Il più grande spettacolo dopo Zidane siamo noi /14

tifosiIl romanzo ellittico della vostra vita

Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.

L'appetito vien mangiando. Secondo Totò, questa è una gran puttanata, ché l'appetito viene se stai a digiuno. E vuoi dargli torto?
Il tifoso juventino, quello di oggigiorno, te lo spiega meglio: l'appetito vien mangiando dopo che sei stato un bel po' a digiuno. Che come aforisma fa schifo, ma la verità, si sa, sta lì nel mezzo, insieme alla virtù e a Pirlo-Marchisio-Vidal.
"Uno di quei primi già pronti da mettere nel microonde? Tipo pennette alla sorrentina?" Il Rozzangelo è la metafora. Una fame insaziabile lo possiede da settembre: più ne ha, più ne vuole. Sempre di più. Sono le due e mezzo, ha già terminato la doppia panificazione e chiede se da venerdì è rimasto qualcosa, che basta ammollarlo nell'acqua e con pomodoro e cipolla è la morte sua. Ha fame, e non gliene frega niente.
Il Medico, un giovane dottore del comasco, gli spiega con tutta la pazienza che può avere un giovane, un dottore e un comasco, che esistono certi enzimi che, in pratica, come reazione all'assunzione di cibi grassi, stimolano ulteriormente la fame. Un circolo vizioso che neanche alla fiera dell'Est. Il Rozzangelo gli vuole bene, ma gli chiede di starne fuori.
Non preoccupatevi per la sua salute: il Rozzangelo è tornato cinque anni fa da una lunga vacanza a Cuba e tutto quello che doveva fare lo ha fatto, compreso il bagnino e il dissidente. Ora gli manca che la Juve rivinca il campionato, la Coppa Campioni se possibile, un altro disco di Stevie Wonder e poi, per quanto gli riguarda, può anche arrivare la Vecchia Signora, quell'altra. Lui il suo l'ha fatto. La fame, però, ce l'ha ancora e finché ce n'è: e non importa se cambierà forma, lui è il maschio alfa, lo juventino alfa, e l'alfa è anche la sua macchina preferita, stai a vedere. E una donna, per quanto confusa, il maschio alfa lo riconosce nel gruppo. E lo desidera. Prendi la Mariella, che ha il bar giù all'angolo e il caffé lo fa meglio del Dante, una milfona tutta desiderio che in pubblico si ostina a chiamarlo giovanotto, contraccambiata con tutta una serie di rudezze e scortesie da suburra, ma nel suo privée - un tinello arredato con un unico tavolo circolare al centro - lo accoglie come un Angelo. E' il fascino di chi vuole, e vuole sempre, e fortissimamente vuole. Vialli, Ravanelli, Torricelli, Davids, Conte, Nedved, il Rozzangelo. Questo l'albero genealogico. Famelici, insaziabili, juventini alfa.

Fatto tutto questo bel discorso sulla "classe operaia che va in Paradiso", ti aspetti che il Novara qui sia una squadra simpatica, anche perché il bar poi non così distante da Torino è anche poi non così distante da Novara. Ti basta però vederli schierati in orizzontale per l'inizio della partita - Rigoni, Meggiorini, quell'altro che fa il sosia di Forlan -, che ti accorgi che la suddetta classe operaia è una ghenga di tronisti mancati, cui mancano solo le braghe sporche di biancone e lo sterno in bella mostra, e gli auguri la serie B a vita. Dopo cinque minuti, è ben chiaro che non c'è nemmeno bisogno di augurarglielo. Un redivivo Paolino De Ceglie mette un cross basso, di quelli che piacciono a tutti, e Pepe sbuca da dietro, con la faccia nonscialante di quello che ti fotte il posto in fila alle Poste. Segna e mette in buca. Uno a zero, e minchia che gliene facciamo dieci.
La fame juventina è diventata qualcosa di permanente, uno stato dell'anima. Fame sempre e niente che la plachi. Così, se adesso siamo uno a zero, ti do cinque minuti cinque per il secondo goal. Se la scorsa settimana l'obiettivo erano i 100 punti, oggi già comincia a star stretto: l'aggiornamento è che bisogna vincerle tutte dieci a zero. E così mentre il Rozzangelo smadonna al telefonino perché "in questo buco di culo di pianura nessuno che ti porta una pizza al pomeriggio...", il nervosismo monta. Troppe occasioni sciupate. A nessuno, questa volta, viene paura di perderla - ma l'hai visto il Novara? - è per principio però che bisogna scassarli. Perché così è il calcio: si contano i goal, alla fine. E ne stiamo facendo troppo pochi. Le soluzioni ci sono: che ci fa, ad esempio, Matri in panca? E Toni? Toni è un bomber, ricorda il Presidente, che va sempre un po' troppo indietro con i ricordi e li proietta al presente. Una sorta di sindrome di Korsakoff applicata al calcio. Gino L'Incazzoso procede per figure retoriche: "L'inconcludenza fatta squadra" e invoca il ritorno di Pippo Inzaghi. Poi entra in Rino Tommasi Mode: "Come il Barça: 18 tiri a 2, di cui in porta 9 a 1, con il 65% di possesso palla. Solo cha a fine primo tempo loro stavano 3 a 0 col Santos, noi 1 a 0 col Novara. Dov'è l'errore?"
"Domenica sono aperti i Mac?"

Il Gino al solito vorrebbe operare 8-9 cambi: Giaccherini e Marchisio subito, poi Del Piero e Quagliarella, e se continua così anche Pirlo. E non ci starebbe male anche un portiere un po' più offensivo. Per gennaio, oltre a Superpippo, fa un pensiero stupendo per Ronaldo e Bobone Vieri: un tridente da 50 goal all'anno, a qualsiasi età. Dopo innumerevoli tentativi di imitazione di Pacione, infine Quagliarella la butta dentro. Di testa su calcio d'angolo. Il primo calcio d'angolo calciato in mezzo all'area dall'inizio della partita, invece che fighettato con scambio e controscambio vicino alla bandierina. Corner corto: urge una moratoria. Anche se c'è chi ha l'ardire di sostenere che, proprio perché di solito non li battiamo in mezzo, questo ha avuto un effetto-sorpresa. Un cavallo di Troia, ma provincia di Foggia, insomma.
Due a zero, comunque. Non basta, comunque. Ma il terzo non arriva. "Avanti così, non finiremo mai davanti al Milan" sentenziano all'unisono l'Epifanio e l'Ingegnere. Ora: sarà pur vero che questo oltranzismo dell'esigere è lo spirito che ha portato la Juventus ad essere quello che è, ma, come fa notare qualcuno, corrisponde in modo significativo all'aberrante filosofia dell'eiaculatore precoce. Così infatti si gode soltanto alla trentottesima di campionato, ma prima, per l'appunto, ce ne sono trentasette in cui si vive nel terrore e nella miseria. Per lo juventino che teme, insomma, sarebbe assai meglio se il campionato durasse tre, massimo quattro giornate, così da evitare la sofferenza e passare subito alla goduria.
Poi ci sono anche quelli che, comunque vada, brindano con Stock 84. Il Rozzangelo - gli è rimasta la fame - va dalla Mariella, per dire, che premurosa lo accoglie con un pediluvio. Insomma, non siamo qui a dir banalità tipo che chi si accontenta gode. Semmai è vero che chi si accontenta qualche volta gode, ma certe volte, e solo certe, bisognerebbe essere più esigenti. E' che la verità sta sempre nel mezzo, ed è incredibilmente pallosa. Molto meglio noi.

16^ Giornata, domenica 18 dicembre, ore 15.00
JUVENTUS - NOVARA 2-0
JUVENTUS (4-3-3): Buffon; Lichtsteiner, Barzagli, Chiellini, De Ceglie; Marchisio, Pirlo (80' Pazienza), Giaccherini; Pepe, Quagliarella (77' Matri), Del Piero (63' Estigarribia)
A disp.: Storari, Sorensen, Elia, Krasic. All.: Conte
NOVARA (5-3-2): Ujkani; Morganella, Dellafiore (21' Paci), Centurioni, Ludi, Gemiti; Marianini (55' Porcari), Radovanovic, Rigoni; Rubino (76' Mazzarani), Meggiorini.
A disp.: Fontana, Garcia, Paci, Porcari, Giorgi, Mazzarani, Granoche. All.: Tesser
ARBITRO: Gervasoni
RETI: Pepe (J) 3', Quagliarella (J) 74'.
AMMONITI: Marianini (N), Centurioni (N), Giaccherini (J)