Il più grande spettacolo dopo Zidane siamo noi /1

tifosiIl romanzo erotico della nostra vita

Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.


"Milos Krasic oggi deve sfoderare una prestazione degna di un nipote del glorioso Maresciallo Tito. Da vero Comunista. Faglielo vedere Milos, a questi liberali, come gioca un uomo proveniente dalla gloriosa ed eroica terra di Jugoslavia."
Peppe è sardo, mica solo comunista, e quindi si impunta: lunga vita ai serbi della Juve, che anche Vucinic è serbo, "che il Montenegro è una creatura artificiosa della NATO". E hai voglia a ricordargli Mihajlovic. Sasha, non Draza.
Gli altri, ovviamente, in questo bar poi non così lontano da Torino, sono tutti liberali. Anche il Dottore di Novara, che è quello che quando parla tutti lo ascoltano. Che se devi aver ragione "ma se l'ha detto anche il Dottore!". Che quando ne dici una buona, ti giri a scrutarlo per vedere se anche a lui è piaciuta. Un'autorità, suvvia. Vede Krasic spalmarsi sui tabelloni e dice:
"Tatticamente è il nulla, a volte te lo vedi che gira la testa come per vedere dove si trovano i compagni o come per cercare conferma della posizione da assumere. In realtà non sa proprio dove cazzo mettersi, non legge le azioni della partita e si attiva solo quando gli passano il pallone in un raggio inferiore agli 80 centimetri. Difensivamente è l'inesistenza più completa, non perché non difende, ma perché proprio non sa che cosa significhi stare in una squadra. Vaga per il campo e poi, appena gli arriva un pallone, abbassa la testa e sgroppa con la monofinta verso il fondo, che puntualmente supera (son mica i campi di Holly e Benji...). Pare che alla Juve stiano ingaggiando un paio di omini da mettere nelle curve con grossi cartelli con scritto 'Stop Milos!' da alzare alla bisogna".
E' uno pop il Dottore, niente basette, pizzetto e doppiopetto. Non fa mica il dottore, d'altronde. Con lui c'è sempre il Killer della Lomellina, stessa sapienza, stessa autorità. C'è però che non ti perdona. Se dici una cazzata, il Dottore perdona, il Killer no. Il Killer ti sfinisce per quarti d'ora, per annientarti nella tua ignoranza. E poi, il Killer odia e maledice. La sua Top 3 al momento: Mourinho (immarcescibile), Marotta e Vucinic.
Goal di Vucinic.
Mirkoooo! Van Vucinic! Mi sta sul cazzo.
Amen.
Si accende la discussione tra luoghi comuni immortali sulla regolarità del goal. Palla in movimento? Tre scuole di pensiero: quelli che è buono e basta, quelli che magari non è buono però col Parma, quelli che buono non è buono e io godo di più.
Espulsione di Vucinic. Il Killer "ce l'aveva detto". Partono le sottoscrizioni per lo Juve Club Milovan Djilas. Peppe il Sardo non accusa il colpo: "Ora dentro il cugino di Evo Morales e Chavez, nipote di Castro e Guevara! !Hasta la victoria siempre!" Così ad occhio, è Estigarribia.
Pinone di Calabria è il primo, bisogna sempre trovare un primo per queste cose, che se la prende con l'arbitro: "è una scivolata che in Inghilterra se ne vedono 100 a partita". Solo allora, nel bar poi non così lontano da Torino, anche gli altri hanno il coraggio di aggregarsi, subito aggrediti dagli "Stile Juve", quelli che non è MAI colpa dell'arbitro, questa volta spalleggiati dalla corrente maggioritaria "mi sta sul cazzo Vucinic". Tra questi, il più temibile è lo Schizzato dell'Oltregiogo, uno che in queste situazioni non si tiene: "La seconda è un'ignorantata, che è ammonizione sacrosanta ma posso anche perdonargliela, ma il giallo per le proteste plateali dopo dieci minuti è da multa e calci in culo a raffica, altroché..." E' un fanatico delle multe, uno che dicono giri sui tram per aizzare i controllori. Ma non è mica vero: ancora non è in pensione e nel suo paesino i tram non ci sono.
Fine primo tempo. Parte il gioco della sostituzione. Funziona così: se il Mister opera le tue stesse scelte, è la prova che ne sai a pacchi; se il Mister invece fa diversamente, è lui che non capisce un cazzo. Krasic-Giaccherini la chiamano tutti, poi parte l'appello: Vidal, Quaglia, Elia, Matri. Quanto al sostituito, lo azzecca lo Schizzato che, va detto, con Del Piero non è mai stato tenero:
"Ha buttato nel cesso due chiarissime occasioni da rete per l'egoismo tipico del vecchio con l'arterio che pur di vincere a ramino è disposto a fotterti le carte mentre lasci il tavolo per andare a pisciare."
Già si ragiona sul risultato finale. El Borchoké, che è uno che chiaramente al bar non ci viene solo per vedere la partita, vede i goal del Genoa al Catania, e si sbilancia: "Abbiamo già 12 punti!". Prefiche e cassandre di rimando: "Non la vinceremo mai", la paura irrazionale prende il sopravvento con il Finnico che spara altissimo: "Si scalda Di Vaio. E' persa."
Insulti e bestemmie di ordinanza al goal del Bologna, poi una buona mezz'ora di silenzio fitto e concentrato, mentre la squadra in 10 sovrasta gli avversari.
Alla fine, nel bar poi non così lontano da Torino, ce l'hanno tutti con De Ceglie ("quella faccia da Take That brufoloso"), ma è solo un momento: la lista dei colpevoli, quando si perde o si pareggia, deve arrivare almeno a 11. A ognuno il suo. El Borchoké se la prende con Matri con una serie di invidiosi epiteti omofobi, Pinone di Calabria torna a bomba sull'arbitro, Danilo va dritto su Giaccherini, e poi ce n'è per il Chiello ("ha marcato il capitano del Bologna come manco Luppi e De Marchi sotto metanfetamine"), per Marchisio, pure per Buffon. Crodo, che è un signore distinto, un altro di quelli a cui tutti vorrebbero stare simpatici, ne lamenta la scarsa propensione ad uscire: "Buffon esce solo per sedare risse dall'altro lato del campo." Lo schizzato è la memoria storica: "Non capisce un cazzo, infatti. Seba Rossi faceva la stessa strada, ma per scatenarle."
Alla fine arrivano gli avvocati: giuleemanidagigi, giuleemanidamatri, giuleemanidagiaccherini, e l'arbitro chissenefrega.
Poi a un certo punto qualcuno dice quella cosa che tutti devono ammettere, che ah beh sì sì, che ci mancherebbe, che su questo ecco su questo sono d'accordo. E questa volta quella cosa lì è che la squadra ci ha le palle, che se ce le ha è merito di Conte, che tutto sommato è stato bello vederli così in 10. Beh, poi certo, se avessimo altri giocatori. Ah beh, sì sì. Ci mancherebbe. "Se centriamo un obiettivo serio con questa rosa qua, a Conte dobbiamo fargli un obelisco in cima alla Mole."
Dopo mezz'oretta dalla fine, ci si fa anche le carezze. E finito il turno delle maledizioni, si comincia addirittura a parlar bene di qualcuno.
Pirlo "è prosa e poesia", inizia lo Svizzero. "E' bello rivedere in mezzo al campo un numero 21 che dà del tu al pallone", prosegue Gino l'Incazzoso. Alla fine "Zidane" non lo dice nessuno, che è il secondo comandamento dello Schizzato. Niente paragoni con lui.
L'amico di Massimo, che è quello che ti vuole sempre portare sulla terra, dice che secondo lui Emerson gli era un pelino superiore.
Dolcezze anche per "quel terzinaccio svizzero che corre più di Forrest Gump", l'erede di Salihamidzic, che il suo nome nessuno lo sa pronunciare, nemmeno il Presidente, un attempato brianzolo che millanta improbabili origini teutoniche.
Baci e abbracci durano poco, che quando passano le undici, i rompicoglioni si accendono con le teorie più improbabili. E allora per El Borchoké il goal non è colpa di Chiellini e comincia un pippone in fusignanese sull'ermeneutica del calcio d'angolo, che se dapprima dà il la agli sfottò, finisce col lasciarlo solo in piena notte nel bar poi non così distante da Torino. Stupido, ma felice. Come tutti gli altri, non lo può dire, ma lo sente: "Quest'anno siamo da scudetto".