Il più grande spettacolo dopo Zidane siamo noi /17

tifosiIl romanzo bipolare delle nostre vite

Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.

"Con te non si può mai star tranquilli, bestia la puttana!"
Meccanica dell'incidente: l'occhio bovino del Borchoké si bagna di fame, allorquando scorge alla destra del suo corpo il magic box delle Goleador, con tanto di Carloparola androide sulla facciata, a sublimare la naturale sinergia tra il giuoco del calcio e gli zuccheri. Tra il soggetto del desiderio e la caramella un sacrale ostacolo: il caffè di Gino L'Incazzoso, già intento ad agitare il sacchetto dello zucchero, con tutta l'aria dello stragista che sta per tirare una bomba a mano in un mercato di quartiere. Questo è il caffè giusto, quello che lo farà esplodere giusto in tempo per la partita, questo caffé è l'incentivo per le fatiche del tifo. Ci sono quelle persone che non gli rovinare il caffè, lo sapete.
El Borchoké valuta l'ostacolo, poi butta un occhio nella scatola. Il Dante ha fatto il mischione: liquirizia, frutta, cola, tutte dentro assieme. Lui vuole solo la cola. L'impresa si fa difficile. Medita di alzarsi, passare dietro al Gino, esaminare con tutta calma la scatola, estrarne la caramella giusta e poi tornare al proprio posto. Deciso, si fa. Su il culo, si accorge però che è tutto molto più facile, e che qualcuno lassù l'ha preso in simpatia. Una caramella gusto cola è sdraiata proprio dietro alla tazzina del Gino, lì abbandonata da un masticatore troppo disattento. Lui sorride, evita con cura la tazzina, prende la caramella, sente nelle mani il mistero, la vuole subito e nel libidinoso viaggio di ritorno, abbatte la tazzina, che si tuffa a cofanetto sulla giacca del Gino.
E così come ve l'ho raccontata io, la racconta lui per giustificarsi.
"Sono cali di attenzione inaccettabili. Non sei mica un bambino. Sai chi sei tu? Sei il Bonucci del bar. Prima o poi, la cazzata la fai. Ti perdi via. Ti viene una golosità, vuoi fare l'anticipo, e sputtani tutto. Fai danni irreparabili. E finisce qui solo perché sei juventino".
El Borchoké, dentro di metafora, assume quell'espressione fissamente corrucciata tipica di Bonucci, quella con la testa incassata nelle spalle che lo fa sembrare perennemente in attesa dello "schiaffo del soldato". Le parole di Gino lo finiscono nell'orgoglio: "E va bene, sì, io sono Bonucci. Accetto il mio ruolo nella società. Ci saranno anche quelli come Bonucci, no? Voi tutti perfetti, che vi aspettate sempre che un giocatore non sbagli mai. Immagino che voi non sbagliate mai, nella vostra vita, per fargliene una colpa così grande. Beh, io sì. Sono Bonucci. E tu chi saresti, invece?"
"Elementare, il Licht. Uno che ha ancora la forza e la dignità di arrabbiarsi per le cose che ritiene importanti".
"Sì. E per tutto il resto."
"No. Sei tu quello che ha un eccesso di compassione per gli incapaci".
"Che ti piaccia o no, anche gli incapaci sono parte della società".
"E invece no! Gli incapaci devono stare fuori dalla società. Marginalizzati, fino all'esclusione..."

Dai, ragazzi, non facciamo sociologia spicciola.
"E quando dico società, io intendo la Juventus".
Ah ok.
"E' interessante." L'intercalare da strizzacervelli è del Direttore: "Effettivamente nel calcio tendiamo a formare modelli positivi e negativi, ma poi quanto gli assomigliamo e cosa facciamo per assomigliargli? Abbiamo davvero completa libertà di critica solo perché tifiamo?"
"Posso?"
"Prego, Roberto".

"Ecco sì, volevo dire questo. Io ho sempre 'sto scazzo addosso, no? E allora non è che me la prendo con Vucinic. E' come se Vucinic venisse da me a dirmi 'Vai a lavorare, drogato'."
"E grazie al cazzo. Ma a te non ti pagano milioni per fare lo scazzato".
"Ed è l'ennesima dimostrazione, infatti, se ancora ce ne fosse bisogno, che i soldi non cambiano le persone".

Si annunciano le formazioni. Buffon lo fa il Presidente, che tanto non c'è molto da sbattersi. Sulla destra Stephen L'Incazzoso, in mezzo L'Ingegnere, uomo di certezze come Barzagli, il Chiello va a Pinone, grande e grosso ma di buon cuore (e ha già interpretato Garrone in una recita scolastica), a sinistra l'asta per De Ceglie va deserta, come succedeva per Murdock dell'A-team. Centrocampo: Vidal aka Rozzangelo, in piena ossessione priapica, Pirlo se lo accaparra il Dottore, che è supercerebrale, Marchisio lo fa l'Epifanio, che è la grande promessa del bar (nel senso che, nel momento più buio della crisi economica, cioè ieri sera, ha promesso di rilevarlo se le cose si mettono male). Vucinic/Borchoké, Matri lo fa il Killer, per poter sfanculare a gratis il Borchoké, e Pepe lo fa lo Schizzato, perché gli piace troppo fare il pirla a mettere la palla in buca. E' più forte di me, dice. Pac.

Consuetudinario minuto di silenzio. Ormai si celebra sempre, in tutte le partite. Un morto, lo si trova. E con tutto il rispetto, ci mancherebbe: dev'essere che ultimamente si muore di più. Rifiuto, ad ogni modo, il confronto con l'eventuale parte offesa, a colpi di statistiche funerarie.
Partiamo bene, nella reciproca stima e apprezzamento: il Gino, al solito, si produce in pompate magne, Borchoké, forse spronato dai rimbrotti, si mostra stranamente iperattivo, il Dottore è ispiratissimo. De Ceglie, in cerca di autore, si dimostra vivace e propositivo, che in gergo significa "invece di schifarlo, gli passano la palla". Qualche occhiataccia al Killer, che ne sbaglia un paio di troppo, ma chiarisce subito: "Io a questo gioco al massacro, non ci sto!". Il Rozzangelo pedala che è un piacere ma si mostra un po' arruffone. Al secondo rimprovero cita la Costituzione: L'Italia è una Repubblica eccetera eccetera. Poi prende la traversa con un tiraccio da fuori e gonfia il petto fino a fargli raggiungere le dimensioni del pingue addome. Belli, bravi, gran lavoratori, ma non sblocchiamo lo zero a zero, e la compattezza del gruppo tende a soffrirne.
Il Gino si prende un'ammonizione per proteste, solennemente stigmatizzata dal pueblo. "La protesta è il più nobile degli atti di resistenza civile".
La zizzania si fa rampicante. Borciòk, stai facendo cagare. Io? E il Killer invece? Prendetevela con lui. E se non me la date! C'è il Dottore che si fa i cazzi suoi, quando va detto, va detto.

La colpa è degli altri. Di tutti quelli che non fanno come te. Di tutti quelli che non la pensano come te. Che se si facesse come dici tu. Che se si facesse come fai tu. Sì, qualcuno potrebbe dire che sei un sognatore, invece la colpa è sua. E non sai perché, davvero non lo sai, ma ti senti sotto accusa. Pensi che questa società, senza innocenti, oggi ce l'abbia proprio con te, l'unico innocente. Immagina se tutti la pensassero come te, intendo questo ultimo tuo pensiero. Beh, è proprio così. La pensiamo tutti uguale.

Secondo tempo: siamo senza l'Epifanio che, a sentire la novità della sostituzione di Marchisio, muore dentro. Entra Giaccherini, altra asta deserta.
Succede. Il Dottore compassato prende il compasso e mette il Gino davanti alla porta. Il Gino segna l'uno a zero e si propone come "uomo forte" per rimettere davvero a posto le cose, in questa società senza futuro nè presente. Il Dottore, veramente pirlo, abdica al prendersi i suoi meriti, prendendo la strada del gabinetto.
Intanto, lo Schizzato si fa male e - lui è uno teatrale - se ne va a casa. Al suo posto, entra Marronello. Altra asta deserta.
Poi Marronello inventa un assist spettacolare per il Giac che al volo mette dentro il due a zero. Due nessuno, due non identificanti, che ci portano in vetta alla classifica. Goduria sì, ma smacco anche. Simbolo di una società, quella italiana, che non crede nei giovani e ha smesso di credere nei bassi.
Nel finale El Borchoké cambia personalità. Nel senso: esce Vucinic ed entra Bonucci. Così accolto: "Ha queste movenze che sembra quelle gru enormi dello skyline di Hong Kong. Solo che le gru hanno un braccio e Bonucci ne ha due. Ha sempre 'sti cazzo di gomiti larghi che, se lo fai girare ad una buona velocità angolare, ci appendi i secchi e ti shakera le vernici, ti separa il grano dal loglio e ti prepara delle caipiroske favolose".
Questo è il Dottore che, vero pirlo, a risultato acquisito si permette di fare un po' il fanfarone. Il Borciòk, pur di sentirsi considerato dal Dottore, accetta anche gli insulti, ma non nasconde l'orgoglio di tutti i Bonucci del mondo: "Voi undici campioni, noi undici milioni".

ATALANTA-JUVENTUS 0-2
ATALANTA (4-4-1-1): Consigli; Raimondi, Ferri, Manfredini, Peluso; Schelotto (77' Ferreira Pinto), Padoin, Cigarini, Bonaventura (62' Marilungo); Moralez (83' Gabbiadini); Denis. A disp.: Frezzolini, Minotti, Stendardo, Tiribocchi. All.: Colantuono.
JUVENTUS (4-3-3): Buffon; Lichtsteiner, Barzagli, Chiellini, De Ceglie; Vidal, Pirlo, Marchisio (46' Giaccherini); Pepe (69' Marrone), Matri, Vucinic (86' Bonucci). A disp.: Storari, Krasic, Del Piero, Borriello. All.: Conte.
Arbitro: Celi di Campobasso
Marcatori: Lichtsteiner al 55' e Giaccherini all' 82'.
Ammoniti: Raimondi (A), Lichtsteiner (J) e Marilungo (A).