Che Ibra giochi sempre contro la Juve

ibrahimovicNella questione riguardante le manate (vere o presunte) di Ibra, separerei quanto avviene e si dice quando si è in trance agonistica dalle valutazioni a freddo.
Sui fatti di San Siro, dopo il fischio finale, si è già espresso il nostro blog. Le frecciate milaniste nei confronti di Chiellini suonano puerili, evocando una sorta di "codice d'onore" che nel calcio semplicemente non esiste. In Italia non c'è una sola partita nella quale non si veda un giocatore sventolare la manina all'indirizzo dell'arbitro, invocando sanzioni disciplinari. E' a memoria la prima volta che qualcuno censura in Italia questa pratica delatoria e, come sempre accade, è uno Juventino a fare da apripista sul banco degli imputati. Se questo dibattito sfociasse in un mutamento nei comportamenti dei giocatori, verso un maggiore rispetto delle decisioni arbitrali, sarebbe certo un'ottima cosa. Ma ne dubito... La realtà è che nelle dichiarazioni di tutti i rossoneri, da Allegri, ad Ambrosini, allo stesso Galliani, e nel comportamento di Ibrahimovic, trapela un sentimento molto evidente, che è la frustrazione per la lezione di calcio subita. I 25 lettori bianconeri di questo articolo avranno amici o colleghi che tifano rossonero, e non dubito che oggi, se si sono trovati a commentare la partita con loro, abbiano ricevuto l'ammissione che il Milan ha dimostrato di essere sul piano del gioco e del carattere inferiore alla Juve. Ammesso che si tratti di persone non completamente offuscate dal tifo e dal livore.
Detto questo, da commentatore a freddo, accolgo con apprezzamento la notizia dell'assenza della prova televisiva. Mai sapremo se e come Ibra abbia massaggiato la guancia di Storari, così ce lo ritroveremo contro anche a Torino. A differenza di quanto accadde nella primavera del 2005 quando, attorno al filmato Mediaset di un contatto tra Ibra e Cordoba sfuggito alla terna, si scatenarono guerre pubbliche (sui media) e private (in Federazione). La Juve, tramite il Direttore Generale in questo momento condannato a Napoli a causa del suo "terribile potere" sui media e in Federazione, quella guerra, guarda un po', la perse, mentre il Milan, che come sappiamo non aveva televisioni e non disponeva del terribile potere condizionante moggiano, l'ebbe vinta: Ibra saltò il big match per l'assegnazione del campionato. Peccato che sul campo la spuntò la Juve.
E' proprio ripensando a quell'episodio che mi auguro che il ricorso milanista per ridurre la squalifica di Ibra in campionato vada in porto. Non vedo d'altronde perché dovrebbe spaventarci la sua presenza: da quando il campione svedese ha salutato la Juve che precipitava nel baratro di Farsopoli, facendo Milano-Barcellona e ritorno, pur con tutti i problemi che abbiamo passato in questi anni, contro di noi non ha mai combinato nulla. Inoltre, a livello umano, lo svedese mi ha ispirato sempre una grande simpatia, anche quando era all'Inter forse perché, mentre le faceva vincere i primi scudetti sul campo dopo decenni, rilasciava interviste nelle quali rivendicava quelli vinti con la Juve e soprattutto osava parlar bene di colui che i giornali e la società per cui lavorava pretendevano di far passare come il mostruoso responsabile di ogni nefandezza. Andò pure a trovarlo, l'appestato, e si fece fotografare con lui, tra una puntata ad Appiano Gentile e l'altra. Gesti che valgono, a livello sportivo e umano, più di mille scudetti.
Certo, prima o poi, qualcosa di buono sul campo, contro la Juve, dovrà pur farlo. E' un fuoriclasse. Ma primo: la Juve che stiamo ammirando negli ultimi tempi, soprattutto quando incontra le cosiddette "grandi" del nostro campionato, non sembra aver particolare bisogno di questi vantaggi. Secondo: il 2005 ci ha insegnato che la Juve sa vincere nonostante il giudice sportivo. Terzo: giusto dare a Ibra la possibilità di giocarsi personalmente nello scontro diretto una grossa fetta di quel trofeo che sta vincendo, tra Olanda, Italia, e Spagna, ininterrottamente da otto anni. L'eventuale nostra vittoria, e nostra rinascita, sarebbe infinitamente più bella e densa di significato.