ingegneri, senza alcun senso, un po' come appunto se a Pirlo stesse sul cazzo Asamoah. Vai a capirli. 

D'altra parte, però, ci si può innamorare veramente di un ingegnere? Recenti studi dicono che sì, si può. E succede in genere quando si diventa vecchi. Non solo l'occhialuto bipede ti apparirà buffo anziché irritante quando, mostratosi incapace di collegare il decoder al televisore, si dilungherà in tecnicalità per giustificarsi, non solo troverai davvero sensibile da parte sua volerti spiegare ancora una volta, con sempre rinnovato entusiasmo, gli effetti della forza di Coriolis, non solo ti sforzerai di interpretare come inconsapevole postmodernità la sua passione per i giochi di ruolo, non solo ne perdonerai i difetti, insomma, ma lo amerai per i suoi confortanti pregi, la sua innocenza, la sua regolarità, il suo funzionare. Smetterai di crederlo quantomeno innocuo e te ne innamorerai. E quando cercherà di stupirti raccontando una barzelletta insulsamente tecnica, tipo, nel nostro caso, qual è il colmo per un centromediano metodista*, riderai di gusto.
Questo succederà quando diventerai vecchio.

Nel frattempo, siccome è giovane anche Kwadwo, ti aspetterai che la smetta di compulsare il libretto delle istruzioni prima di entrare in campo, che si prenda una bella sbronza a base di dribbling, che faccia esperimenti con la vita. Si faccia mandare affanculo da Conte, una buona volta, come fa Lichtsteiner. I maestri devono essere anche nemici, è una dura lezione per i primi della classe, ma va vissuta.
Io me lo ricordo l'Asamoah che arrivò all'accademia. Tre partite per chiamarlo Awesomah, un tipetto tutto cambi di marcia repentini,  dribbling fulminanti, capace di conquistare il fondocampo con facilità. Un giocatore creativo, tecnico e creativo. Ricordava, al netto delle turbolenze comportamentali, il mitico Edgar Davids. Era giovane, cazzo.
Ora invece funziona. E funziona benissimo, per carità. E' maturato, mi dite. Ma vuoi farmela vedere ancora qualche cazzata?

Il grande lavoro di Conte, quello senza cui sarebbe stato impossibile scrivere questa totalmente non necessaria rubrica, è stato sicuramente quello di tirare fuori una personalità da ognuno dei suoi giocatori, qualcosa che li rende calciatori (uomini in questo speciale momento di verità che è la partita) che, bene o male, non dimenticheremo mai.
Asamoah è il secchione.
Forse, però avrebbe potuto essere qualcosa di diverso e divertente.

(Se non ci fosse stata la svolta "italiana" di Conte. Rimando agli articoli dei ben informati amici Emilio Cambiaghi e Zed Mostronero)

L'articolo finisce qui.

E ORA, PER QUALCOSA DI COMPLETAMENTE DIFFERENTE...
Ora faccio lo scemo.
L'altra sera, come voi tutti, ho visto Arsenal-Napoli. Non per gufare: il Napoli mi è molto simpatico. Perché amo Wenger e le sue orge di centrocampisti. I centrocampisti, che passione. Io sono come lui: ne schiererei 10, tutti bassissimi, più un portiere che sappia impostare. Neuer, Xavi, Rosicky, Modric, Cazorla, Pirlo, Marchisio, Iniesta, Ramires, Seedorf, Fabregas. E me la gioco con tutti. Se uno segna 25 goal in una stagione, lo vendo, proprio come fa Arséne. Uno che quando ci ha mazzolato, ci ha sempre fatto il regalo di una lezione. Lo so, Wenger alla fine vince poco, ma sapete come sono fatto, ormai. Wenger ama la gioventù e anch'io sono come lui, voglio che i giocatori restino giovani, per sempre giovani, che si gettino in imprese sconsiderate. In difesa i vecchi, ci mancherebbe, ma là davanti divertitevi. L'avete visto ieri sera come si gioca con tanti centrocampisti tecnici (ops, creativi) tutti insieme?

Quindi termino con una buffonata da bar sport:
(4-3-2-1) Buffon, Lichtsteiner, Barzagli, Bonucci, Chiellini, Pirlo, Pogba, Marchisio, Awesomoah, Vidal, Tevez.
Ho schierato gli undici migliori giocatori della rosa e restituito la gioventù a Kwadwo. What a wonderful world.

* Chiedete pure a Yahoo Answers, io non ho il cuore per rispondere.

Puntate precedenti:
1 - Mirko Vucinic, simbolo di pace
2 - Paul Pogba e il romanzo di formazione
3 - Simone Padoin, il giocatore di fatica nell'epoca della sua riproducibilità tecnica
4 - Stephan Lichtsteiner, la parabola dell'uomo quadrato
5 - Fabio Quagliarella will have his revenge on Youtube - Elogio del lavoro estemporaneo
6 - Andrea Pirlo - Non è un artista
7 - Arturo Vidal - Week-end warrior
8- Claudio Marchisio - Normale è il nuovo speciale
9 - BarzagliBonucciChiellini - Finché Conte non vi separi (1/2)
10 - BarzagliBonucciChiellini - Finché Conte non vi separi (2/2)
11- Sebastian Giovinco - Ritratto del fantasista da giovane
12 - Nicklas Bendtner - Ragazzo fortunato
13 - Gianluigi Buffon - La solitudine dei numeri uno 1/2
14 - Gianluigi Buffon - La solitudine dei numeri uno 2/2
15 - Giaccherini - Mio piccolo amico
16 - Alessandro Matri - Il calciatore


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