Il più grande spettacolo dopo Zidane siamo noi /15

tifosiIl romanzo emetico delle nostre vite

Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.

Il Dante ha compreso qualcosa di dannatamente semplice riguardo ai suoi clienti: la loro lealtà deve essere ricompensata. E così, ogni trenta bianchi, finisce che se fai trentuno lo sconto te lo fa. Lascia stare i venti centesimi. E così, ora che questi bastardi gli chiedono tutti lo scontrino, è lui, il sindaco del bar poi non così distante da Torino, a sentirsi tradito. L'iniziativa comune non è robaccia di ispirazione nordica legalista-vendicativa del tipo "io pago, allora mi sincero che paghi anche tu", più semplicemente è che tutti vogliono scaricare ricevute dalla prossima dichiarazione dei redditi.
"Non postdato un cazzo!" - si sgola il sindaco - "e da domani basta coi Ticket Restaurant!"
Tumulti. C'è gente che medita azioni clamorose à la Rosa Parks, del tipo andare a vedere la partita al bar dei cinesi. E se uno il coraggio non ce l'ha, può sempre dire una cazzata.
E' la crisi in Italia. E' finito il Natale, inizia la crisi. Poi c'è Sanremo.

Sarà pur vero che a Natale siamo tutti più buoni ma l'otto di gennaio siamo tutti incazzati come oche francesi. E vorrei vedere. Il tuo fegato gorgoglia come un baritono omosessuale, quando vai a pisciare ti puntelli sul rene sinistro come un vecchio di merda, buoni propositi per l'anno nuovo: vomitare. Passati i tuoi nove anni, il Natale è un momento da dimenticare.
A meno che, naturalmente, non tifi per una squadra della Premier League. Perché lì, tu pensa che geniacci, si gioca sempre, anche durante le vacanze. In Italia, invece, è cibo e noia. E poi ancora cibo. Niente circenses. Due settimane di grassi saturi e sigarette che corrono sul filo della cardiopatia coronarica. E come fai a smettere di fumare, se è tutto un infinito, dilatatissimo dopopasto? Dimentica. Dimentica il Natale. Tuffati nel lavoro, che quest'anno promette bene. Ma vaffanculo. Pensa alla Juve, che è meglio.
Si tratterebbe di stanare quello psicologo che si è inventato che le nostre disfunzioni alimentari (termine tecnico: panze) sono conseguenza della mancanza di affetto. Che venga a tenere una conferenza in Italia, dove se rifiuti il bis di cappelletti tua madre si veste a lutto. Qui, cibo e affetto vanno di pari passo, come Lichtsteiner e Vidal. Vi voglio bene ergo mangio. E' l'insostenibile pesantezza dell'essere.
Guardali là. Il Rozzangelo e El Borchoké che cercano di abbracciarsi ma rimbalzano all'indietro come foche francesi. Boing. E' un vizio di forma, come argutamente sottolinea l'Angelo, che fa notare agli invidiosi che chi nasce quadrato non muore tondo. Tiè. Prova però a guardare oltre le apparenze. Provaci, dai. Occupano tutto lo schermo visivo.
Guardali: due juventini che finalmente hanno deciso di darci un taglio con il cibo e l'affetto, come le fiche francesi. Ora sì che si vive. Di Juve.

In molti, durante la prigionia natalizia, hanno pensato alla Juve. Ci hanno pensato pure troppo, eddai. A che stai pensando, tesoro? A quant'è bello essere qui tutti insieme, tutta la famiglia riunita per il Santo Natale. Yeah, right. Pomeriggi interi a occhi sbarrati sulla poltrona a fingersi Conte e ideare tutte le formazioni matematicamente possibili: - adesso ne faccio una nel caso si infortunino Barzagli, Vidal e Pepe, con Pirlo squalificato - questa per l'infrasettimanale tenuto conto che Marchisio domenica è uscito con i crampi - mettiamo il caso che Matri prende il morbillo come Ian Rush. Ti vedo pensieroso, tesoro. Natale in famiglia, meraviglioso.
Il calciomercato poi: pensiero stupendo. Intimidire i renitenti alla partenza in stile Tony Soprano, venderli in Turchia per milionididdollari, e poi concludere al volo la trattativa per Shaarabsky, il futuro Cruijff. Prepararsi il discorso per la conferenza stampa, rispondere in cagnesco a quello della Gazzetta e mandare affanculo l'Inter con un pretesto qualsiasi. Tesoro, tua madre ti ha fatto una domanda. Stai parlando con me? Dici a me? Eh, ci sono solo io qui. Ma con chi credi di parlare tu? Ah si eh? E va bene...

"Vi piace Borriello?" Non tanto, parrebbe. Tipico calciatore da Seconda Repubblica, per chi già guarda avanti, per chi già è immerso nello spirito degli Anni Dieci. Argomento: ci rifiutò. Perché se Cameron Diaz ti dice no la prima volta e poi ci ripensa, tu rimani tutto di un pezzo? Ecco lui sarà il nostro Ramon Diaz, l'arma in più che non ti aspetti. Senti: la prossima volta che evangelizzi con la Storia dell'Inter, ti segnalo all'Agenzia delle Entrate. E comunque le metafore con la gnocca sono demodées, razza di nostalgico berlusconiano. Dovevamo prendere Shaarabsky, il nuovo Cruijff.

Tre in punto. Meno male che la Juve è tornata. Ed è tutto uguale a prima, tranne Quagliarella al posto di Matri. Solo che, sorpresa-sorpresa, giochiamo di merda. Lenti, imballati, appesantiti come dopo un brasato al barolo. Intorpiditi. Gino L'Incazzoso. Lui è talmente viscerale che, pur cibandosi delle viscere dei nemici, digerisce tutto e l'alito gli rimane anche mentolato. Infatti è l'unico in forma. Dopo il terzo passaggio sbagliato c'è chi allarga le braccia e non dice più niente. Per lui quel momento non arriva mai. Passaggio sbagliato, insulto garantito. Quando Quagliarella è costretto a uscire per quella che si scoprirà essere una frattura allo zigomo, lo giustifica con una prognosi a braccio: "Gli si è incarnita un'unghia, o gli è colato il rimmel? Mezza sega!"
Subentra Matri: lo insulta subito perché nessuno abbia a rinfacciargli niente, lo insulta quando sbaglia un goal fatto, e lo insulta anche quando segna l'uno a zero, per dimostrare coerenza. Non ce n'è: è l'unico su livelli di forma accettabili. Il Gino, dico. Lui la preparazione invernale la fa a Baghdad, altro che Dubai. Gli altri torpidi, lui torpedo.
Appena esce a fumare, qualcuno si permette di abbozzare delle attenuanti. Il campo "che sembra di giocare sul nocciolato Novi", la dura preparazione atletica negli Emirati, il Lecce che tutto sommato è una bella squadra di merda. Campo pesante, gambe pesanti, alito pesante. E' tutta colpa del Natale.

Il secondo tempo ci sarebbe da soffrire ma, sarà che è una bella giornata con un bel sole, finisce che lo juventino-medio si addormenta istupidito come davanti a un Gran Premio. Il risveglio è bagnato, che a Lecce piove, e con il Trap al posto di Conte a dettare le sostituzioni. In più: la paura delle tasse e del Milan. Comunque, è pur sempre finita uno a zero. Lo Schizzato spiega a quelli svegli: "Con Ibra e Pato la chiudevi dieci volte e l'ultima mezz'ora la passavi tranquillamente a schiacciarti i punti neri sui coglioni o giocando a briscola con i raccattapalle gobbi." Estende il concetto: "Non mi pare che, tra la Juve che vince soffrendo e giocando male a Lecce e il Milan che vince a Bergamo sbloccandola con un rigore à la Galliani-Meani e con Denis che piglia il palo da cinquanta centimetri, ci sia 'sto abisso. Anzi, anche quando non convince, secondo me la Juve gioca a calcio come non faceva da anni e anni, gioca a calcio, gioca-a-calcio, il Milan di quello con l'alopecia e i denti incapsulati che manco Alba Parietti, diciamolo pure, fa schifo al cazzo. Solo che loro Ibra-Pato, noi Pepe-Quaglia, o Pepe-Matri, o Vucinic e uno dei due."
"Hai ragione, Schizzo: Ibra è una tassa che bisogna pagare."
E, a testa bassa, se ne andarono tutti.

17^ giornata domenica 8 gennaio ore 15.00
LECCE JUVENTUS 0-1
Lecce (3-5-2): Benassi; Oddo, Tomovic, Esposito; Cuadrado, Strasser (5' Olivera), Giacomazzi, Obodo, Mesbah (82' Corvia); Muriel, Di Michele (73' Pasquato). A disp.: Julio Sergio, Bertolacci, Ferrario, Brivio. All.: Cosmi
Juventus (4-3-3): Buffon; Lichtsteiner, Barzagli, Bonucci, Chiellini; Vidal, Pirlo (88' Marrone), Marchisio; Pepe (85' De Ceglie), Quagliarella (23' Matri), Vucinic. A disp.: Storari, Giaccherini, Krasic, Del Piero. All.: Conte
Arbitro: Bergonzi
Marcatori: 27' Matri
Ammoniti: Oddo, Olivera, Cuadrado (L), Vidal, Chiellini (J)