La squadra più prestigiosa di Via Durini

MorattiNon se ne abbiano i dopolavoristi del McDonald's all'angolo con Via Borgogna, senza dubbio l'Internazionale è la squadra più prestigiosa di Via Durini. Internazionale per vocazione, tanto che, per dirne una, neanche un mese fa ha sparato 3 pappine al Chiasso in amichevole, non senza cancellare l'onta di quell'eliminazione dalla Uefa a opera del Lugano, nel primo anno dell'era Moratti. Com'e' lontana Lugano.
L'Internazionale si autocelebra, per i suoi cento anni, con un gusto un po' pacchiano e antistorico, ma glielo si conceda, sempre cent'anni sono, non importa vissuti come. Con l'ospitalità di sempre hanno aperto le porte e mostrato alla gente di Porta Vittoria la propria mensolina con i trofei. Sono accorsi in tanti. In quella che è sembrata una triste riedizione delle autocelebrazioni di Bokassa, una parata di "reali" sfigati ha invaso le sale della sede nerazzurra, portando in tributo la propria ammirazione.
C'era Gherardi, nuovo presidente del Parma. I suoi omaggi alla grande storia dell'Inter in cambio probabilmente di qualche buon consiglio. Ecco infatti che sulla panchina ducale arriva Cuper, indimenticato secondo.
C'era Marotta, plenipotenziario per la Sampdoria del collega petroliere Garrone. Tanto affetto. E la promessa di rivedersi presto, per la partita con il Liverpool, con un paio di amici al seguito, di quelli che fan fare bella figura.
C'era Laporta, presidente del Barcellona, che certo non ha il prestigio del Real Madrid, ma qualcosa in più dell'Espanyol, sì. Unisce le due squadre una comune sensibilità terzomondista, sensibilità che non ha però impedito alle due squadre di giocare il trofeo Gamper nel giorno seguente la morte di Antonio Puerta, con l'intero paese in lutto. Sò soldi. E comunque, tanto per chiarire la vocazione internazionale, è finita 5-0 per il Barcellona.
Poi la festa per tutti, allo stadio. Grandi protagonisti, osannati dalla folla, Roberto Baggio, Paulo Sousa, Angelo Peruzzi. Tutta gente che con la maglia dell'Inter ha vinto tornei estivi su tornei estivi. Qualcosina in più con la Juve. Avranno avuto i loro motivi per essere lì. Di Angelo Peruzzi, ad esempio, ricordo una grande prestazione per i nerazzurri il 5 maggio del 2002.
Commovente l'abbraccio tra Salvatore Fresi, attendibilissimo testimone contro la GEA, e il patron Moratti. Si brinda a champagne con gli ingressi di Zamorano, Djorkaeff, Taribo West, indimenticabili artisti della pedata che al tempo impegnavano le proprie energie per pulire le scarpe a un certo Ronaldo, che ovviamente alla festa non c'era.
E sotto questi auspici si va a giocare contro il Liverpool, per la grande rimonta. Come ai tempi di Herrera. Un tre a zero che la stampa inglese mise in discussione, ma ormai e' storia. E gli interisti ci credono. Vogliono fare la storia.
Alla fine sarà la solita storia. Tutta colpa dell'arbitro che doveva espellere un diciottenne che aveva messo insieme un'uscita dalla barriera un centesimo di secondo prima che Ibra calciasse e un fallo di mano involontario. Tutta colpa dell'arbitro che ha espulso Burdisso che entrava come un tir su un avversario.
Poi, naturalmente, si fischia Ibrahimovic che, non ci fosse lui, staresti ancora a collezionare Coppe Italia.
Gran finale con falli di frustrazione assassini ad opera dei vari Stankovic, Maicon e "nonazzeccomaiunapartitaimportante" vari...
La solita vecchia storia.
Risultato finale: Liverpool tre, Inter zero.
Come all'andata la Pravda Rosa scrisse che l'Inter prima della sconfitta di Liverpool non perdeva in trasferta in Europa da 6 mesi (in 6 mesi ha giocato 2 partite), ora forse qualcuno scrivera' che comunque sono almeno 6 anni che l'Inter non perde da una squadra svedese.
In realtà è un dramma.
In tribuna Valentino Rossi è triste. E' un vero interista lui. Di quelli che patteggiano.
Moratti è furioso e Tronchetti Provera, dietro di lui, lo guarda come si guarda un pirla.
Mancini, infine, lascia la barca. E in genere quando lascia una barca, quella affonda.
Destinazione? La squadra più prestigiosa di Manchester.
Moratti ha capito: è il City.