Il più grande spettacolo dopo Zidane siamo noi /8

tifosiIl romanzo retorico delle nostre vite

Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.

Minchia che nebbia. Una nebbia che apri la porta e pensi di essere su un aeroplano. E ti viene come voglia di buttarti giù. Una nebbia che fumi una sigaretta ed è come sputare nell'oceano. Sì, ci hai messo del tuo, ma non cambia un cazzo. Non serve a niente. C'è una nebbia che vorresti spogliarti nudo per vedere l'effetto che fa. Un nebbione che non finisce mai. Una nebbia che è un maleficio, ci puoi giurare. Una nebbia che puzza marcio di nulla. Una nebbia che la mangi e la scorreggi come un automobile da rottamare. Una nebbia che se pensi alla donna che ami, sei sicuro che state guardando la stessa cosa. E lascia giù il telefonino, questa è una nebbia che interrompe le comunicazioni, che le scherma, se ne fa scherno. Una nebbia che ti immobilizza, una nebbia che dove cazzo vai? Una nebbia che chi cazzo sei? Una nebbia che non la prendi, non la calci, non ci fai un cazzo. Una nebbia del cazzo, fidati.
"Il mondo è una colonia penale", esordisce il Dottore, mentre si lascia la porta alle spalle. "Schopenhauer o Narducci?" gli fa eco El Borchoké, seduto in una complicatissima posizione yogica sullo sgabello più alto del bar non poi così distante da Torino. Il Dottore gli manda un sorriso storto, tipo bella-questa-ma-non-ci-ho-voglia-di-ridere, e distogliendo lo sguardo a esplorare il bar vuoto, gli consiglia scocciato: "Rimettiti le scarpe".
"Neanch'io ci ho voglia di ridere" risponde quell'altro che, schifo fa schifo, ma, appollaiato lassù come un guru indiano, gli legge nel pensiero. Con questo, non ti venga in mente di pensare che sia lui che può risolvere i tuoi problemi, lui che ha le risposte. E' lui, come sempre, che ha bisogno di te: "Dottore, sto male."
"Non sono un dottore", si affretta a precisare il nostro eroe. "Neanch'io sono un borchoké, se è per questo", qualsiasi cosa voglia dire.
Questo non è un bar di tifosi juventini, è un bar di attivisti juventini. E insomma, puoi capirli. La sentenza di Napoli. Una mazzata.

"Ma andassero a fanculo tutti" quel congiuntivo che non indica possibilità. "Io sono uno juventino!" , e non ti fa rispondere, non puoi fermarlo. "Juventino, pensaci bene a come suona, a quant'è bello. Juventino, che parola bellissima. Trovamene un'altra migliore nel vocabolario, dai Doc. Trovamene un'altra che suona così bene, così giovane e così antica. Dai, mettitici e trovamela. Juventino. Così leggera come argentino, mica come quei coglioni dell'Inter, nel senso di argento, e così pesante come Giove, cazzo, che è il più grande dei pianeti, se non mi sbaglio. E posso ben sbagliare, ma allora cambiate nome a 'sti cazzo di pianeti, che Giove, senti il nome, è il più grande per forza. Siamo uomini o juventini? Dimmi tu cosa suona meglio. Juventino, con tutta la figaggine del dittongo più figo del mondo. Ju, o anche iu. Piuma, schiuma, giura. Tutte cose belle. Uo è uovo, cuoio, muoio. Tutta roba da vomito. Anche fossimo dei ladri, che me ne frega. Interisti, sembra una malattia. Romanisti, sembra politica. Milanisti, sembra un lavoro. Io architetto, tu milanista. No, no, non rompete i coglioni, non mi sono sbagliato: juventino e juventino vero, cazzo. Fino alla fine. Fino alla fineeeeeee! Non mollo, cristo, non molloooo!"
"Ma quanto ha bevuto?" chiede premuroso il Dottore al Dante che è di ritorno dagli inferi delle cantine.
"Niente, neanche un bicchiere. Sono tre giorni che non beve. Mangia solo senape. Dal vasetto, come lo yogurt. Me ne ha fatti fuori non so quanti.", è il bollettino di guerra.
"Neanche un wurstel, insieme?"
"Dice che è facile ironia."
"Hai avvisato la famiglia?"
"Come no? Mi hanno detto di chiamare i Carabinieri, nel caso."

"Certo che se vengono a saperlo gli interisti, ci puoi organizzare i tour guidati qui dentro."

"Aspettiamo che si metta a pianger sangue, almeno."
"Lasciamolo sbollire. Vieni a vedere che nebbia."

Un vocione sinusitico di antica nobiltà sabauda lo riscuote dal torpore: "Animo, giovanotto, animo!"
Gli si presenta davanti un signorone in smoking, panciotto e cappello a cilindro.
"E mo chi cazzo è questo: Massimo D'Azeglio?" si gira disperato verso il Danton, temendo finalmente gli effetti allucinogeni della senape.
"Il marchese Sabelli Lugli", l'oste fa le presentazioni "E' un eccentrico..." aggiunge sottovoce.
"Un alcolizzato, vuoi dire.", corregge, senza pudore alcuno. "Sabelli Lugli, vedi di starne fuori!" gli intima col dito, quindi.
Quello comincia a gridare: "Si dia un contegno, giovanotto! Disciplina, perbacco! Si è persa una battaglia ma il buon nome..."
"Senti, Generale Cadorna dei miei coglioni..."
"Non Le permetto! Cosa crede, che io non abbia combattuto in prima linea con eroico slancio?"
El Borchoké sorpreso: "Ma quindi anche tu... Lei... Lei è... juventinovero?"
Tuono.
"Col ventinove scritto a numero, dico?" insiste.
"Beh proprio juventinovero, col numero, no... Diciamo che sono un simpatizzante." fa quello, allungando il braccio per accoglierlo, e intonando una voce melliflua.
El Borchokè, istupidito, scende mansueto dallo sgabellone, e gli offre la spalla.
"Vede, giovanotto, io la penso esattamente come Lei. Anch'io, come Lei, sono convinto che a questo mondo ci siano molte ingiustizie da sanare. E' solo una questione di terminologia che ci divide: Lei dice Farsopoli, io dico Moggiopoli; Lei dice collusi io dico collidenti; Lei dice Juventus io la chiamo Exor; Lei dice Crotone, io..."
"Marchese, ma... vinceremo?"
"Sia sempre rispettoso e fedele."

Lo accompagna alla porta, la apre per lui, lo spinge nella nebbia e lui va giù per centotrenta piani.

1^ Appello
Procura di Napoli - Ju29ro 6-0 (ma c'è il ritorno)
Note: forti dubbi su sei rigori inesistenti e altrettanti goal annullati alla squadra in trasferta.