Il tavolo della pece

petrucciIl 14 dicembre si terrà questo celebre tavolo. Solo noi abbiamo la cronaca dettagliata dell'incontro.

Il gran giorno è arrivato. Gli spalti sono gremiti in ogni ordine di posti. I riflettori sono puntati al centro del campo, lo Stadio Olimpico di Roma (a Napoli c'era rischio pioggia), luogo mistico, luogo dell'anima - soprattutto di chi l'ha persa o cui è stata rubata - luogo dei ricordi che si perdono nelle nebbie di cinque estati fa. Ma questa volta si sta sul campo, si deve vincere o perdere solo sul terreno verde. Sia chiaro, si intende il manto erboso; il tavolo, invece, quello non è verde: oggi niente fiches, solo uomini, e nessun Buffon o Totti. C'è il tavolo, proprio al centro del campo: il foro per l'ombrellone sta esattamente sopra il dischetto bianco della mezzeria, ma l'ombrellone non serve, si gioca a carte scoperte e di sera. Il tavolo è quadrato, un metro per un metro. Per 4 persone, ognuna ad un lato del mobile, infatti 4 sedie sono già posizionate. C'è crisi e il tavolo è di plastica, di plasticona bianca, un po' sfondato al centro; per questo è stato coperto con una tovaglia cerata a fiorellini neri e bluette... mah, de gustibus... Le sedie sono sempre di plasticaccia, bianche e lasciate così come sono. Il bianco è il colore della purezza.
Il tavolo campeggia solo soletto illuminato dalle luci dell'Olimpico, il resto è buio, il tempo è bello, la temperatura è di 8 gradi centigradi, l'umidità dell'aria pari al 60%.
C'è silenzio sugli spalti, lo speaker è pronto, stanno per essere annunciati i componenti del convivio. C'è grande attesa, c'è chi piange, ricordando i tempi in cui vennero poggiate le fondamenta di questo incontro, le gesta dei Della Valle... c'è chi ha solo voglia che finalmente venga sancito, ufficializzato, col sangue, che il calcio è pulito, non se ne può più. L'atmosfera è 'maggica', siamo a Roma, caput mundi, la città eterna, la luna nera.
Silenzio.
Sirene in lontananza.
Si avvicinano...
Ma che diavolo succede?
Camionette di Carabinieri entrano nello stadio, direttamente dalla caserma di via in Selci, vigili con la nuova divisa nera a righe scendono dagli spalti in motorino, tutti verso il centro del campo.
Si fermano, fasi concitate.
C'è stupore.
Escono dalla camionetta due uomini in divisa bianca, a volto coperto, sembrano artificieri. Si diffonde la voce che in alcune intercettazioni sia venuto fuori che qualcuno dei convitati abbia avuto rapporti esclusivi con la propria moglie.
Arrivano al tavolo, smantellano la tovaglia, e con un robot telecomandato dotato di telecamera ad infrarossi di ultima generazione, chiamato RADAR, si insinuano sotto le quattro gambe bianche, senza spostare le sedie, non si sa mai. Semplici misure di sicurezza? Nel frattempo, uno dei carabinieri decifra a mano il codice binario che il robottino gli invia tramite dispacci cartacei: fa i calcoli a mente, è sudato.
Il verdetto: poteva essere una strage, poteva succedere l'irreparabile.
Sotto il tavolo è stato trovato un sacchetto in stoffa a quadri rossi e bianchi. Al suo interno alcuni coltelli.
Scende il gelo tra la folla.
I coltelli sono siglati: M.M.
Massimo Mauro, ex della Juventus. Il sacchetto di Massimo Mauro è stato dato a chi? E perché? Dunque anche il tavolo è suo... E quindi le sue moviole su Sky, allora... Incredulità... Tu quoque...
Per fortuna la minaccia è stata sventata e da buoni garantisti preferiamo non lasciar trasparire il nostro pensiero. Tutti hanno capito, ma si vuole dare fiducia. Questo è un tavolo della pace, un'occasione unica, una data storica.
Lo speaker saluta la folla, come se nulla fosse successo.
"Con il numero 31, fa gli onori di casa, il Presidente Federale, Giancarloooo...." e noi tutti "AAAABETEEEEEEE".
"Con il numero 57, Andrea" "Agnelli".
"Con il numero 65, il mecenate del calcio, er triplettaro, l'acqua santa, Sua Onestà Massimooooooooooo..." "MOOOOORATTIIIIII"
"E infine, il capitano, il Sommo, il Supremo, colui il quale ha voluto a tutti i costi questa serata, colui il quale ci salverà...con il numero 70, Gianniiiiiiii..." "PEEEEEETRUCCIIIIIIII". Standing ovation e scroscio di applausi.
I 4 protagonisti si sono seduti, uno di fronte all'altro, sguardi ammiccanti, vedo non vedo. All in.
"Vi ho qui riuniti, miei cari, per riportare la pace ai nostri giorni, rendendovi perfetti nell'Amore, in unione con il nostro Presidente Federale Giancarlo Abete, il nostro mecenate Massimo e la neo-promessa Andrea".

Sugli spalti il silenzio. Il Presidente Petrucci non ha voluto microfoni, per non alterare l'atmosfera serena alle migliaia di spettatori. Non si sente un'acca.

"Io ho risposto, su delibera federale, come d'accordo con il procuratore Palazzi, all'incontro odierno senza precisare i punti sollevati dalle controparti, perché, dal momento che, anche se tutelati dall'intenzione, il modus operandi che sta dietro ad una scelta di competenza delle istituzioni sportive, ed in particolare calcistiche che io presiedo, come voluto peraltro da altre componenti in Lega con cui mi troverò a discutere entro la fine dell'anno, rimaniamo naturalmente della posizione che tale requisito non sia soddisfatto".

Il robottino di prima esplode, il suo microchip ha flippato, troppi bytes per la risposta di Abete e la ram non ha retto. Sguardi attoniti anche tra gli altri partecipanti al tavolo, tutti si girano a guardare il brigadiere bravo a fare i conti a mano. Ma il carabiniere dice che la questione posta da Abete riguarda la competenza della Federazione relativa alla norma transitoria Noif "partecipare a tavoli di alleanza, pace o amicizia".
Andrea incalza, entra subito da tergo, senza prendersi il rosso, come al solito: "Abete, allora, ma che stai a dì?".
"La competenza, questione sollevata più e più volte, nei limiti delle norme e della giurisdizione che le istituzioni e le procedure che stanno...."
"Ascolta Giancarlo, sarò dell'Inter, sarà che io e te si deve andare a braccetto altrimenti siamo fottuti... sei simpattico, ma ora hai rotto gli ammenicoli!", sbrocca il patron Moratti, interrompendo il comizio del Presidente Federale, che si risiede, come un bimbo sgridato pubblicamente dal padre.
"E dai", rilancia Gianni l'ottimista,"stringiamose la mano, famo pace, volemose bbene".
E Andrea:"No, no, no... aspettate un attimo: ma che strette di mano, prima si devono trovare gli accordi. Abbiamo chiesto 444 milioni di euro di risarcimento. Chi ce li paga? Siamo disposti a trattare".
"Francamente, non ho capito. Sarò di parte, ma Moggi è stato condannato, il rigore su Ronaldo c'era e voi vincevate col doping", pare sicuro di sé, il Massimo nerazzurro che ci sia. E con queste motivazioni parte coi favori del pronostico.
"E allora chiamo il nostro legale, che vi spiegherà tutto!".
Ma qui sbotta Abete: "No, ehi, ma che state a dì? Io avevo già chiamato il mazzo di carte per la briscola, se poi arriva quello come facciamo?"
"La briscola chiamata è un gioco che esiste".
"Ma quale briscola, si sta parlando di accordi, puliti, per evitarvi figuracce ed esborsi economici eccessivi, più di qualche errore c'è stato!"
"Ma quali errori? Gli errori li facevan Moggi e Rodomonti". "Dai, Andrea, scurdammece 'o passato...", "Ma sì, tanto noi non siamo comp..." "Ma non siete cosa?" "Avete uno stuzzicadenti?" "Che caspita... Oh, ma che tavolo è? Io volevo..." "L'erba voglio non cresce neanche nel giardino del re!". "Come sono le regole della briscola chiamata?". "Chiedi a Cellino". "Per la briscola?"

"BASTA! Volevo trovare un accordo o una revisione sportiva di Calciopoli tout-court, un tavolo per discutere di cosa stiamo diventando e di quali gravissimi fatti si sono susseguiti da cinque anni a questa parte, anzi dal 2002". "Veramente è dal 1998 che..."

E via dicendo, in un turbinio di urla, persino spintoni, sedie che volano... un paio di soubrettes che portano il piatto tipico della Federcalcio, che chiamano "anelli pugliesi", accompagnati da un buon bicchiere di vino dei Castelli. E poi giochi di luce, fuochi pirotecnici, cori sugli spalti, musiche di Bobby Solo, calumet tra spettatori e i tre partecipanti rimasti al tavolo.
Quello giovane e spocchioso se n'è andato, sempre più facile scappare che affrontare i problemi.

Ore 23:40. Il tavolo è vuoto, due inservienti ramazzano il manto verde dell'Olimpico di Roma, per togliere tutti i residui dei bagordi di qualche ora prima.
"Ma che caspita ce sta su 'sto tavolo?" "Che?" "A tovaja nun se stacca".
"Ma che è sta robba nera, 'ppiccicosa... pare..."
"Vuoi vedè che questi tre je volevano fà 'o scherzo ar gobbo?
Er tavolo della pece! Questa è bella ahò..."