Il terzo sigillo

MorattiCi si avvia all’epilogo di questo terzo campionato all’ombra di Calciopoli e la domanda che ci si deve porre non è se la più raccomandata dagli italiani riuscirà a compiere l’impresa, ma se, incamerato anche questo scudetto tarocco, si dovrà ritenere definitivamente compiuta anche quell’opera sociale di risarcimento per i tanti miliardi buttati al vento in diciotto lunghi anni e finalmente si potrà tornare ad un torneo credibile.

Il primo dei tre scudetti venne servito al tavolino e si racconta che venne festeggiato a champagne da Sua Onestà Presidenziale in compagnia della colf filippina, quest’ultima partecipando per puro dovere di impiego.
Molti si schernirono, dicendo che non si sarebbe dovuto accettare, come se il prezioso riconoscimento fosse stato graziosamente imposto e non invece calorosamente e pubblicamente richiesto da Sua Onestà e propiziato dal molto Straordinario Commissario, appena insediatosi ai vertici della federazione calcistica.
Purtroppo non potè neppure essere onorato in Europa, dove la magra figura consueta arrivò puntuale a ricordare come stessero le cose.
Si sentì dire che lo scarso impegno nel torneo nazionale aveva disabituato i giocatori dalla lotta, così risultando danneggiati nei grandi impegni continentali.
Difficile allenarsi senza avversari all’altezza, era inevitabile che finisse così …

Infatti il secondo dei tre scudetti venne costruito, dopo avere saccheggiato la grande assente in applicazione del principio del giusto bottino di guerra, con una agevole galoppata senza intoppi arbitrali, ma soprattutto senza concorrenza.
La colf filippina fu questa volta dispensata dai festeggiamenti, essendo la comitiva in festa già sufficientemente numerosa: oltre a Sua Onestà Tronchettata, tutto il personale giocante e non, quello scrivente sulle gazzette e qualche ultras meno esigente.
Colpì più di tutto il resto la gioia dei protagonisti, che col grido “Vinciamo senza rubare“ rivelarono che non di vera gioia si trattò.
Per dare lustro all’impresa non bastava l’impresa stessa, occorreva segnare la differenza con le imprese del passato: destino cinico e baro non poter gioire senza livore e con consapevolezza dei propri meriti, dover ancora appellarsi al passato per scorgere i meriti di oggi …
Anche questa volta il titolo non potè essere onorato in Europa, dove la magra figura consueta arrivò puntuale a ricordare come stessero le cose.
E’ storia di oggi.
Non si può però dire che l’ennesima comparsata nel torneo continentale sia da attribuire allo scarso impegno profuso nel torneo nazionale, dove invece le difficoltà per la squadra di Sua Onestà quest’anno ci sono state.

Ed infatti il terzo dei tre scudetti si sta conquistando con qualche affanno di troppo, nonostante il magazzino giocatori in dotazione e le risorse finanziarie anche questa volta profuse ( stando a quel che si dice ).
Si è assistito infatti ad un campionato, che per una buona metà ha registrato una serie interminabile di errori arbitrali a senso unico, sempre favorevoli per la squadra di Sua Onestà e sempre in momenti decisivi, perlopiù invece sfavorevoli per i concorrenti e sempre nei momenti decisivi.
Mai si era vista una cosa simile in passato, quando per uno o due episodi si erano crocifissi arbitri e create nomee famigerate per le avversarie.
Perfino gli scrivani laudatores non poterono più ignorare o sminuire quello che era sotto gli occhi di tutti senza necessità di moviole: la più raccomandata delle italiane sembrava essere accompagnata a braccetto al terzo sigillo.
L’imbarazzo di tutti non era nascondibile, tanto che dalla capitale si levò il grido di dolore “Siete peggio della Juventus!“
Mai affronto simile era echeggiato in tutta la storia del calcio italiano.
Il culmine si toccò quando in uno stadio del sud il pubblico di casa la buttò a ridere per tutta la partita.
Da lì le cose cambiarono leggermente, perché il calcio è una cosa seria e va preso sul serio, potendo sopportare tutto, ma non il ridicolo …
Ma i giochi erano praticamente quasi fatti, il gruzzolo di punti da amministrare cospicuo, la classifica decisivamente alterata.
Destino cinico e baro: quest’anno saranno costretti a vincere senza poter cantare “Vinciamo senza rubare”, un’altra gioia negata.
Non c’è pace per i troppo onesti.

Troveranno di nuovo il loro equilibrio e la loro serenità solo quando torneranno a perdere?