Scandalo al sole

tarallucci e vinoMa non era mica vero che la giustizia sportiva, in questo caso la gestione sportiva, e la giustizia ordinaria, in questo caso la gestione ordinaria erano due cose differenti ed indipendenti? Probabilmente lo sono, però un giorno sì e l'altro no, dipende forse dal vento, dall'umidità e dalla temperatura. Ci si perde la vista oggi a cercare un articolo su carta o sul web che dica in effetti quello che tutti pensano, perché l'Italia è e deve essere il paese del politically correct.

Siamo tentati anche noi di scrivere di prevenzione, di disastri annunciati evitati, di salvaguardia della popolazione e di non discutere le decisione prese dalle autorità, ma poi ci ricordiamo che siamo in Italia, terra di amministrazioni locali, patria del compromesso, paese dove se non fanno vedere in rete quello che sta realmente accadendo a 500 km di distanza, non te ne accorgi nemmeno, perché sei distratto dai telegiornali o perché si perde tempo a cercare un articolo in terza pagina dell'edizione regionale sul giornale nazionale.
Certo, dovremmo abituarci a pensare come norvegesi, magari belgi o lapponi, che magari sono un po' più organizzati di noi in fatto di prevenzione, finanche svedesi e danesi, ma anche no, visto che, sportivamente parlando, il biscotto di Euro 2004 ancora lo stiamo digerendo, in fondo imparano tutti, perché loro no? E invece siamo italiani, e non facciamo finta di non esserlo, basta girare un po' la rete per capire come funzionano le cose nelle amministrazioni locali no?

In fondo è una questione atavica: Italia terra di conquista fin dai tempi remoti, le decisioni son sempre state prese da altri e, quando le prendiamo noi, lo si fa sempre troppo presto o sempre troppo tardi, altrimenti non si spiegherebbe da una parte tanta efficienza nel convocare 20/25 persone, Bigon incluso, per decidere se la partita andasse rinviata sull'onda emotiva dell'alluvione ligure, e dall'altra invece il ritardo delle istituzioni nel fare un sopralluogo ad un pino secolare traballante, segnalato già dalla cittadinanza, che al primo soffio di vento è precipitato causando il decesso di una persona. Nessun controllo, nessun tecnico, nemmeno un giardiniere comunale che se ne sia preoccupato.
E' forse questa l'emergenza di Napoli? L'abbondanza di pini traballanti nel Comune cittadino e nei comuni limitrofi? Oppure è un problema più grande? E' forse un atto dovuto quello di divulgare lo stato d'emergenza e suggerire ai napoletani di tapparsi in casa e di non uscire causa pioggia? Non vogliamo mica trovarci decine di cause intentate al comune per non aver avvisato la popolazione, no? Poi tanto sappiamo tutti che la spontaneità e quella simpatica strafottenza dei napoletani li porta a far di tutto tranne che ascoltare gli avvisi più o meno credibili delle autorità cittadine. Tanto sono loro che girano per la città sommersi dalla spazzatura, sono loro che hanno chiuso le vie di fuga alle pendici del Vesuvio con le costruzioni abusive, sono loro che vanno in giro in tre sul motorino, che usano le corsie preferenziali, che parcheggiano all'entrata dei pronto soccorso degli ospedali. Così Napoli, e così metà dell'Italia.

In fondo noi ci siamo solo capitati in mezzo, e dovremmo abituarci, come dovrebbero abituarcisi, per tornare a parlare di giustizia e gestione sportiva, Lega e Federazione, nemmeno interpellate, nemmeno avvisate, così come la Juventus. Perché lo abbiamo visto tutti Bigon partecipare alla riunione d'emergenza del sindaco De Magistris con tutto il cucuzzaro. Che ci faceva in Comune Bigon? Le abbiamo sentite tutti le parole di Bigon, riferite anche dal primo cittadino, che parlava di impraticabilità del campo senza nessun problema, quando bastava guardare su Internet i filmati realizzati in tempo reale dai giornalisti presenti per rendersi conto che era un'imprecisione. Perché lo abbiamo sentito tutti chiedere la data del 14 dicembre come la più probabile data indicata per recuperare la partita.
In fondo sarebbe dietrologia pensare che De Laurentiis, dopo quello sfogo, ci abbia pensato lui stesso, magari coaudiuvato da amici comuni, a riposizionare almeno una delle partite più a rischio dopo la sconfitta in terra germanica nel calendario di serie A. E non solo, sarebbe sempre dietrologia pensare che fosse tutto pensato e programmato, considerato che Bigon ha snocciolato, subito dopo la riunione, il 14 dicembre come se sapesse tutto il calendario degli impegni di Napoli e Juventus a memoria. Non ci permetteremmo mai. E figuriamoci, siamo e saremo politically correct.

Non è invece dietrologia quella di De Laurentiis che pensa che il calendario di Serie A, stilato grazie ad una serie di impostazioni e restrizioni impostate in un computer, abbia vomitato un calendario atto ad ostacolare il Napoli Calcio sia in Europa che in Italia? E non è arroganza sfogarsi nel dare a tutti (a tutti chi poi?) delle teste di cazzo e delle merde, per non aver avuto un calendario rispettoso per il Napoli in Europa? Si gioca così da tempo immemore, così hanno sempre fatto Juventus, Milan e tutte le altre squadre italiane che hanno giocato in Europa fino ad oggi. Ai calendari intasati si risponde organizzando la rosa per adempiere a tutti gli impegni in maniera ottimale, non con l'assistenzialismo tecnologico!
Ecco, per la giustizia e la gestione sportiva, far passare questi precedenti è dannoso, in quanto minerebbe la credibilità della stessa. No, non vi stiamo prendendo in giro. E' logica. Per chi crede ancora che esista davvero la giustizia sportiva indipendente da quella ordinaria, si crea un precedente che porterebbe all'ingestibilità del campionato italiano, se il primo prefetto sospendesse le partite al primo accenno di pioggia 10 ore prima della disputa. Oppure anche con i precedenti c'è modo e modo di gestirla all'italiana? Certo che i casi delle radiazioni/non radiazioni di Preziosi e Sabatini, paragonati alla faccenda Moggi-Giraudo-Mazzini, danno da pensare, sono sicuramente dei precedenti, eppure tocca combattere. Anche il modello 45 di boccassiniana memoria rappresenta un precedente, tra l'altro al confine tra giustizia sportiva e giustizia ordinaria, ed infatti è ancora lì, ben protetto e secretato a protezione della verità.

Soluzione in vista non c'è per problemi così grandi come i parcheggi abusivi, le case abusive, circolare senza casco, mettere le cinture di sicurezza, fare la raccolta differenziata: insomma si tratterebbe di far rispettare la legge. E così i piemontesi ieri sera si son tappati in casa attendendo la piena del Po, mentre i napoletani domenica pomeriggio sono andati a gustarsi la granita sul lungomare, alla faccia dell'ordinanza del Comune, tanto loro che ne sanno di come si vive a Napoli, mica abitano alle pendici del Vesuvio, e mica hanno 'a munnezza davanti al portone di casa. Questi pensano di essere napoletani, ma non lo sono per niente, perché si sono fatti sgamare al primo tentativo.