Titoli

La StampaVe lo ricordate quando nel maggio 2006, in piena tempesta intercettazioni, uscì la notizia dell'arresto di Michele Padovano per traffico di droga, con il presunto coinvolgimento di Nicola Caricola e Gianluca Vialli?
Io me lo ricordo eccome. Appresi la notizia dal televideo, sballottato com'ero alla continua ricerca di aggiornamenti sullo scandalo degli scandali che stava prendendo forma, ora dopo ora, a suon di telefonate-bomba. Telefonate-bomba pubblicate ovunque, ma con il misurino, come si usa fare con il diserbante o lo sciroppo per la tosse.
La sensazione che il peggio dovesse ancora arrivare era continua, insopportabile, snervante. La comparsa di quella vicenda in mezzo ai titoli della prima pagina di Mediavideo, tutti dedicati - ovviamente - a calciopoli, mi catapultò in una dimensione spazio-temporale che non saprei descrivere. Credo fosse qualcosa di molto simile a quella che vive ogni giorno Antonio Matarrese, almeno a giudicare dalle pu*****te senza pudore che riesce a regalarci a mesi alterni. L'ultima è di ieri. Ma non perdiamo il filo.
Davvero non sapevo più cosa pensare. Le telefonate, Johnny il Lungo che, appena tre giorni prima, aveva scaricato nel cesso la Triade senza nemmeno sapere chi, cosa, come e perché. Adesso pure le storiacce di droga, prontamente accostate alla Juventus e per questo così adatte a rievocare il processo per abuso di farmaci (subito trasformato dalla stampa etica e moralista in "vicenda doping"), anche se non c'entravano nulla. Ma tutto fa (e faceva) brodo, a quel punto.
Ho pensato sul serio di essere stato per più di trent'anni protagonista inconsapevole di un Truman Show pazzesco, messo in scena sulla mia pelle di tifoso in buona fede. "Qui hanno tolto il tappo" - mi dicevo - "e si salvi chi può".
Aspettavo rassegnato un finale allucinante, magari con l'arresto in blocco di tutti quanti, e non solo dei dirigenti. Di chi non lo so, ma davvero ho creduto che l'epilogo di quel casino gigantesco sarebbe stato l'annientamento totale della Juventus, con la deportazione in massa di chiunque le fosse stato accanto negli ultimi anni. Famiglia compresa.
Poi, una volta liberata la mia testa dalla modalità Matarrese che dicevo prima, ho iniziato a leggere, conoscere, capire. Una delle cose che ho capito meglio, anche se in ritardo e questo - lo ammetto - è uno dei miei cinquemila limiti, è che se una cosa - la stessa cosa - viene detta o raccontata in un modo piuttosto che in un altro, la vita ti può cambiare.
Ieri, a due anni di distanza, di quella storia di Padovano e Caricola (Vialli si rivelò subito estraneo ai capi d'accusa ... ma intanto era stato sbattuto in prima pagina) non mi ricordavo nemmeno più, come la maggior parte di voi, credo. Fino a quando, scorrendo la homepage sportiva de LaStampa.it, ho letto un titolo che recitava testualmente così: "Juve, due ex indagati per droga" (vedi foto).
Cliccandoci sopra, ho scoperto che si trattava della notizia dell'udienza preliminare per la richiesta di rinvio a giudizio di 48 persone, tra le quali figurano, appunto, quei due: Padovano e Caricola.
Michele Padovano, in carriera, ha giocato in dieci squadre, senza fermarsi mai più di due stagioni nella stessa (Juve compresa). L'ultimo anno a Torino lo trascorse nel 1997, undici anni fa, dopodiché militò ancora nel Crystal Palace, nel Mets e nel Como, ritirandosi nel 2001.
A dire il vero ci tornò ancora a Torino, eccome, ma fu solo per fare il ds dei granata appena falliti ed in mano ai lodisti capitanati dal mitico Giovannone, dietro al quale pare si celassero autentici fuoriclasse della finanza romana, dall'immobiliarista Danilo Coppola al presidente della Lazio Claudio Lotito.
Duecento ultras granata gli sfasciarono la Mercedes a calci e sprangate nel parcheggio dell'Hotel Campanile di Moncalieri. E se non fosse riuscito a scappare per i campi, forse la Mercedes sarebbe stata il minore dei suoi problemi (per la cronaca: Il Toro finì a Cairo. Non condivido le modalità di protesta adottate allora dai cugini, ma furono la dimostrazione del fatto che non sempre, volendo, le scelte fatte o le decisioni prese non si possano cambiare. Volendo).
Nicola Caricola passò quattro stagioni alla Juve, prima di trasferirsi al Genoa dove giocò per ben sette anni di fila, chiudendo proprio con la maglia rossoblu la sua esperienza da professionista in Italia. Lasciò Torino e la Juve nel 1987, ventuno anni fa. Non si hanno notizie di sue auto date alle fiamme mentre lui - Caricola - tentava di raggiungere la Corsica a nuoto. Almeno per ora.
Ciò premesso e chiarito, chiedo al titolista de LaStampa.it: non si poteva scrivere "Genoa, due ex indagati per droga", visto che i due nel Genoa ci giocarono pure insieme nel '92-'93? O magari "Bari e Napoli, due ex indagati per droga", così magari Matarrese faceva un salto sulla sedia al posto mio e la smetteva di sparare ca**ate, anche solo per qualche minuto? Macchè. Juve, due ex indagati per droga.
Non è per spaccare il capello in quattro, signor titolista. E' che voi, continuando così, spaccate i co****ni. Ho provato a resistere, finché ho potuto, ma credo di poter dire che la decisione, a questo punto, è presa. Siete ufficialmente entrati nel club.
Pertanto da oggi anche La Stampa, dopo le due carte igieniche - una rosa e l'altra marrone - può fregiarsi del titolo (conferito da me, non dal titolista) di carta tissue ufficiale del mio deretano, completando fieramente il gioioso drappo dei nemici della stipsi.

Bianco, rosa e marrone. Il tricolore dell'evacuazione.
 
 
(l'articolo, nella sua versione originale, lo potete leggere sul blog del Trillo)